«Non riusciresti mai a scopartelo, Francesca…»

Francesca rimase in piedi, confusa. Com’era potuto accadere? Si lasciò cadere sulla sedia bagnata dei suoi umori, stordita peggio di quanto l’aveva lasciato il ditalino esplosivo di prima.

      Sullo schermo del computer apparve la notifica che era giunta una nuova e-mail. “Link video gara”, recitava il titolo. Francesca lo vide e vi spostò sopra il puntatore del mouse in modo che non venisse riassorbito dalla foto paesaggistica dello sfondo del desktop.

      Rimase un momento così, chiedendosi se aprire o meno la e-mail e visionare il filmato. Non voleva farlo. Non poteva sopportare quella carognetta bionda in situazioni normali, immaginarsi se avrebbe dovuto osservarla mentre prendeva quello stronzo di Michele in bocca e lo faceva venire. Venire due volte, tra l’altro.

      Ma la storia non sarebbe cambiata se non l’avesse visto. Sarebbe stato uno spettacolo disgustoso, le avrebbe fatto male, ma scoprendo come la zoccoletta spompinava, forse lei avrebbe potuto sviluppare una strategia per contrastarla.

      Lo squittio del mouse annunciò il lancio del programma di posta elettronica, poi sullo schermo apparve la e-mail, composta da un paio di frasi generate automaticamente dal cloud di Fausto quando aveva condiviso il video con lei e da un percorso informatico da cliccare. Questo la portò direttamente ad una schermata in cui compariva un messaggio che spiegava che il file non era ancora disponibile, ma che entro una decina di minuti sarebbe stato possibile ammirare l’impagabile spettacolo di Linda che si ingozzava di sborra.

      Francesca fissò per qualche istante la schermata, con solo una barra di caricamento che si riempiva con una lentezza esasperante. Sarebbe stato inutile restare lì, aspettando che il telefonino del ragazzo inviasse tutti i dati nel server.

      La ragazza si prese la testa tra le mani, chiedendosi cosa fare. I suoi sogni di non lavorare nell’azienda di famiglia trovandosi un uomo che l’avrebbe sposata per la sua capacità di fare pompini, una possibile carriera nel mondo del porno, far innamorare di sé il bel Daniele… tutto questo era a rischio perché quella che doveva essere l’ultima delle sfigate sapeva usare la bocca meglio di lei? Com’era possibile, si chiese di nuovo.

      Escluse potesse aver avuto un qualche ruolo Michele. Quello stronzo non aveva mai potuto sopportare Linda, come d’altronde non sembrava poter vedere quasi nessuno, e di certo non l’avrebbe aiutata in nessun modo. In più, avendo lei stessa assistito, dalla platea o letteralmente in prima fila, alla sua amica Pamela e a Luisa, una mora carina di quarta ragioneria, succhiarglielo, non sembrava uno che avesse dei grandi orgasmi, ma qualcosa il cui culmine era una smorfia simile a quella di qualcuno che stesse scoreggiando, e un paio di schizzetti di sborra. La sua amica le aveva confidato che già come la guardava le aveva fatto passare la voglia di spompinarlo, e aveva continuato solo per riuscire a vincere la semifinale.

      Ma Linda, a quanto pareva, era riuscita dove la sua amica, forse non al suo livello ma che con la bocca ci sapeva comunque fare, non era approdata a nulla. Quali segreti aveva mai quella verginella che…

      Francesca si scosse, accorgendosi di essersi sbagliata: Linda non era affatto vergine! Come le ricordò la sua fica con quel fastidio continuo che le irradiava nell’inguine, Mauro le aveva confidato che la nerd in realtà quel venerdì, al suo pari, stava chiavando. E lei avrebbe voluto prenderla per il culo chiedendole chi fosse lo sfigato tanto disperato da volere entrare nel suo letto, quando lei era stata sfondata da Mauro in un lurido vicolo… Di certo, si disse con rammarico, Linda aveva avuto dentro di sé un amante comunque migliore di quello che aveva occupato la sua passera.

      Come aveva detto che si chiamava, il bastardo ritardato, prima di impalarla con quell’avambraccio? Prese il telefonino e controllò nella app che usava per segnarsi gli appunti.

