“Per i maschi era diventata una specie di pornostar…”

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Categoria: Tradimento
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      Pato, il coniglietto di peluche che, dalla scrivania della cameretta di Linda, aveva osservato sconcertato la sua dolce padroncina venire posseduta da un uomo, avvinghiata a lui mentre la faceva ansimare di piacere e urlare nel parossismo dell’orgasmo, ora era amareggiato. Riflessa nei suoi occhi neri di plastica, spostato sulla mensola insieme ai suoi amici di pezza che erano stati mandati in vacanza in uno scatolone per un pomeriggio, ora Linda bagnava di nuovo il letto, ma non con il liquido che sgorgava dal suo bocciolo di rosa quanto piuttosto con amare lacrime che scivolavano dalle sue gote.

      Il viso, che fino a qualche ora prima era luminoso come una mattinata estiva, quel pomeriggio aveva perso ogni segno di felicità. Sembrava che quelle due settimane di puro piacere e amore non solo non fossero mai esistite, ma fossero state un sogno beffardo che, al risveglio, avesse reso ancora peggiore l’incubo che la ragazza viveva ogni giorno. Il volto di Linda era infossato in un cuscino del letto per soffocare i singhiozzi del suo pianto perché sua madre non sentisse. Non voleva che scoprisse che tutta la sua felicità era esplosa come una bolla di sapone perché aveva notato che anche lei sembrava rallegrarsi nel vedere la figlia, costantemente depressa, aver trovato la gioia.

      Linda, però, era sicura che non avrebbe più potuto provare quanto aveva vissuto nel breve periodo che aveva passato con Tommaso, quel sentirsi profondamente amata sia come persona che come donna, a livello fisico ed emotivo. Se non fosse stato per lui, la ragazza non avrebbe mai nemmeno creduto si potesse davvero sperimentare le emozioni che venivano mostrate nei film, ma, comprese, il rovescio della medaglia era il dolore che la straziava. Le sembrava le avessero strappato l’anima ed il cuore, e che nulla sarebbe più stato come prima.

      E l’ironia, riconosceva in quei momenti in cui il pianto si ritirava appena e le lasciava un briciolo di coscienza mentre la gola doleva e gli occhi le bruciavano, era proprio su quel letto che aveva vissuto il momento migliore della sua esistenza, in cui Tommaso le aveva dimostrato quanto l’amava.

      Ma poi la sua stupida, idiota idea di essere amata anche dai suoi compagni vincendo la gara di pompini… Credeva di essere diventata una donna perché aveva fatto sesso, ma in quell’istante comprese che era solo una ragazzina stupida che aveva avuto la sfacciata fortuna di trovare un ragazzo che la venerasse ed una ninfomane che le insegnasse l’arte del sesso, che aveva osato troppo e aveva perso tutto.

      Ora cosa le restava, si domandò. Non che fosse difficile capirlo, ammise con dolore. Perso il calore che le scaldava il cuore, rimanevano solo i suoi compagni che sembravano, da un giorno all’altro, avere scoperto di adorarla. O, più esattamente, era quello che aveva creduto lunedì pomeriggio, quando aveva dimostrato a tutti la propria bravura nel succhiare i cazzi: il pubblico, composto dai suoi compagni di scuola, era impazzito, urlando il suo nome, abbracciandola, smanioso di apparire con lei nelle loro storie su Instagram. Era stata felicissima, non si era mai sentita così apprezzata in tutta la sua vita, se non da un unico uomo.

      Ma già quella mattina aveva capito che le cose non erano affatto come aveva creduto: i suoi compagni non avevano improvvisamente scoperto che lei era una ragazza intelligente, simpatica e con cui chiacchierare, e magari uscire per bere qualcosa, ma una zoccola che sapeva far provare ad un uomo orgasmi incredibili con la sua bocca. Niente di più. Le ragazze, magari qualcuna, voleva frequentarla per risplendere di riflesso della popolarità di cui Linda aveva iniziato a godere, almeno per il momento, mentre la maggior parte voleva solo carpire i suoi segreti nell’arte del sesso orale così che potessero anche loro sperare di assurgere in una specie di “Olimpo delle pompinare” o, almeno, avere maggiori speranze di tenersi o rimorchiare un ragazzo a cui tenessero particolarmente. E questo senza considerare le tre sue avversarie alla finale della gara, che avrebbero voluto umiliarla o, direttamente, eliminarla fisicamente.

