Fidanzati in casa

12°in

Categoria: Etero
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È ormai un bel po’ che Francesca ed io stiamo insieme. 

Abbiamo festeggiato il nostro secondo anniversario a Parigi qualche mese fa e a Natale ho deciso di presentare Francesca ai miei figli.  

Loro sanno perfettamente della mia situazione affettiva, la hanno approvata ed accettata ma, per un motivo o per l’altro, Francesca al massimo li ha sentiti per telefono, ripromettendosi di conoscerli ed incontrarli di persona quanto prima. 

Il fatto che sia Luca che Sophia si fossero spostati a lavorare all’estero non hanno facilitato la cosa, però questa volta siamo riusciti a combinare.  

Sophia è rientrata per fermarsi almeno sei mesi. Deve sistemare alcune cose con la sua azienda, decidere se accettare o meno una proposta di lavoro in Nuova Zelanda, ma anche sottoporsi ad un intervento di rinoplastica da parte di un collega della madre, la mia ex moglie. Non che abbia un brutto naso, ma un piccolo incidente di lavoro le ha fratturato e deviato leggermente il setto che deve essere ricostruito. Ne approfitterà per rimodellarlo come piace a lei. So che c’è la madre dietro tutto ciò per cui ogni mia recriminazione e protesta è assolutamente vana. 

Ci sarà anche Luca. Il suo contratto con la software house di Boston è terminato ed ha deciso di prendersi tre mesi di vacanza prima di riprendere a lavorare per la nuova compagnia che lo ha assunto al doppio dello stipendio che prendeva prima. Ora guadagnerà quasi quanto me. Sono contento per lui. Essere ben pagati per fare il lavoro che ti piace è una cosa bellissima. 

Vista la situazione, avrei preferito che entrambi i figli se ne andassero a dormire dalla madre, ma il caso ha voluto che Andrea, la sua compagna, abbia deciso di ristrutturare casa proprio prima delle feste, e che quindi sia disponibile solo la vecchia camera di Luca. 
Sophia dovrà venire a dormire da me. 
Non che sia una cosa brutta, ma mi impedirà di avere Francesca a casa. Lei è un po’ restia ad imporre la sua presenza, soprattutto a Sophia. Devo cercare una soluzione alternativa. 

C’è un altro motivo per cui sono contento che i figli siano capitati a Roma assieme.  

Ho deciso di organizzare una festa di fidanzamento a sorpresa per me e Francesca. Ovviamente la sorpresa sarà per lei, visto che ho l’intenzione di chiederle di sposarci. Siamo entrambi divorziati da un po’, i nostri figli sono quasi autonomi (beh non proprio, Serse, il secondo di Francesca non è ancora diciottenne, ma si trova bene a vivere con il padre). 

Direi che sarebbe l’ora di definire una volta per tutte la nostra pratica di vita assieme. 
Ne ho parlato solo con qualche intimo amico (Fabrizio e Laura, ma anche Franco e Livia, e poi Karla, la mia segretaria confidente, ovviamente) ai quali ho chiesto consiglio. 
Sono eccitato e nel contempo atterrito dalla decisione. 
Ho paura di sciupare una relazione bellissima e di perdere la donna che amo più di me stesso, più di ogni cosa al mondo. 
Non è facile guarire dai guasti e dalle ferite di un divorzio come il mio. 
Grazie a Francesca, sono rinato come uomo, come padre, come amante. 
La sua vicinanza mi ha trasformato, ridandomi la gioia di vivere e di godere di cose semplici e insegnandomi ad apprezzare la semplicità e la spontaneità. 

