Il nuovo lavoro di Rebecca – pt2

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Categoria: Etero
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Nei giorni successivi il capo di Rebecca ebbe dubbi e ripensamenti su quello che era accaduto con la sua giovane segretaria: Rebecca d’altronde era ancora una studentessa, loro avevano una differenza di età notevole e quello che avevano fatto andava certamente al di fuori di ogni canone professionale. Era stato inopportuno insomma. Decise quindi di aspettare che il periodo di permanenza di Rebecca in quell’ufficio fosse finito per far finire definitivamente quella storia.

Certo non era facile far finta di niente, provava una certa attrazione per quello splendore di ragazza, ma provò a resistere.

Lei invece era rimasta entusiasta. Ripensava molte volte a quello che era successo con il suo capo, al rischio di essere scoperti e a tutte quelle persone che stravedevano per lei e sulle quali lei aveva un potere; sentiva che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lei e per soddisfare ogni suo eventuale capriccio. Questa cosa iniziava a piacerle molto, ma il suo obiettivo rimaneva quello di esercitare quell’influenza sul suo capo, la persona più importante in quell’ufficio.

Aveva notato, però, un comportamento sempre più schivo e riservato da parte sua, quasi a voler rinnegare, dimenticare quello che era successo tra loro due. Lei però rimaneva determinata in quella che era diventato ormai un suo obiettivo primario: sedurlo.

Per fare ciò aveva iniziato ad adottare dei comportamenti sempre più audaci e, se vogliamo, inopportuni per un ambiente lavorativo. Aveva iniziato a vestirsi in modo più spinto e provocante, cercava di far ingelosire il suo capo con alcuni atteggiamenti nei confronti dei suoi sottoposti, e non perdeva tempo a ricordargli quello che era successo tra i due quel fatidico giorno.

Le sue attenzioni non finivano certo terminato l’orario di lavoro: quando tornava a casa Rebecca inondava la chat del suo capo con messaggini provocatori e foto piuttosto spinte. Aveva poi deciso di postare sul suo instagram, che sapeva essere seguito dall’account del suo capo, foto e video che la ritraevano in costume, esaltando le curve del suo corpo magnifico e facendo andare fuori di testa tutti i suoi followers.

Mancava solo una settimana alla fine del suo periodo lavorativo in quell’ufficio, perciò era arrivato il momento di giocare il tutto per tutto.

Era seduta alla sua postazione di lavoro ed era già da un po’ di tempo che guardava il suo capo, anche lui seduto alla sua scrivania, con sguardo provocante. Si mordeva le labbra carnose, faceva gli occhi dolci, e non la finiva di gettargli certe occhiate che avrebbero fatto sciogliere un iceberg.

Quando ne ebbe abbastanza, dopo aver visto il suo capo che cercava di non incrociare il suo sguardo e fare finta di continuare a lavorare, si alzò e si diresse verso di lui. Quel giorno Rebecca era davvero magnifica: aveva un top nero che faticava a contenere tutto il suo esuberante seno, poi portava una gonnellina succinta e un paio di calze a rete che le conferivano proprio un’aria da dominatrice. Non lo aveva notato solo il suo capo ovviamente, ma anche tutti gli altri colleghi, che si erano fiondati in bagno a masturbarsi su di lei appena erano stati raggiunti da quella visione divina.

Dopo essersi alzata e, provocatoriamente, stiracchiata in modo da far fuoriuscire più lembi del suo seno dal top nero, si diresse verso la sedia del suo capo, per poi sedersi sulle sue gambe.

– Come va oggi boss? Ti vedo un po’ teso – disse iniziando a giocherellare con il colletto della sua camicia.

– Sai, oggi mi sto annoiando a lavorare… –

– Preferirei, come dire, rifare il giochino dell’altra volta… –

Lui intanto continuava a non proferire parola.

– Ti andrebbe se, adesso, iniziassimo a giocare un po’? Ti prego –

Lui divenne tutto rosso, e il suo sguardo cadde sul seno di Rebecca quando lei, continuando a provocarlo, si allungò col busto verso di lui.

– Eddai, lo so che ne hai voglia anche tu… –

Si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò:

– Sai, è da giorni che non vedo l’ora di provare di nuovo la sensazione del tuo seme caldo scendermi in gola, pensavo che potessi… –

Ma d’un tratto una telefonata interruppe i due, lui si affrettò a rispondere, e notò la delusione sul volto di Rebecca quando le disse:

– Scusami, mi vogliono in portineria. –

Allora lei si alzò e lo lasciò andare.