      Per i maschi, invece, era diventata una specie di pornostar e, non ci voleva la scienza infusa per immaginarlo, le pornostar avevano una sola ed unica funzione: essere scopate e dare orgasmi senza rompere troppo i coglioni una volta concluso il loro compito. Ora, molti di loro, che prima nemmeno la consideravano, la vedevano non tanto come una ragazza interessante, con una personalità, sogni e timori, ma una serie di buchi in cui infilare il cazzo, uno dei quali capace di fare delle cose che nessun’altra nei paraggi sembrava essere in grado di emulare.

      Adesso sarebbe stata l’ambito trofeo di qualsiasi maschio che non avesse abbastanza cervello per capire che anche lei desiderava rispetto e, forse, un ragazzo capace di darle piacere. Magari non al livello di Tommaso, perché Linda immaginava, come le aveva confidato più volte Tania, che lui fosse uno dei migliori a letto, ma che non si preoccupasse solo del proprio, di piacere. Che non volesse scoparla sotto un cespuglio in un giardino e poi andarsene…

      Doveva essere lei a fare la prima mossa, comprese. Trovare un ragazzo con cui fidanzarsi, che la proteggesse dagli altri anche solo per il fatto che stessero insieme, che facesse passare la voglia agli altri di avvicinarla e cercare di convincerla di fare sesso con lui. Ma chi?

      Linda si asciugò gli occhi, ormai gonfi, e mi mise seduta sul letto. Tirò su con il naso, poi prese un fazzoletto e se lo soffiò: il rumore che produsse le sembrò una perfetta pernacchia alla sua incapacità di tenere qualcosa di meraviglioso che il destino le aveva donato. Perché era così stupida?

      Chi avrebbe dovuto prendere come nuovo partner? Certo, ora a momenti i suoi compagni facevano la fila per riuscire a portarsela a letto, ma quale sarebbe stato migliore per lei? Uno che avesse un minimo di autorità, che quando parlava gli altri lo ascoltassero e, per quanto controvoglia, facessero quanto detto. Magari anche un po’ bello, e questo non avrebbe guastato, ma non era comunque la cosa essenziale.

      Si lasciò sfuggire un sospiro, che sibilò nel suo naso producendo un rumore fastidioso ed una sensazione simile da una raspa nella gola irritata, al pensiero che le sarebbe piaciuto essere la compagna di Daniele. Il bel Daniele. Aveva un viso gentile e dei modi da uomo che sapeva mettere a loro posto gli altri con un gesto della mano, poi, quella stessa mano, un attimo dopo si posava sul volto di Linda e le trasmetteva tutto il calore umano che necessitava per far sbocciare un sorriso sul suo volto. Sarebbe stata felicissima a stringere tra le braccia in corpo di Daniele, lui che la possedeva sussurrandole parole dolci e scivolava dentro di lei fino a riempirla del suo seme caldo.

      Strinse gli occhi e le labbra, mentre un’ondata di desiderio quasi più doloroso della malinconia che gravava su di lei come un cielo plumbeo si infrangeva contro la sua anima. Sarebbe stato un sostituto passabile di Tommaso? Scosse la testa. Aveva avuto due uomini e una donna in vita sua, e possedeva un’esigua quantità di esperienza con cui poter comprendere il comportamento di un possibile partner, soprattutto a letto.

      In fondo, immaginò che nessun uomo si lamentasse di essere pessimo un amante a letto, anche se poi possedeva le capacità amatorie di un barboncino arrapato che adocchiasse una bella gambe tornita. A parte Tommaso: lui lo aveva fatto, all’inizio, quando Tania ne aveva decantato le qualità di scopatore, per poi dimostrare l’esatto contrario.

      Ma Daniele era circondato dalle donne, e i suoi unici punti di forza erano un bel corpo femminile, come proprio Tommaso le aveva fatto scoprire, e la sua capacità di spompinatrice. Forse non abbastanza per uno come lui che poteva scegliere delle gran belle fighe. Tipo quella stronza di Francesca.

      “Lurida troia!” le aveva gridato in faccia quella mattina, scagliandola contro il muro dei gabinetti. “Non avvicinarti a Daniele” le aveva imposto, pronta a farle del male fisico. Linda non ebbe difficoltà a capire che la mora era innamorata quanto lei, forse ancora di più, del ragazzo. Anzi, pensandoci, durante la sua esibizione alla gara, la domenica precedente, Francesca aveva avuto la fortuna di succhiare proprio l’uccello di Daniele… La bionda non aveva voluto informarsi riguardo a come si era comportata, ma a quanto pareva aveva battuto Alessandra, Michela e Luisa senza troppi problemi. Beh, pensò con una certa invidia, le bocce di Francesca di certo avevano aiutato, anche celate da una maglietta.