      “Tommaso Varotto”, apparve sullo schermo.

      Dove lo aveva già sentito nomin… Francesca sobbalzò, quando finalmente e a tradimento la sua memoria prese quell’informazione e gettò sulla scrivania della sua coscienza la cartelletta associata a quel nome.

      «Cazzo!» esclamò la ragazza, sentendosi una stupida, «Tommaso!»

      Si chiese come avesse fatto a scordarlo: lei stessa ci aveva provato un paio di anni prima. Lo aveva scoperto ad una festa, quando vi si era presentata con un paio di amiche. Aveva visto questo ragazzo, non particolarmente bello di viso, con le spalle larghe, accompagnato da una ragazza bionda esile, un vero schianto: si era accorta che tutti i ragazzi mangiavano con gli occhi la figliola, ma anche diverse ragazze guardavano con intensità lui; mentre gli ometti si limitavano a darsi di gomito e sulle loro bocche si leggevano ripetutamente termini come “figa” e “me la farei”, quando la stesse andò in bagno, un paio di ragazze si erano avvicinate a Tommaso, parlandogli e proponendogli il proprio numero di telefono, ma lui rifiutava con educata fermezza. Le ragazze se ne andavano con lo sguardo di qualcuno che avesse appena scoperto di avere solo un altro paio di giorni di vita.

      Incuriosita, Francesca aveva chiesto alle sue amiche cosa stesse vedendo. Non le sembrava affatto il tipo con cui perdere il proprio tempo, con quella faccia anonima, anche quando la ragazza bionda, quella fotomodella mancata, era tornata dal bagno e l’aveva baciato con passione, diventando i due l’invidia di buona parte delle persone presenti.

      Gianna, sua cugina con un paio di anni in più di lei e che, assieme ad un paio di amiche, l’aveva aspettata alla festa, l’aveva fissata stupita. Le aveva chiesto se stesse scherzando, se davvero non sapesse chi fosse Tommaso.

      Lei scosse il capo, confusa. Perché avrebbe dovuto saperlo?

      In pochi minuti Gianna la illuminò su vita, morte e soprattutto miracoli del ragazzo, dipingendolo come uno dei migliori amanti nella zona. Qualcosa per la quale una ragazza avrebbe ucciso o quasi. Aveva passato una notte con lui, anni prima, quando erano all’ultimo anno delle superiori, le aveva confidato sua cugina, e ancora piangeva nel suo letto al ricordo di come l’aveva posseduta con vigore e, al contempo, con dolcezza, come le aveva riempito la mente e l’anima prima della sua micia e come le aveva fatto scoprire quanto piacere possa donare una lingua che massaggia il bottoncino.

      «Dobbiamo farcelo» aveva detto Francesca, incuriosita di scoprire come fosse una scopata soddisfacente. I ragazzotti che avevano avuto accesso al suo sesso non erano mai stati particolarmente bravi, e lei non faceva fatica ad immaginare che si potesse avere di meglio, magari da qualcuno con qualche anno di esperienza in più.

      Gianna aveva alzato le spalle. «Impossibile: un tempo sì, aveva frotte di ragazze che si portava a letto, ma ora è diventato fottutamente fedele, e Sara è la sua unica donna. Non riusciresti mai a scopartelo».

      Francesca guardò la ragazza bionda. Sì, era una splendida ragazza, indubbiamente, con indosso un bel vestito nero che valorizzava i fianchi ed il sedere bello sodo. Però di tette ne aveva un po’ poche: ecco trovato il suo punto debole.

      Con un sorriso tornò a voltarsi verso Gianna. Mise le mani sotto i propri seni e li alzò alternativamente nella maglietta straziata dalle loro dimensioni generose. La cugina li guardò con una punta di feroce invidia. Probabilmente si era chiesta dove li avesse nascosti Francesca fino ad un paio di mesi prima, quando ne aveva meno di lei. «Le mie due bambine mi daranno una mano».