Sono andato a prendere Sophia all’aeroporto. Era parecchio che non ci vedevamo, e mi è corsa incontro saltando dalla gioia. Immagino i pensieri cattivi della gente intorno a me “guarda quel vecchio porco che se la fa con una ragazzina di trent’anni più giovane di lui”.  
Li immagino e sorrido, pensando ad un’ipotetica linguaccia a quella vecchia signora corpulenta con un vestito a fiori ed un cappello in testa, con sei o sette chihuahua urlanti al guinzaglio, che ci sta guardando in tralice. 
Sono talmente contento che alla fine, mentre Sophia mi abbraccia, mi volto e le faccio veramente una pernacchia. 

Andiamo di corsa alla macchina prima che scatti il quarto d’ora fatidico, A Fiumicino sono dei bastardi, o paghi il pizzo o ti fanno girare come una trottola perché per l’appunto la sosta è di soli quindici minuti. 

Prendiamo quindi l’autostrada verso il Raccordo ed iniziamo a parlare. 
Mi racconta della sua azienda, del nuovo management, della nuova organizzazione, dei prodotti interessanti che stanno per uscire, ma anche della possibilità di andare a fare la manager di un gruppo di venditori e dimostratori nella sede dell’azienda in Nuova Zelanda. 

Poi tocca a lei chiedermi come sto, come va il lavoro, il rapporto con sua mamma, ecc.  
“E… con Francesca come va?” mi chiede finalmente. 
“Bene, molto bene. Lo sai, con lei sono rinato. La amo molto. Il mio è un amore maturo, non un’infatuazione giovanile, ed è totalmente corrisposto. Quindi, va meravigliosamente bene, sotto questo punto di vista.” le rispondo. 
“E ?” mi stimola Sophia. Sa che non ho detto tutto. 
“E cosa?” chiedo. Voglio capire cosa intende. 
“Insomma: la ami. Lei ti ama. Sono quasi tre anni che state assieme” 
“No, poco più di due” la interrompo. 
“Vabbè. Hai detto tu che è un amore maturo. Che vuoi fare? Hai intenzione di …” e lascia cadere la domanda topica come un macigno. 
“Di…convivere, intendi?” cerco di sviare il discorso. Non so se sono pronto ad affrontarlo con lei. 
“Papà, lo so che te e Francesca convivete. Sai quante volte ti ho chiamato a casa e mi rispondeva lei? Alla fine abbiamo iniziato a parlare e abbiamo fatto amicizia, in un certo senso. Anche se non la conosco fisicamente ma solo via videochat, sento che è una bellissima persona. E sento che ti ama. E so che le spezzeresti il cuore se la lasciassi” afferma quasi con durezza. 
“Lasciarla io? Ma che dici? Ma se ho intenzione di spo…”. Non termino la frase, ma oramai il dado è tratto. 
“Sposarla? Papà, ma è bellissimo! Sono contenta per te. Devo dirlo a Luca e a mamma, saranno felici” quasi urla dalla gioia. 
“NO!!! A mamma no, per favore. Aspetta un momento, fammi pensare.” 
 “Papà, guarda che mamma lo sa da una vita che esiste Francesca e che vi amate. Gliel’ho raccontato io, Lo sa ed è felice per te. Te lo giuro!” e si porta le mani sul cuore mentre lo dice. 

Le credo. 

“Sophia, si, ho deciso di sposarla. Francesca non lo sa, perché non ne abbiamo mai parlato seriamente. Lei ed io ci siamo fidanzati.” 
“Si lo so… tu ti sei inginocchiato, le ha dato un anello e le hai promesso di amarla e proteggerla, e poi lo hai rifatto davanti alla tomba di suo padre.” 
“E a te chi te le ha dette queste cose, scusa? Come fai a saperle?” 
“Come faccio? Me le ha raccontate Franci. Chi altro sennò?” mi guarda di sottecchi con una faccia da schiaffi come quella della madre a cui somiglia tanto fisicamente. 
“Francesca? Ma allora vi parlate?” 
Ah pa’, è ‘na vita che te lo sto a di’” lo scandisce in romanaccio, così da farmelo capire bene. 