Quella sera lui non poté fare a meno di segarsi ripensando a quella scena idilliaca, intuendo che senza quella telefonata la cosa avrebbe potuto degenerare in qualcosa di molto peggiore.

Il resto della settimana passò senza che succedesse nulla; ovviamente Rebecca ne provava di ogni, ma per un motivo o per l’altro non riusciva mai a concludere, o a spingersi oltre. Questa cosa le dava sui nervi, ma era determinata a non arrendersi fino in fondo.

Venne l’ultimo pomeriggio di lavoro, il suo capo era stato occupato praticamente tutto il pomeriggio in una serie di riunioni, per cui non avevano mai avuto l’occasione di rimanere da soli. Lui ormai pregustava un senso di leggerezza, ed era sollevato per essere praticamente sfuggito dalle grinfie della sua segretaria, ma in tutto questo mancava ancora una mezz’oretta alla fine del turno di lavoro.

Lui rientrò quindi in ufficio e si trovò subito Rebecca di fronte. Lei lo prese per un braccio, lo tirò delicatamente dentro l’ufficio e richiuse la porta alle loro spalle a chiave. Dopodiché, senza che nessuno dei due dicesse nulla, lo sospinse verso la sua sedia e, appena lui si fu seduto, lei per prima parlò:

– Ora non puoi scapparmi boss, stavo aspettando questo momento da una settimana –

– È giusto finire questa esperienza in bellezza no? D’altronde devo ringraziarti, mi hai fatto stare così bene – e mentre lo diceva si sfilò le mutandine da sotto la gonna, delle mutandine di pizzo nere che appoggiò sulla scrivania.

Lui ovviamente trasalì, il tono sensuale, lo sguardo magnetico e i modi decisi con cui Rebecca faceva tutto quanto lo stavano vincendo, sentiva che non poteva più farci niente ormai, che non poteva dirle di no.

– Ora rilassati capo, e lascia fare a me – continuò Rebecca, e si sbottonò la camicia, rivelando le tette, sorrette dal reggiseno.

– Ti piace quello che vedi? – sussurrò lei, palpandosi il seno.

– Non rispondi eh? Beh, lascia che mi spinga un po’ oltre… – e con un gesto rapido portò le mani dietro la schiena, e si slacciò il reggiseno.

Lui si rendeva conto che quello che aveva davanti era uno spettacolo a cui molti sognavano di assistere: Rebecca aveva delle tette perfette, grandi, sode, tondeggianti, i capezzoli turgidi e ben proporzionati, ed erano lì davanti a lui, sollecitate dalle mani di lei, che iniziavano a strizzarle e massaggiarle per far nascere in lui un istinto che non poteva ignorare.

– Rebecca io, io… –

– Ssshhh – lo interruppe subito lei.

– Rilassati, e lascia fare alla tua segretaria, devo darti un bel saluto finale giusto? –

Detto ciò lei si inginocchiò davanti a lui, portò avanti le mani e gli tirò giù la cerniera dei pantaloni. Il membro di lui spingeva contro il tessuto delle mutande, ma venne presto liberato dalle abili mani di Rebecca, che iniziò subito a masturbarlo dolcemente.

– Ah si, era da un sacco di tempo che non vedevo l’ora di riaverlo tra le mie mani sai? –

– Hai proprio un bel pene capo, perché me lo hai tenuto nascosto per così tanto tempo? – lui non riusciva a darsi una risposta, effettivamente lei aveva ragione, come si faceva a rinunciare a una ragazza del genere che agiva in quel modo, ora proprio non se lo spiegava.

Dopo aver giocherellato un po’ con il suo membro, Rebecca avvicinò le labbra e disse:

– Adesso guarda cosa ti fa la tua segretariuccia – e senza esitare ingoiò tutto il suo pene.

Si vedeva proprio che era insaziabile: muoveva la testa, succhiava e usava la lingua senza darsi un attimo di tregua, e facendo nascere in lui una sensazione di impagabile godimento.

Lui allungò la mano e gliela mise dietro la testa e iniziò a partecipare attivamente: si era stufato di starsene immobile e passivo, voleva godersi appieno quel momento.

– Glglglg –

I versi di Rebecca rimbombavano nella stanza.

– Glglghhhh –

Lui ogni tanto la sottoponeva a qualche soffocone. “Lo ha voluto lei d’altronde” pensava mentre le premeva la testa con forza contro il cazzo.

Era indubbiamente uno dei pompini più belli mai ricevuti, e la visione di quelle belle tette, libere di muoversi al ritmo dei movimenti di lei aumentavano ancora di più il piacere che stava provando.