      Francesca, nonostante quello che lei stessa credeva, non era stupida. Non si presentò a Tommaso durante la festa, immaginando che non avrebbe avuto nessuna possibilità di approcciarlo con successo. Invece, passò qualche giorno a studiare il suo profilo Facebook, scoprendo come Sara apparisse sempre nelle foto sorridente, soprattutto con gli occhi luminosi. La ragazza la invidiò. Controllò Twitter, scoprendo che non lo usava, e Instagram, giungendo alla conclusione che la lettura, l’escursionismo ed un fine umorismo fossero qualità di Tommaso ben maggiori dell’uso dell’economica fotocamera con cui riempiva il suo album. Gli chiese ed ottenne l’amicizia o lo seguì nei social network, lasciando un paio di cuoricini su qualche post che ritenne potesse farla entrare nelle sue grazie e commentando alcune foto in cui compariva da solo, senza la bionda.

      Fu una delusione quando scoprì che l’unica risposta ai suoi commenti fu quella ad un post sui romanzi di Salgari, in cui sosteneva che il migliore della serie di Sandokan fosse paradossalmente quello in cui il pirata non compariva affatto. Lei aveva chiesto se le consigliava la lettura, e Tommaso aveva raccontato quanto avesse trovato emozionante questa e quella scena, di come, scherzando, i due protagonisti lo avessero talmente appassionato che avrebbe voluto due gemelli per battezzarli Tremal-Naik e Kammamuri, oltre ad un gatto tigrato da chiamare Darma.

      Francesca passò allora all’attacco, cercando di incontrare Tommaso, il quale sembrò apprezzare la mora, quando se la trovò davanti con un volume di romanzi. Lei non amava leggere, ed era dovuta entrare in una libreria e chiedere un consiglio per il compleanno del suo ragazzo immaginario, che aveva gli stessi gusti di Tommaso. La commessa aveva annuito sorridendo, iniziando a estrarre libri da ogni scaffale. Alla fine, quasi disturbata da tutti quei testi, lei aveva scelto una raccolta di romanzi di un autore che non aveva mai sentito nominare: un certo Jack Vance. Una volta a casa, cercò su Wikipedia di cosa trattasse il volume che portava il titolo “Il ciclo di Lyonesse”: qualcosa di relativo a un antico regno o qualcosa del genere, con maghi, creature magiche e cavalieri. La ragazza fissò il corposo volume girandolo tra le mani: una via di mezzo tra “Il trono di spade” ed “Harry Potter”, ma scritto. Non l’avrebbe letto nemmeno se ne fosse andata della sua vita, decise, guardandolo come se avesse avuto tra le mani la carogna di un animale.

      Tommaso, non mancando di lanciare un’occhiata ogni tanto alla deformazione della maglietta della ragazza, passò venti minuti a parlare di libri con lei, annoiandola oltre ogni decenza. Non conosceva un quinto degli autori che il ragazzo citava, e si chiedeva perché quella lingua non si muovesse invece sulla sua passera. Se era davvero così bravo a letto, perché non la rimorchiava, la gettava su un letto e la scopava? Era davvero così fedele a quel palo della scopa biondo? In ogni caso, inventandosi la scusa di avere un appuntamento impellente, si fece dare il suo numero di telefono, promettendogli che avrebbero di nuovo chattato riguardo i libri.

      Ma non furono i libri quelli che, un paio di giorni dopo, comparvero nella chat di WhatsApp, quanto piuttosto la foto del riflesso di Francesca che sollevava sapientemente la maglietta, mostrando il ventre piatto e la sezione centrale delle grosse tette, senza reggiseno. Sul bordo inferiore dell’immagine, la ragazza aveva avuto la malizia di far comparire un lembo di mutandine oltre l’elastico degli short.

      Lui, invece di farle i complimenti o proporle di fare sesso, le aveva fatto notare che doveva aver sbagliato il numero di telefono. Lui era quello noioso dei libri, aveva aggiunto, con la faccina che faceva l’occhiolino.