E allora le racconto delle mie preoccupazioni, delle mie sensazioni, dei miei sentimenti. Sembra però che mi conosca come un libro aperto. Sa già tutto. 

“Ma da quanto vi sentite tu e Francesca?” 
“Boh, sarà un annetto, Ma sono solo sei mesi che ci sentiamo sempre. Tra un po’ chiamo più lei che mamma. Ti capisco, lei è veramente una gran donna, capisco come mai ti sei innamorato di lei, capisco perché vuoi sposarla. E so anche quali pensieri ti affliggono. Vuoi che te lo dica?” mi sfida. 
“E sentiamo la signorina #sotuttoio”, la sfrucuglio. 
“Tu hai paura che se Serse si impunta e non vuole venire a vivere con te, dovrai aspettare che compia 18 anni e che vada a vivere con il padre o che accetti di vivere con voi dietro ricatto della madre. Vero?” 
“Ma sai pure i nomi dei figli?” chiedo sorpreso. 
“Dei figli, dei cani, del padre, della mamma, delle sorelle, anzi, con due di loro ci ho già parlato. E ho già conosciuto Claudio, il figlio grande. Siamo andati a prendere una pizza insieme, lui con la sua fidanzata ed io con Luca.” dice. 
“Luca CHI?” le chiedo incredulo. 
“Luca Luca, tuo figlio, Mio fratello. Ti ricordi che hai un figlio maschio?” mi sfotte. 
Sto trasecolando. Non solo conosce Francesca, ma conosce pure i figli, e ha coinvolto pure Luca, suo fratello. 
“Ma chi è stato a coinvolgervi? Francesca? È stata lei?” le chiedo, pensando che ci sia stata una manovra apposta. 
“Ma no! Francesca lo ha scoperto per caso. Un giorno stavamo in video chat ed è passato un ragazzo dietro di lei. Lo ha chiamato e le ha chiesto Claudio mi dai il tuo numero nuovo che lo memorizzo sul telefono prima che esci, amore di mamma?. Io ho segnato il numero, l’ho memorizzato e poi l’ho chiamato, gli ho spiegato il tutto e abbiamo deciso di incontrarci, visto che i nostri genitori non avevano ancora deciso di farlo. Tutto qui. E ti dirò, anche lui non si capacita perché non vi siate sposati. Claudio adora la madre e non vede l’ora che lo facciate.” mi dice. 
“Pensa un po’ che io Claudio l’ho visto una sola volta e l’ho sentito al telefono un paio di volte quando ha risposto lui al posto della madre” le racconto. 
“E mica è colpa nostra se siete imbranati” esclama. 

Provo a raccogliere le idee. 
I nostri figli si conoscono, si sono visti, si sono scambiati le opinioni su di noi e concordano che il matrimonio sia improcrastinabile. 

L’unico dubbio riguarda Serse. Quel ragazzo mi preoccupa. È un visionario come la mamma, sensibile ed intelligentissimo, ma ha dei blocchi pazzeschi. Odia la scuola, pur essendo capace di svettare nelle materie che gli piacciono. Parla un inglese ed uno spagnolo eccellenti, pari ad un madrelingua. Sa suonare batteria e tastiera, disegna meravigliosamente, ma non ha alcuna intenzione di terminare gli studi. Si pone inoltre in maniera polemica nei confronti del padre, reo di averlo semi abbandonato, salvo poi esserne affezionato al punto tale da vivere spesso con lui. 

Ho capito dai racconti di Francesca che pur essendo contento per la madre, non ha preso bene questo rapporto perché sotto sotto lui ha sempre sperato che i suoi genitori tornassero ad essere una famiglia normale, unita. Invece, la separazione un po’ traumatica, l’essere costretto a vivere con i nonni quando la madre doveva andare a lavorare e stava fuori per giorni, lo ha reso dipendente dalla mamma, senza nel contempo essere capace né di troncare né di far evolvere il rapporto con il padre. 

