Mirella e Pedro

La mattina dopo si svegliarono molto tardi, ma non abbandonarono subito il letto. Del resto, cos’avevano da fare? Solo aspettare la chiamata della compagnia di rent-a-car per sapere quando avrebbero potuto rimettersi in viaggio. Si coccolarono e fecero l’amore per un’oretta almeno, sudando più del normale a causa dell’aria condizionata che, se possibile, faceva i capricci più del solito. Il sole era alto e caldissimo e tutto taceva intorno a loro eccetto l’Oceano, che ruggiva dal pomeriggio precedente. Era domenica e i camion che passavano erano rari. Purtroppo, anche il telefono taceva: dalla compagnia, nessuna notizia. E nessuna risposta: provarono a chiamare più volte standosene ancora a letto, ma gli squilli che lanciavano erano SOS destinati a precipitare nel vuoto. 

Fu Marco a rompere gli indugi. Fece una doccia lunghissima e si incamminò verso il bar in cerca o di Pedro o di Ramon. Non era il bancomat a creargli urgenza: voleva farsi accompagnare alla stazione, dove aveva sede la filiale della loro compagnia o magari anche all’aeroporto di Siviglia. 

Pedro era al suo posto, nel gabbiotto, più sudato del solito.

“No amico, non posso accompagnarti. Sono impegnato qui” e si guardò intorno come se stesse parlando dello stabilimento della SEAT. “Che vuoi fare, mestiere di merda, neanche la domenica puoi prenderti. Ci pensa Ramon”.

Era passato al tu, senza preavviso. Marco sentì improvvisa l’urgenza di andarsene da quel motel.

“Se avete fame, Morena può prepararvi qualcosa. Per il caffè, posso farvelo io. Ma sono le 12.30, ne avete ancora voglia?”.

Marco non gli rispose e si avviò verso il bar, dove Ramon sembrava aspettarlo. Non ci volle molto ad accordarsi “Vada per il passaggio fino alla stazione. Appuntamento tra dieci minuti davanti all’ingresso principale del bar. L’auto ce l’ho lì”. 

  Marco ebbe il tempo di prendere il portafogli in camera, di salutare Mirella e di fumare una sigaretta, quando Ramon si fece vivo. Visto alla luce del sole, poté capire cosa di lui aveva colpito Mirella: sembrava un gitano, nervoso e con tratti virili, quasi da manga. Maschio era maschio e Marco sapeva che la moglie amava gli uomini al limite, dotati di mascolinità selvatica. Quando ci pensava, si chiedeva se non fosse anche lui così o non fosse esattamente il loro opposto.  

Non erano andati via neanche da due minuti che Pedro si era dato già da fare.

Si era procurato nel bar un vassoio e lo aveva riempito con una serie di piattini invitanti, ricolmi di jamon tagliato a pezzetti, queso de cabron, pan y tomate, spicchi di uova soda con la maionese e una tazza gigante di caffè, oltre a una caraffa d’acqua ghiacciata. 

Fu costretto a bussare alla porta con il piede, più volte. Dalla stanza 12 si presero tempo per aprirgli. Mirella era sotto la doccia e andò alla porta con i capelli raccolti in un asciugamano piccolo e mentre ne teneva uno un po’ più grande avviluppato intorno alle vita, a coprirle a malapena i seni e la vagina. Pedro dovette raccogliere tutto il suo sangue freddo per parlarle normalmente. Teneva lo sguardo basso sui piedi nudi della donna. 

“Ho pensato che potesse aver fame. Così ho portato la colazione. Posso?”.

Mirella era sul punto di ridere vedendo la faccia congestionata dell’uomo, ma fu brava a trasformarlo in un sorriso di gratitudine per tutto quel ben di dio. 

“Porto dentro?”.

Lei si succhiò il labbro inferiore prima di rispondere, come spesso le accadeva quando pensava su qualcosa. 

Pedro fremeva.

