Beccato!

Neanche un giorno di carcere! Neanche uno! Come cazzo era stato possibile con tutte quelle piante in magazzino e una segnalazione già all’attivo?! Fanculo gli avvocati! Fanculo tutto!

Walter era livido. Massimo era stato condannato soltanto ad una multa, qualche mese di arresti domiciliari e poi lavori socialmente utili, in un posto peraltro dove già gli piaceva andare. Fosse stato lui, lo avrebbero tenuto dentro almeno tre anni! Invece quel bastardo era fuori senza quasi colpo ferire.

Mentre rimuginava torvo su queste cose, rannicchiato come Gollum su una sedia della cucina, sentiva già in agguato i primi sintomi dell’astinenza, il panico che montava, la tachicardia, l’iperventilazione. Doveva trovare al più presto un’altra dose.

Purtroppo il lavoro chiamava, quindi indossò un paio di pantaloni sgualciti, una maglietta larga e lisa e delle scarpacce sformate. Uscì comunque di buona lena, cercando di non pensare all’imminente crisi e scese le scale con la solita baldanza, nonostante le borse sotto gli occhi, quando all’improvviso…

Sopra pensiero, non aveva notato Massimo che saliva per le scale per tornare in casa. Altro che arresti domiciliari, quello si stava facendo la bella vita, come se non lo avessero mai beccato. Walter si arrestò di botto e cominciò a sudare freddo, gli occhi a palla fuori dalle orbite e il respiro bloccato in gola. Fissò Massimo, mentre lo incrociava e gli passava accanto, come se si aspettasse un pugno in faccia. Continuava a ripetersi: “Tranquillo Walter, non può saperlo. Non ha nessuna prova, nessuna connessione con te”, ma l’espressione del suo volto già tradiva tutta la sua colpevolezza.
Massimo lo superò e si fermò, puntò lo sguardo su di lui, l’occhio grigio, quello non strabico, si posò sul suo volto, trapassandogli anche l’anima.

“Cazzo, lo sa!” pensò Walter nel panico. Quel pugno in faccia stava per arrivare, se lo sentiva; voleva quasi chiudere gli occhi, come il vigliacco che era. Provò a deglutire, a cambiare espressione, ma non ci riusciva. In una frazione di secondo vide l’espressione di Massimo cambiare totalmente. Non credeva di poter osservare così dettagliatamente le contrazioni dei muscoli del volto di una persona, la transizione dalla concentrazione allo sdegno, il disprezzo, il disgusto, le labbra prima distese in una posizione neutra cadere e arricciarsi, le narici dilatarsi e gli occhi stringersi.

“Che schifo”.

Solo questo, prima che Massimo riprendesse a salire le scale e lasciasse Walter in un bagno di sudore. Solo due parole, sibilate con così tanto odio, che lo fecero sentire sporco dentro. Dall’alto sentì una porta di legno che sbatteva. Si appoggiò con la spalla al muro e finalmente riuscì a deglutire, chiudendo gli occhi. Pestaggio scampato, ma meglio tenere gli occhi aperti si disse.

Col cuore che ancora batteva a mille uscì dall’edificio e si preparò ad un altro tedioso lavoro di potatura.

***

Di ritorno Walter era riuscito a passare dal suo spacciatore di fiducia per farsi dare una dose del suo crack preferito e, salito in casa, si era messo a pulire la sua ampolla, fischiettando allegro. Aveva proprio voglia di farsi, pensando al pompino che il suo nuovo amore gli aveva fatto l’altro giorno. Era stata perfetta, forse meglio di Daryna. Sarà l’amore. O la droga. O il fatto che era senza denti… Via, sciocchezze! Non perdiamoci in queste maldicenze, è chiaro che noi non capiamo un cazzo e lei è una donna meravigliosa! Poco importa se per essere meravigliose agli occhi di Walter sia sufficiente essere antropomorfe.

Tornando al nostro scabroso succo.

Walter si era appena sparato una bella botta di crack e adesso, eccitato, fluttuava nell’etere della sua testa vuota, mentre si posizionava sul giaciglio e si tirava giù degli sciupati pantaloncini della tuta. Cominciò a trastullarsi, con energia, come per tutto quello che faceva e intanto ripensava al fantomatico pompino. Dio quanto era brava! Walter cominciò ad andare su e giù sull’asta, pensando alla lingua di Chantal, che si attorcigliava intorno alla sua cappella, mentre lo succhiava con destrezza, sotto l’effetto di un po’ di sana cocaina. Ricordò quando le aveva scostato i capelli e lei gli aveva sorriso (poco male se lo aveva fatto con sei denti in meno, evidentemente migliora la suzione) e quanto adorava vedere i suoi occhi illuminarsi, quando capiva che lui era vicino all’orgasmo, quando l’interno delle sue cosce cominciava a tremare e lei andava a massaggiargli le palle proprio all’ultimo, come piaceva a lui. Con queste immagini nella mente, Walter aumentò il ritmo, facendo scivolare la pelle avanti e indietro sulla cappella e si mise l’altra mano sui testicoli per emulare il ricordo della sua bella. Ma il ricordo che lo fece precipitare oltre il limite fu l’immagine di Chantal che gli leccava le palle e gli massaggiava le gambe proprio all’inizio della serata. Si venne copiosamente sulla pancia, ansimando e cercando qualcosa per pulirsi, mentre la sua mano pompava ancora il suo cazzo. Trovò un vecchio straccio e se lo passò distrattamente sulla pancia, lanciandolo poi in un dei tanti sudici angoli. Si mise un braccio sulla faccia, ripensando con un sorriso a Chantal e si addormentò placidamente.

***

Dopo un breve pisolino ristoratore, il nostro ragazzone si alzò, si mise dei vestiti decenti e decise di uscire a farsi un giro, per non sprecare tutta la giornata. Si sa, una passeggiata tra un hit e l’altro mantiene in forma. Mentre si avviava verso il noto parco dei tossici, lungo la via piena di giardini rigogliosi, salvo quello dove abitava lui (perché farsi mancare le cadute estetiche, quando la tua vita è già una merda di forma perfetta?!), vide con la coda dell’occhio l’auto di Massimo, parcheggiata in un angolo.

Un’idea malevola si affacciò al suo flaccido lobo frontale. Perché fargliela passare liscia? Dopotutto ormai lui sapeva no?

Di scatto tirò fuori le chiavi di casa dalla tasca e guardatosi furtivamente intorno fece la fiancata al Doblò, lasciando un profondo solco nella carrozzeria. L’anziana dirimpettaia non fece nemmeno in tempo ad affacciarsi, allarmata dal rumore, che Walter si era già dileguato.

Note finali:

Chiedo umilmente perdono per la lunga pausa, ma sono stata superassorbita dal lavoro.

Scritto da:

Il disagio è il mio pastore.

2 commenti

  1. Darkside87mi
    17/07/2023
    17:03

    Il ritorno che tutti aspettavamo 😻

    1. Doriella12
      04/08/2023
      22:08

      Grazie per il supporto caro 😘

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