Shopping

ll giorno dopo in tarda mattinata, Francesco viene a prendermi in macchina per portarmi al centro commerciale. Ha promesso di comprarmi un iPhone, visto che i suoi “amici” mi hanno rubato il telefono. Gli spiego che finché lui non pagherà il suo debito con Said, lui continuerà a sbattermi dove e quando vorrà, a meno che non impari a prenderglielo tutto in gola senza senza strozzarmi e vomitare.

“Cioè, dopo la mia lezione non hai ancora imparato a ingoiarlo come si deve?”

Sto per ribattere ma lui accosta l’auto. Siamo su una statale, in pieno giorno. Si slaccia i pantaloni, mi prende per i capelli e spinge la mia testa lì sotto. In poco tempo glielo sto succhiando fino alle palle. Con lui mi risulta facile, le sue dimensioni sono umane, in poco tempo mi sento schizzare in gola, è davvero tanta, mi sa che se l’era tenuta dalla settimana scorsa. Ingoio tutto senza replicare. Finalmente lascia la presa, sembra nervoso, leggo nei suoi occhi la preoccupazione.

“Ho capito che Said non ha un cazzo ma una proboscide, ma devi trovare un modo! Io quei soldi non ce li ho! Oppure ti piace farti trattare come una puttana da tutti quelli che passano eh? Bene, ecco quello che ti meriti”.


Scende dall’auto e mi tira fuori a forza, io ovviamente non reagisco perché prevedo che accadrà qualcosa di arrapante: mi lega le braccia con un cavo della batteria al guard rail e mi tira giù i pantaloncini e le mutande, alza pure maglietta e reggiseno, lasciandomi praticamente nuda in balia degli automobilisti di passaggio. Se ne va senza dire nulla. Sono in un mix tra eccitazione, vergogna e paura: le auto mi strombazzano, qualcuno si ferma e mi fotografa o fa apprezzamenti. Pur essendo impanicata per il fatto che possa passare gente che conosco, vorrei solo potermi sditalinare o farmi sfondare da qualcuno. Dopo un tempo che a me sembra un’eternità, vedo la macchina di Francesco affiancarsi nuovamente. Scende, mi slega e mi spoglia completamente, lì sul ciglio della strada.


“Se vuoi venire a fare shopping con me devi vestirti come la troia che sei”.

Mi passa una busta con un outfit da vera zoccolona: mini top senza reggiseno, tanga ultra slim, gonna girofiga, calze a rete autoreggenti, scarpe con il tacco alto e borsettina a tracolla. Eccomi conciata così, nel centro commerciale, sabato, all’ora di pranzo. Ho addosso gli sguardi arrapati di quasi tutta la popolazione maschile del posto. Questa sensazione avrebbe dato fastidio alla maggioranza delle mie amiche, io invece mi immagino come tutti questi potrebbero sbattermi e la loro espressione mentre mi sborrano in faccia. Trasalisco quando stiamo per uscire da Mediaworld con l’iPhone nuovo di zecca, suona l’allarme ma il telefono è stato pagato senza problemi. L’agente di sicurezza, un giovane mediterraneo moro e ben fisicato, mi chiede gentilmente di aprire la borsa e salta fuori un’altro smartphone che io non avevo assolutamente visto. Cerco Francesco con lo sguardo ma vedo che si allontana ridendo. Al ragazzo non resta che portarmi nell’ufficio del suo capo, un signore di mezza età piuttosto sgradevole e fuori forma, con forte accento del sud Italia.
“Signorina la dobbiamo perquisire, ma non avendo agenti donna non la possiamo toccare, quindi dovrà seguire le nostre indicazioni…”

Nel frattempo il suo sottoposto accende una videocamera digitale…
Inizialmente mi fanno semplicemente svuotare il contenuto della borsa sul tavolo, poi però piano piano mi devo sfilare le scarpe, calze, gonna, top. Quando il boss vede che sono senza reggiseno esprime apprezzamento con un fischio.

“Vista la sua disinibizione non credo ci siano problemi a levarsi anche le mutadine per l’ispizzione…”

Ubbidisco ma non finisce così, devo pure piegarmi a 90 e spalancare la patata e il culo, in modo che possano ispezionare i buchi con una torcia e una penna. Io sto sbrodando ovunque e a malapena trattengo le urla di piacere, i due uomini sembrano piuttosto divertiti, mi si avvicinano…

“Il furto di uno smatphone costoso è una cosa piuttosto grave signorina, ma volendo ci possiamo mettere d’accordo”.

Sono già in ginocchio a spompinare e masturbare entrambi, quando il più anziano si siede stravolto e urla qualcosa tipo “Sucaminchia”, quindi mi concentro per bene su di lui con la bocca e poi inizio a cavalcarlo, visto la sua scarsa prestanza fisica e dotazioni. Gode grugnendo come un maiale e viene praticamente subito, mentre l’altro riprende tutto fino alla fine.

“Calogero se vuoi favorire di questa buttana fai pure, lo so che da quando che ti sei trasferito al nord che non vedi la pucchiacca…”

Sembra che aspettasse solo quello: si spoglia rapidamente mostrando il suo bel fisico e mi stacca dal suo collega più anziano. Ancora con la figa gocciolante mi mette a pecora sulla scrivania e inizia a sfondarmi il culo, mi pompa a buon ritmo alzando un piede sul ripiano e sbattendomelo in faccia, io gli succhio le dita avidamente grugnendo come una scrofa.

Quando cerco di toccarmi la patata, mi gira a pancia in sù e cambia buco, stringendomi però il collo. Mi sento totalmente dominata, capisce che la situazione mi piace e ridendo mi schiaffeggia e sputa in faccia più volte. Sento che sta per venire, mi trascina per terra e sborrando fortissimo urla:

“Certo che queste polentone sono proprio puttane”.

Doveva avere davvero tante scopate arretrate, perché vengo inondata di sborra dai capelli all’ombelico. Dopo avermi dato un paio di fazzolettini per pulirmi, mi sbatte fuori da un uscita sul retro, lanciandomi dietro i vestiti senza dirmi altro.
Mentre mi rivesto alla bell’e meglio dietro un cassonetto, sento la risata di Francesco. Sto per saltargli alla gola perché sta volta ha esagerato, quando una sua frase mi blocca…

“Mentre tu ti facevi sbattere dalle guardie giurate in questo posto di merda, io ho trovato la soluzione ai nostri problemi. Presentati a questo indirizzo oggi pomeriggio alle 15:00…”

Prossimo Episodio 6.5
Melissa

Scritto da:

Scrivo le mie fantasie per sfogarmi ed eccitarvi 😈.

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