      Se l’avesse insultata, Francesca si sarebbe infuriata molto meno. Avrebbe scommesso che lo stronzo si era sparato una zangolata sulla sua foto ma deciso a restare con Sara. La ragazza aveva lanciato un grido di rabbia, un vero e proprio ruggito. In breve tempo decise di abbandonare ogni contegno, e inondò ogni possibile via telematica verso Tommaso con sue foto, passando dal topless nella chat Instagram fino al nudo integrale su WhatsApp. Lui la pregava di smettere con quelle foto, che sarebbe stato inutile perché amava solo la sua ragazza. Il problema fu che più Francesca veniva rifiutata, più lei alzava il tiro, al punto da agganciare un paio di mollette al suo telefonino in modo che potesse rimanere sdraiato su un lato con la telecamera in un angolo, in alto, e sullo schermo la registrazione di lei, nuda, appoggiata ad un muro, mentre si masturbava, palpandosi una grossa tetta, ansimando il nome del ragazzo. Si mosse due dita nella passera bagnata con dell’acqua per farla sembrare più eccitata, gli occhi che luccicavano dopo aver sniffato del pepe. Riguardando il video, riconobbe di essere una gran figa, e di aver simulato quello che reputò un ottimo orgasmo, dopo averne guardati un paio in altrettanti porno trovati su Internet. Poco dopo il video compariva nella bacheca Facebook di Tommaso, accompagnato dalla scritta: “Perché non vuoi una figa come me?”

      La ragazza sorrise quando un messaggio nella chat di Tommaso, un’ora dopo, le disse che la voleva tantissimo, che era la donna della sua vita, e che voleva leccargliela fino a consumargliela: non aveva idea di cosa fosse un orgasmo finché non fosse stata posseduta da lui. Rise soddisfatta quando, in fondo al messaggio, la pregava di recarsi subito al parchetto degli olmi, che non vedeva l’ora di baciarla e scoprire quanto fossero morbide quelle tette.

      Lei non si fece pregare e poco meno di venti minuti dopo scendeva dal suo motorino, parcheggiato nei pressi del campo giochi. Raggiunse il luogo pattuito, aspettando impaziente di essere la donna di Tommaso, desiderosa di scoprire come fosse godere veramente. Poi, sì, l’avrebbe condiviso una volta o due con Gianna, anche solo perché andasse a dire quanto era fortunata Francesca ad avere un…

      Dei passi alle sue spalle la fecero voltare, esclamando eccitata: «Tomm…»

      Fu forse lo schiaffo più forte che avesse ricevuto in vita sua, tanto forte da farle compiere involontariamente qualche passo a sinistra per non cadere. Il colpo fu così forte da farle fischiare le orecchie, ma non abbastanza da non sentirsi apostrofare come una “lurida cagna in calore!”

      Dietro alla mano aperta che le aveva quasi strappato un dente, confusa per le lacrime di dolore che le stavano velando gli occhi, compariva una bionda esile che, se il volto non fosse stato stravolto in quello di un demone assassino dalla gelosia e dalla furia, sarebbe stata un vero schianto.

      La colpa, aveva poi compreso, era stata di Francesca: aveva cercato di scoprire tutto su Tommaso ma nulla sulla sua fidanzata, Sara, ignorando quindi che la modella mancata soffriva di una gelosia patologica che a stento riusciva a trattenere. Tommaso aveva tenuto nascosto alla fidanzata il comportamento di Francesca e le foto che gli aveva mandato, ma il video pubblico sulla bacheca del ragazzo era stato impossibile occultarlo. Quando Sara l’aveva scoperto, controllando continuamente che nessuna lurida cagna in calore ci provasse con il suo uomo, aveva acceso il computer di Tommaso, in quel momento al lavoro, e scritto lei il messaggio.

      Ora era davanti a Francesca, pronta a strapparle quelle tette esagerate e, dopo aver fatto lo stesso con gli occhi, infilarle nella cavità oculari vuote, a giudicare da come le mostrava i denti perfetti e bianchi come la neve.  Quella fu forse l’unica volta che Francesca avesse voluto fuggire invece di combattere.

      Ma, per sua fortuna, la bionda si limitò, molto volgarmente, con diversi epiteti poco piacevoli, a consigliare vivamente Francesca a non farsi più vedere nei pressi del suo uomo, o l’avrebbe uccisa. Lei, spaventata come mai, spergiurò che non l’avrebbe più fatto. Sara rispose che le avrebbe creduto, ma che da quel giorno avrebbe controllato Tommaso ogni istante, proteggendolo dalle puttane che volevano portarglielo via.