Dopo qualche istante in cui era tornato a sdraiarsi contro lo schienale della sedia, abbandonandosi al piacere e liberando la testa di Rebecca, lei alzò la testa, e smise di succhiare. Le colavano fiotti di saliva dalla bocca, ma era il suo sguardo che più impressionò il suo capo: si capiva che non era sazia, che voleva molto di più.

Si mi se in piedi e disse:

– Sappi che siamo solo all’inizio – e si slacciò la gonnellina, rimanendo solamente con un paio di sandali scoperti col tacco. Lì lui poteva ammirarla in tutta la sua magnificenza: Rebecca aveva un corpo da favola, un seno perfetto, due fianchi prosperosi e proporzionati, che invogliavano proprio all’accoppiamento, due gambe dritte messe ancora più in risalto dai tacchi che portava, e una figa depilata, bagnata per l’eccitazione, che aspettava solo di essere penetrata.

Dopo aver mostrato anche il suo culo nudo fu di nuovo lei a prendere l’iniziativa, allungando prima una gamba e poi l’altra e mettendosi a cavalcioni sulle gambe del suo capo. Lui era rimasto impietrito e ora si trovava Rebecca su di lui, e il suo cazzo che sbatteva contro il suo bacino.

Lei iniziò subito un movimento di bacino ipnotico: la sua figa strusciava contro il cazzo del suo capo che, in massima erezione, sembrava stesse esplodendo dalla voglia. Dopo averlo stuzzicato un po’ Rebecca prese il membro in mano, si alzò e ricadde su di esso, penetrandosi la vagina.

– Aaaahhhh – emise un gemito liberatorio, di soddisfazione per essere finalmente riuscita in quel che aveva sperato per molto tempo: sentire quel pene dentro di sé.

Anche il suo capo sembrava finalmente liberato di un peso enorme, ora c’era solo il piacere, il piacere di scopare una dea come Rebecca, che, dopo un attimo di indecisione, iniziò subito a muovere ritmicamente il bacino, iniziando l’amplesso vero e proprio.

Il corpo di Rebecca si muoveva avanti e indietro, le sue tette, presto palpate dalle mani del suo capo, sobbalzavano ogni qualvolta lei provava un picco di piacere o dolore che le faceva spezzare il ritmo, la sua figa bagnata era finalmente appagata dalla voglia di cazzo, e dalla sua bocca iniziavano ad uscire gridolina di soddisfazione, mentre il suo respiro si faceva pesante.

Il movimento di Rebecca era lento e, seppur molto soddisfacente, dopo qualche minuto lui decise di accelerare.

La fece alzare e lei, intuendo le sue intenzioni e notando che iniziava a partecipare attivamente, gli rivolse un sorriso di assenso.

– Si, scopami capo, fammelo sentire tutto

Lui le prese per il collo, la piegò sulla scrivania e rimase ad ammirare il suo culo. Aveva delle chiappe fantastiche, e un buchino molto invitante, le assestò due schiaffi a cui lei rispose con delle piccole grida:

– AAHH!

– AAHH!

Dopodiché tornò a penetrarla, sentendo tutta la soddisfazione di Rebecca quando le infilò il cazzo nella vagina. Lui riprese subito ad un ritmo alto e Rebecca iniziò ad gemere molto più rumorosamente.

– Aaahhh!

-AAhhhh

– Si si scopamiihhh

Temendo che si sentisse tutto nella stanza affianco, lui prese le mutandine di pizzo che lei aveva lasciato sulla scrivania, le appallottolò e gliele mise in bocca. Rebecca approvò la scelta del suo capo con soddisfazione, e tornò subito ad abbandonarsi all’amplesso, appoggiandosi completamente alla scrivania, tanto che le sue tette furono schiacciate dal peso del suo corpo.

Con Rebecca praticamente imbavagliata lui poté gestire la cosa in modo molto più sicuro: prese un ritmo costante e piuttosto veloce, che faceva godere Rebecca alla follia, tanto che strabuzzava gli occhi ed era completamente presa dal momento.

I due continuarono a scopare in quella posizione per diversi minuti, quando d’un tratto qualcuno bussò alla porta. Istintivamente Rebecca alzò il busto e sentì la presa del suo capo che le prese il collo; le mutandine nere, che teneva ancora in bocca, erano inzuppate di saliva, che le colava sul mento per poi arrivare fino alle tette, il suo capo non le aveva ancora sfilato il cazzo dalla vagina, e lei in quel momento ebbe il terrore che entrasse qualcuno.