      Non aveva dubbi che un uomo non si sarebbe fatto problemi nel farselo succhiare da una donna, bella o brutta, ma sicuramente, se avessero potuto scegliere, riconobbe che avrebbero scelto una come Francesca a lei. Linda, se mai fosse esistito un contatore geiger della bellezza, sapeva che avrebbe fatto ticchettare con violenza l’analizzatore, ma non ebbe fatica ad ammettere che, puntato contro Francesca, la lancetta sarebbe schizzata via perché la figaggine della stronza era, come avrebbe detto il suo professore di fisica, oltre fondo scala.

      No: Daniele non sarebbe stata una scelta intelligente, per lo meno prendendo in considerazione chi gli girava attorno. Certo, lui stesso quella mattina l’aveva fermata per parlarle, e forse proprio questo aveva spinto Francesca a metterle le mani addosso, e ciò le faceva capire che lui avrebbe potuto fare il primo passo per mettersi con lei. Sarebbe bastato spingerlo inconsciamente in quella direzione.

      Linda non aveva bisogno che le si spiegasse come: bastava indurre in Daniele uno stato di gelosia verso di lei. Non era, dopotutto, il modo migliore per farsi desiderare da un uomo? Le sarebbe bastato mettersi con un altro e farlo felice al punto tale da far comprendere al suo vero bersaglio che, se si fosse messo con lei, avrebbe potuto godere degli stessi piaceri.

      Il problema era, quindi, la scelta di un altro ragazzo che facesse sesso con lei, e che poi si vantasse con i suoi amici di quanto stesse bene con Linda. Magari uno che piacesse anche alla ragazza stessa, ovviamente.

      Non le ci volle molto per scegliere quale.

      Linda si alzò dal letto, si avvicinò al tavolo dove, accanto al monitor del computer, teneva sempre una bottiglia di acqua per poter bere senza dover andare in cucina mentre studiava e inghiottì qualche sorso per riuscire a provare a farsi passare il malessere che le stringeva il petto. Il primo sorso parve non riuscisse a passarle per la gola, ma i successivi li sentì scendere senza problemi e rinfrescare il suo stomaco che sembrava in fiamme.

      Si soffiò di nuovo il naso e questa volta il rumore non fu così imbarazzante. Prese il telefonino, lo sbloccò e rimase qualche istante a fissare la rubrica, sentendo il pianto cercare di salirle agli occhi. In cima, nella lista, accanto ad altrettante stelline azzurre, i nomi di Tania e Tommaso. I suoi numeri preferiti per quindici giorni…

      Avrebbe dovuto cancellarli, lo sapeva. Ogni volta che li avrebbe visti si sarebbe sentita male, ne era conscia. L’avrebbe fatto, si ripromise. Sarebbe bastato tenere un dito qualche istante su uno dei due nomi e poi premere “elimina” sul menù ed eventualmente confermare la decisione.

      Linda rimase diversi secondi in quello stato, fissando le scritte delle persone che aveva più amato per due settimane, lasciando che la sua memoria le causasse del dolore fisico mostrandole le immagini, facendole sentire i suoni, ma soprattutto vivere le emozioni che, in compagnia di Tommaso e Tania, aveva adorato vivere, nuda o vestita, intenta a dare piacere o gemendo mentre lo riceveva…

      Poi, con un vero e proprio sforzo, il suo dito si appoggiò sullo schermo. Un attimo dopo lo schermo mostrò una scritta. Linda si chiese per l’ultima volta se dovesse proseguire con la sua intenzione.

      Ma non ci fu il tempo per decidere: una voce uscì dall’altoparlante del telefonino. «Ciao, Linda».

      Lei sospirò, prendendo il coraggio a due mani e si avvicinò il telefono all’orecchio. «Ciao, Alessio» rispose, cercando di imprimere alla propria voce una felicità che non si ricordava nemmeno come fosse fatta. «Ti va di vederci, domani pomeriggio? Vorrei parlarti».

Continua…

Nella raccolta:

Una storia di amore, rivalsa e pompini.

Scritto da:

Sedicente autore di racconti erotico, in realtà erotomane con la passione della scrittura creativa. Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, i miei contatti sono: 📧 william.kasanova@hotmail.com 📱 https://t.me/WilliamKasanova

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