      Un paio di giorni dopo, Francesca aveva voluto provare a tornare a scuriosare sulla pagina Facebook di Tommaso, ma aveva scoperto di non potervi accedere: comprese che Tommaso, o più probabilmente Sara, l’aveva bannata. In pochi minuti aveva scoperto di essere stata bloccata su qualsiasi social network, la e-mail e il telefono. Ci rimase un po’ male, ma poi pensò che era giovane, e che un vero uomo l’avrebbe comunque trovato. Quel coglione di Tommaso poteva tenersi quella specie di Terminator con i capelli biondi e poche tette, e andarsene all’inferno, dimenticandolo in poco tempo, sostituito da altri ragazzotti e, a scuola, da Linda.

      Ma quel coglione di Tommaso era tornato dall’inferno, e invece di quella furia di Sara sembrava avere con sé quella merda di Linda. Perché quel ragazzo aveva sempre a che fare con le sue disgrazie, dannazione? In effetti, nulla di tutto questo sarebbe successo se, quando si era presentata con la versione deprimente di “Harry Potter”, lui avesse riconosciuto che lei era una bella fica, se la fosse scopata facendole scoprire cosa fosse un vero orgasmo e lasciato quel velociraptor biondo e messo con lei. Tutti sarebbero stati più felici. Forse non avrebbe mai nemmeno insultato quella merdina di Linda, troppo impegnata a raccontare alle sue amiche quanto fosse fortunata, a vantarsi di come godesse in continuazione.

      Provò a tornare sul profilo di Facebook del ragazzo scrivendone nome e cognome nella casella di ricerca. Un paio di secondi dopo lo schermo del computer venne aggiornato, mostrando una lista di ragazzi che rispondevano alla sua richiesta. Aprì i vari profili, ma nessuno di questi era lui: lo ricordava piuttosto bene. No, niente: era ancora bloccata. Fissò lo schermo, grattandosi il mento, poi cliccò sulla barra dei preferiti del browser, accedendo ad un motore di ricerca, e inserì nome, cognome, e Caregan, così da ridurre con la località i risultati.

      Con sua sorpresa, Francesca scoprì che, in effetti, gliene vennero restituiti solo quattro: dal secondo c’erano solo notizie di giornali locali, ma il primo conduceva ad una foto su Facebook. Vi cliccò sopra e scoprì di avere fortuna: Tommaso appariva sorridente in un selfie, con un uomo, accanto ad una moto con il motore in parte smontato e senza una ruota. Si stupì quando notò che il momento in cui la foto era stata pubblicata lei stava scoprendo cosa significasse infilarsi un palo del telefono nella fica: le sembrò strano che il tipo che doveva fottere Linda fosse contemporaneamente nell’appartamento dei genitori di Linda e in un garage a fare manutenzione ad una moto da cross. Si strinse nelle spalle. Evidentemente la nerda era talmente poco eccitante che pure il tipo che, secondo sua cugina l’aveva scopata per quattro ore, dopo venti minuti ne avesse già piene le scatole e preferisse sporcarsi di grasso di motore.

      Ma il tipo accanto le fece scattare una lampadina: al pari di Tommaso lei lo aveva già visto e, fortunatamente, questa volta non aveva bisogno di mezza settimana per riconoscerlo. Era il fratello di un suo compagno, e lo aveva visto solo un paio di mesi prima, quando aveva portato il ragazzino a scuola durante uno sciopero dei mezzi pubblici. Sì: la barba era la stessa, i capelli pure. E il cognome, come appariva sopra la foto, insieme a quello di Tommaso, era lo stesso del suo compagno.

      Francesca si portò una mano alla bocca, pensando, lasciando che quello che riteneva il suo scarso intelletto facesse le sue meraviglie. Un paio di secondi dopo le fornì una soluzione: lei stessa la considerò piuttosto semplice, ma sapeva che non sempre serviva l’equivalente di un piano militare. Sperò che Tommaso continuasse ad essere fedele come un tempo, e che pretendesse lo stesso dalla sua partner.

