L’ultimo desiderio

Ciao sono Alessio, faccio l’infermiere presso la clinica de Luca e da quando ho espresso il mio interesse per la primaria Giulia le cose hanno preso una piega strana. Dopo aver sistemato i due manutentori la vita è tornata piuttosto normale, nel reparto in cui mi hanno assegnato però c’è una paziente che ha attirato la mia attenzione: la signora Leopolda. È una donna di 80 anni, lucida di mente ma purtroppo costretta a letto. E’ afflitta da un grave male e ogni giorno per lei potrebbe essere l’ultimo. Ogni volta che mi reco nella sua stanza mi riempie di complimenti e dice che le ricordo un suo amore di gioventù, ovviamente rido e scherzo con lei, ma stavolta le cose prendono una piega differente. Devo occuparmi della sua igiene corporale, quindi dopo averla spogliata completamente inizio a lavarla con delle spugnature. Il suo corpo, ormai sfiorito, fa intuire che in gioventù doveva essere stata una donna attraente. Inoltre il suo viso incorniciato da capelli bianchi molto lunghi e con due occhi marroni e profondi, risulta essere molto affascinante. Mentre procedo al lavaggio la signora si allunga verso la mie parti basse, accarezzandomi con molta sensualità. Rido, dico qualche frase di circostanza e allontano la mano incriminata. Lei però mi guarda con uno sguardo supplichevole.


“Ti prego fammi rivivere quegli anni fantastici…”


Chiudo la porta a chiave, procedo nell’igiene ma la lascio fare. Mi accarezza il pacco con movimenti lenti e circolari, io intanto le lavo il petto e lo asciugo con movimenti simili, sento i capezzoli che si induriscono. Passo allora all’addome e infine all’inguine . Non so come, i miei pantaloni e boxer sono scivolati e  mi sta masturbando. Le inizio a massaggiare il clitoride fino a quando si mettere a gemere, il suo sguardo cambia.


“Ti prego Arnaldo fammi tua!”


Sono completamente in tiro, su di lei, la bacio con passione, stringe forte le mie spalle con le mani nodose. Non lo so, mi sento come ipnotizzato. Sono dentro di lei, faccio piano, ho paura di farle male. Le sue mani scendono, mi stringono il sedere con decisione, come se volessero dettare il ritmo. Aumento, mi perdo nei suoi grandi occhi marroni, le sussurro parole dolci all’orecchio: che ho amato sempre e solo lei, il fatto di aver aspettato da una vita di poterla rivedere. Non so quanto andiamo avanti, così lenti e sensuali, ma un certo punto il suo corpo viene sconquassato da tremiti intensi, mi stringe ancora più’ forte . Veniamo quasi contemporaneamente. Ci guardiamo ancora per qualche secondo. Finisco la cura del corpo e ridiamo come se niente fosse. La saluto con un bacio sulle labbra, quando esco la caposala mi squadra in modo sospetto, ma non dice nulla. Quando rientro dai giorni di riposo i colleghi mi raccontano che la signora Leopolda è passata a miglior vita, ma con una serenità che raramente si vede in queste situazioni.
Da una parte mi sento come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, dall’altra sono orgoglioso di aver dato un po’ di calore a una persona bisognosa.
Finalmente qualche sentimento puro dopo tanti giochi egoisti.



Prossimo episodio
LA CLINICA DELL’AMORE 5.5 : IL PAZIENTE IRREQUIETO

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Scrivo le mie fantasie per sfogarmi ed eccitarvi 😈.

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