Ma per fortuna aveva avuto l’accortezza di chiudere la porta a chiave, per cui chi provò ad entrare non ci riuscì.

– Capo, sono io, l’orario di lavoro è terminato, noi ce ne andiamo

Era uno dei dipendenti che lo avvisava della partenza di tutti quanti, visto che avevano finito di lavorare.

– Io rimango qui ancora un po’, ho delle pratiche da sbrigare – rispose il capo di Rebecca che, pregustando l’imminente partenza di tutti e lo scampato pericolo, sferrò qualche colpo che fece sussultare Rebecca. Non aspettandoselo lei si era ormai rilassata, e quegli affondi la fecero gemere più del previsto:

– Mmmhhhh!

– Ehi capo, tutto bene lì dentro? – chiese ancora la voce.

– Si si, tutto bene, andate pure, ci vediamo la prossima settimana

Ma lui riprese:

– Rebecca è lì con te? Volevo salutarla prima che ci lasciasse

Lui esitò.

– No, è andata via qualche minuto fa, ma forse tornerà a trovarci ha detto

– Ah che peccato! Eh vabbè, appena arrivato a casa le dedicherò una bella sega! Sarà il mio modo per dirle addio anche se lei non lo saprà!

Rebecca, che se ne stava ancora in piedi, con i soli sandali addosso e il pene del suo capo nella vagina, sentendo quelle parole sorrise e strabuzzò gli occhi; non era certo la prima volta che sentiva una cosa del genere, pensò.

– Haha, e va bene, ci vediamo allora, buona serata – disse il suo capo.

Sentirono poi i rumori di tutte le persone che se ne andavano a casa, e, per meglio avere la certezza di essere soli, aspettarono qualche minuto prima di aprire leggermente la porta e sporgersi per avere la conferma: erano soli.

– Cavolo, c’è mancato poco – disse lui. Lei si liberò la bocca e si sedette sulla scrivania.

– Già – gli fece eco Rebecca con uno sguardo ammiccante.

– Allora cosa aspetti a continuare? – gli chiese, aprendo le gambe e rivelando il suo fiore bagnato.

Lui non esitò, e tornò a scoparla con forza.

– Aaaaahhh

-Aaaaahhhhh

– Mmmmm siii

Ora che lei aveva la bocca libera non la smetteva un attimo di gemere, pervasa dal piacere di sentire il cazzo dentro di sé.

Continuarono per molto tempo, cambiando diverse posizioni: lei a gambe aperte sulla scrivania, poi in piedi, poi da dietro contro il muro, poi Rebecca che tornava a fargli un pompino, poi di nuovo a pecora. Sembrava davvero insaziabile, era una pantera instancabile e si godeva ogni momento dell’amplesso.

Lui invece iniziava a tentennare: era un sacco di tempo che continuavano a scopare e quella ragazza, con quel corpo che sembrava fatto apposta per il sesso e quella voglia pazza di essere trapanata, gli fecero capire che sarebbe venuto di lì a poco.

Lei si era rimessa a gambe aperte sulla scrivania, e lui la scopava da davanti e intanto iniziava già a prefigurarsi la sua sborra densa e bianca sul giovane viso di Rebecca; una visione che lo eccitava ancora di più.

Aumentò il ritmo per l’ultima volta, e quando fu sicuro che era al limite disse:

– Rebecca, sto per venire

Fece per estrarre il pene ma lei fu più rapida: strinse le sue gambe attorno al suo bacino, non mollandolo più:

– Capo, voglio che mi vieni dentro

Lui fu terrorizzato, non voleva rischiare di venire nella vagina, ma Rebecca sembrava non voler sentire ragioni.

– No, cosa fai, ferma – provò comunque a dire.

Ma lei gli rivolse uno sguardo malizioso, strinse ancora più forte le gambe e iniziò a muovere velocemente il bacino.

– Sborrami nella figa capo, la voglio sentire tutta dentro di me

Ancora qualche movimento di Rebecca e lui non ne poté più:

– Aaaahhh – emise un orgasmo liberatorio, e venne nella vagina di Rebecca, che sentì caldi fiotti di sperma entrarle in corpo, pervasa dal piacere di essere riempita dal seme del suo capo.

Quando lui ebbe finito lei allentò la presa e lui si liberò, poi Rebecca allungò un braccio e si passò un dito sulla figa da cui fuoriuscivano gocce di sperma. Dopo aver ammirato per un po’ quel liquido biancastro sul suo dito se lo portò alla bocca e lo succhio tutto.

– Buono! – esclamò soddisfatta.

Nella raccolta:

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Scrittore di racconti hot

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