      Cliccò su Paolo, il nome dell’uomo, portando la ragazza nella pagina principale del profilo, scrollò un paio di schermate con il mouse e trovò la lista amici. Qui, tra i primi, trovò il fratello Egidio. Un paio di click e lo trovò nella chat, dove le rispose dopo qualche secondo.

      Promettendogli una palpata alle sue tette e al suo culo, e no, niente baci, soprattutto con la lingua, chiese al ragazzo di mandare a suo fratello il link che gli spedì. Lui accettò e dopo qualche istante la informò che tutto era a posto. Le chiese, al posto delle palpate, una sua foto in topless. Lei, annoiata, chiuse direttamente la scheda del browser con Facebook e si trovò di nuovo nella schermata dell’upload. La barra di caricamento era completamente piena, il video digerito dal server e disponibile.

      Francesca fissò il rettangolo nero che occupava buona parte dello schermo, con un triangolo bianco al centro puntato verso destra. Deglutì, chiedendosi se vedere o meno la fantomatica esibizione di Linda. Un po’ di timore, dovette ammetterlo a sé stessa, le vagava nell’anima, ed era certa che qualcosa di davvero spiacevole si nascondesse dietro quel triangolo bianco che sembrava invitarla a scoprire se avesse davvero il coraggio che si illudeva di possedere.

      Il dubbio durò tre respiri, poi Francesca si ricordò che lei non scappava mai. Non lo avrebbe fatto davanti ad una merdina come Linda.

      Allo squittio del mouse, il triangolo venne sostituito da un semicerchio che ruotò un paio di volte, poi scomparve insieme al nero del rettangolo, che mostrò la familiare location del luogo in cui lei aveva goduto del cazzo del meraviglioso Daniele. Quattro ragazze di spalle, che riconobbe comunque senza difficoltà, erano inginocchiate davanti ai giudici.

      Francesca sorrise nel vedere tutte iniziare il loro lavoro di bocca, tranne Linda che si guardava attorno, confusa. Si chiese come quella scema potesse essere pericolosa per lei. Michele la redarguì con rabbia.

      La ragazza scosse la testa, incrociando le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale, pronta a godersi lo spettacolo. No, era impossibile quanto le aveva detto Pamela. Linda aveva fatto una figuraccia, e quel video lo avrebbe dimostrato.

      Ma il video non fu della stessa opinione, e lentamente lo dimostrò. Francesca assistette al lavoro di Linda, ma non era lei che guardava, posta di schiena, quanto il volto orribile di Michele, perennemente arrabbiato. O almeno fino a quel momento, perché nel giro di cinque minuti, dopo che due delle ragazze avevano abbandonato con infamia la gara, l’espressione del giudice era mutata, passando dal disgusto allo sbalordimento, al piacere. All’orgasmo, ed un attimo dopo alla rabbia più completa, gettandosi su Adriano.

      Francesca era stupita da quanto stava accadendo sullo schermo: non solo Linda aveva portato quell’orrido ragazzo ad un orgasmo, ma adesso stava mostrando la bocca al capo dei giudici, per poi tornare a tormentare il cazzo di Michele. E man mano che quest’ultimo sentiva aumentare l’eccitazione, lei sentiva freddo, come se le dita scheletriche della sconfitta avessero iniziato ad accarezzarla. Si portò le mani alla bocca, sconvolta. Quando infine Michele venne davvero, e attorno alla telecamera la gente saltava, esaltata, lei lanciò un grido straziante che forse non fu al livello di quello del ragazzo sullo schermo, ma di sicuro maggiore del volume delle battute di Alfonso e Jacinta.

      Quando la madre uscì dalla cucina, spaventata dall’urlo, trovò la splendida figlia in lacrime, singhiozzante, disperata come mai l’aveva vista prima.

Continua…

Nella raccolta:

Una storia di amore, rivalsa e pompini.

Scritto da:

Sedicente autore di racconti erotico, in realtà erotomane con la passione della scrittura creativa. Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, i miei contatti sono: 📧 william.kasanova@hotmail.com 📱 https://t.me/WilliamKasanova

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