“Non fare tante storie e fammi entrare, che non te ne faccio pentire”.  La frase uscì dalla sua bocca come un farfuglio di suoni scomposti e sommessi, che non avevano alcun senso in nessuna lingua, ma ciò nonostante il portiere serrò i denti per impedirsi di emettere anche un solo grugnito in più. Temeva che se avesse atteso ancora un po’, non si sarebbe più limitato a pensare rumorosamente.

“No, metti tutto sul tavolino vicino alle sdraio della piscina. Due minuti e ci sono”. Mirella aveva mantenuto il tu del giorno prima, senza pensarci.

Uscì dalla stanza appena un po’ più vestita di quando si stava asciugando dopo la doccia: bikini minimo di colore verde chiaro, che faceva pendant con gli occhi e contrasto con lo smalto dei piedi, fasciati in zoccoletti alti, color smeraldo. Dandosi un’ultima rimirata nello specchio lo aveva orientato meglio verso la luce.

Mentre lentamente lei si avvicinava alla piscina,  Pedro la squadrò orami senza pudore, soffermandosi ovunque e in particolare sulle sue estremità. Non riusciva a nascondersi e non c’era più nulla da nascondere. Quella femmina italiana lo aveva stregato. Si sentiva letteralmente piegato dal suo fascino e dalla sua femminilità prepotente. 

“Si accomodi qui” le disse appena lei fu vicino al tavolino, porgendole la sedia con modi da maggiordomo consumato. 

“Caffè? Ne ho fatto dell’altro. Quello ormai si era raffreddato. Ma ho portato anche nel ghiaccio, nel caso fosse troppo caldo”. 

Mirella consumò la colazione con lentezza. Aveva le gambe accavallate e lasciava dondolare lo zoccolo destro dalla punta del piede. Non era una sua posa abituale, ma fu il suo modo di ringraziare Pedro che non riusciva ad allontanarsi dal tavolino. Stava lì in piedi come un cameriere e non le staccava gli occhi di dosso. 

“Posso fare qualcosa ancora per lei?”.

“Niente di quello che desidererei. Quello che potevi fare lo hai fatto” disse sorniona. 

Pedro colse l’antifona? Si limitò a deglutire e a dire. “Allora vado”. 

“Ma forse sì, una cosa puoi farla: chiama quelli dell’autonoleggio dal tuo telefono fisso e se rispondono passameli. Ho visto che hai un telefono senza fili in guardiola”.

Tanto Marco e Mirella avevano provato invano, quanto Pedro fu fortunato. Gli risposero al primo colpo. Chiese tempo e trotterellò verso Mirella, alla quale passò il telefono. La conversazione fu breve e frustrante per la giovane donna. La sintesi fu: “ci spiace, non ci hanno restituito l’auto che aspettavamo. Forse domani ne avremo una. Intanto veniamo a ritirare quella che avete per ripararla il prima possibile”. 

Mirella stava per sbattere il telefono sull’erba sintetica che contornava la piscina, ma si contenne e lo lanciò a Pedro che lo raccolse al volo.  

“Mi spiace, signora, che non abbia risolto. Ma mi fa anche piacere che restiate” disse il portiere.

“E ti credo, una notte in più che vendi”, disse stizzita. Non ce l’aveva lui, ma con il mondo in quel momento.

“Detto da chiunque altro mi offenderebbe, ma da lei lo accetto”, disse Pedro abbassando di un tono la profondità della voce. 

“Scusami, non volevo”.

“Lei è la padrona, non si preoccupi”.

Mirella lo fissò dritto negli occhi, ferma, senza tradire nessuna emozione e non le ci volle molto per fargli abbassare lo sguardo. 

“Per favore, vai ora. Grazie per la colazione”.

“Dovere, signora Mirella” replicò Pedro con un tono ancora più basso e quasi tremante, sottolineando il “signora”. 

“Grazie, ancora”.

“Saprei come ringraziarla io, invece… Mirella…baciandole i piedi”.

Lo aveva detto per davvero? Sì, lo aveva fatto: il portiere questa volta non era riuscito a controllarsi.

La risata di Mirella esplose nel silenzio del pomeriggio. Piegò la testa all’indietro ad occhi chiusi, che riaprì un secondo dopo per fissare l’uomo.

“Non sei l’unico che ne sarebbe felice”.

“Ma io sono speciale”.

“Me ne ricorderò”. 

  Si pentì per un attimo di avergli risposto in maniera così ambigua. Che cuocesse nel suo brodo di vecchio porco, concluse dopo. Alla fine, era innocuo. Se ce l’aveva con qualcuno quello era Marco: era ormai più di un’ora che era andato via.

Decise di aspettarlo in camera, accoccolata nella penombra, guardando verso le dune.

“Ma che hai fatto, l’hai comprata la banca?”, lo aggredì appena Marco fu entrato un abbondante quarto d’ora dopo.

“Te ne meriteresti due di banche amore mio, ma tuo marito non è riuscito neanche a prelevare”.

“…”.

“Abbiamo provato cinque o sei bancomat e al netto di quelli che non funzionavano, tutti hanno detto la stessa cosa: carta smagnetizzata. Mi toccherà sopportare la guida assurda di quel Ramon più tardi per provare con la tua”.

“Nessuna fretta: l’autonoleggio dice che fino a domani ancora niente auto”.

“Ci hai parlato?”

“Sai che sono una strega… Ma che domande fai? Come farei a saperlo se non ci avessi parlato?”. 

“Eh, brava allora. Alla stazione erano chiusi e l’unico contatto che davano è il numero che già abbiamo”, disse Marco che a stento riusciva a dissimulare l’irritazione per l’aggressività della moglie.

Che lo capì e si raddolcì.

“Vieni qui, amore”. Lui si abbassò a baciarla e lei ricambiò con il suo gesto abituale di arruffargli i folti capelli castani. “Hai mangiato qualcosa? La colazione che mi ha servito Pedro era buonissima: prosciutto, uova, pane…”.

“Ho lo stomaco sconvolto ancora da stanotte. Non so di cosa ho voglia”.

“Io sì, Marco”.

“Di cosa?”.

“Che mi lecchi i piedi”.

Pedro era nella guardiola e forse per lui fu un bene. Vedere la scena che seguì, con Marco sul pavimento dedito alle estremità della moglie che nel frattempo si masturbava, sarebbe stato troppo anche per lui in quel momento. 

Passarono il resto del pomeriggio prima a leggere in camera, poi facendo una corsetta sulla spiaggia e infine con un bagno in piscina durante il quale il portiere non fece che gironzolargli intorno, limitandosi a qualche domanda sporadica e a offrire birre che gli furono rifiutate. Nel motel c’era effettivamente un bel movimento di coppie e Pedro andava e veniva dal gabbiotto, soddisfatto dall’impennata del giro d’affari. Ogni tanto però spariva, tanto che un paio di coppie dovettero suonare il clacson per farsi ricevere. 

Marco e Mirella attribuirono alle bevute in taverna quelle assenze o a urgenze fisiologiche, ma poi lo scorsero uscire da una delle stanze. 

“Certo che è un tipo strano questo”.

“Non sai quanto”, chiosò Mirella guardandosi le dita dei piedi. 

Nella raccolta:

RACCOLTA INESISTENTE: controlla di aver inserito il nome corretto

Scritto da:

Giungo per caso alla scrittura ed è per raccontare le gesta di alcuni miei amici, Mirella, Marco ed Emilio, con i quali, specifico, non intrattengo rapporti di sesso. Per loro ho scritto un romando "Mirella e i suoi uomini" e un racconto lungo, "Un'affollata luna di miele", pubblicato anche su Erhotica. Per saperne di più su di me e su di noi visitate il nostro sito e scriveteci pure. Sul sito troverete altri interessanti contenuti hot

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