“E Serse?” chiedo a Sophia, visto che sa tutto. 
“Serse è matto.” È tranchant. 
“Claudio lo adora, lo protegge, ma qualche volta hanno bisticciato seriamente a causa del vostro rapporto. Dice che Serse si illudeva che madre e padre sarebbero tornati assieme, e la tua invasione di campo è come se lo avesse spiazzato.” conclude. 

Siamo arrivati a casa, porto su le valige di Sophia e mi butto sul letto a pensare. Chiamo Francesca. 

“Amore, come stai?” le chiedo. 
“Bene bene, un po’ stanca. Sto preparando alcuni bozzetti per il Professore che vuole altre cose per casa sua” mi risponde. La sento stanca anche dalla voce. 
“Sono arrivato a casa. Ho preso Sophia all’aeroporto” le dico. 
“Bravo, salutamela tanto. Anzi. Passamela un momento” mi dice. 
“Perché non mi hai mai detto che vi sentivate?” le chiedo. 
“Me lo hai mai chiesto? No. E poi, sono cose da donne.” chiude il discorso. 

Non ho voglia di discutere. Il pensiero di suo figlio Serse che rischia di mandare tutto a puttane mi opprime. 

“Allora quando vieni qui?” le chiedo. 
“Hai Sophia, devi stare un po’ con lei. Non voglio che tu rinunci a lei per me.” mi risponde. 
“Ma io voglio te, non Sophia, o meglio. Vabbè, mi hai capito. E poi, scusa, non potete stare tutte e due qui? Tu ed io stiamo in camera nostra – e sottolineo nostra – e Sophia sta in cameretta, o in studio. Semplice, no?” 
“Beh, poi vediamo. Amore, me la passi allora?” mi chiede. 
Non capisco, non ci sentiamo da ieri e vuole già sbolognarmi.  

“Sophia, c’è Francesca che vuole parlarti al telefono” la chiamo ad alta voce. 
“Dille che la chiamo subito io sul cellulare come esco dalla doccia” mi risponde 
“Dice che …” 
“…ho sentito. Dille però di chiamarmi sul fisso perché il cellulare è scarico e non carica bene. Tu come stai, amore mio? Mi manchi…” 
Ma come: due minuti fa sembrava che non gliene fregasse niente di me, e ora fa la gattina… Non capisco. Cosa sta succedendo? 

Sono passati un paio di giorni.  

Siamo stati tutti molto presi dalle nostre personali incombenze ed attività. Non è stato facile trovare un momento libero per tutti per consentire a Sophia, Luca e Francesca di fare reciproca conoscenza. 
Si, ho capito che Fra ha già avuto numerose chiamate audio video con i miei figli. 
Giusto l’altro ieri, il giorno dopo aver parlato con Sophia, ho avuto un franco scambio di opinioni, da uomo a uomo, con Luca. 

Mio figlio ed io non abbiamo mai avuto un rapporto empatico come quello che lega Sophia e me. La separazione dalla madre, la perdita del punto di riferimento comune, l’uscita di casa per andare all’estero, sono tutti fattori che ci hanno allontanato ulteriormente, oltre alla vulgata della conflittualità padre-figlio, ovvero del contrasto tra i due maschi alfa. 
Ovviamente, io amo mio figlio così come sono certo che egli ama me. Solo che il rapporto non è così intimo come vorrei. Parliamo poco tra di noi e di noi, preferendo discutere di tecnologia o di lavoro. E naturalmente, lui conclude sempre con un “Papà, sei vecchio!”. 
In occasione della mia decisione di fare outing della mia situazione affettiva, abbiamo discusso un po’. 

“Luca, da uomo a uomo, e non da padre a figlio. Cosa pensi di me, della mia relazione con Francesca, delle nuove situazioni che si verranno a creare… insomma, secondo te, sto facendo una cazzata?” gli chiedo a brutto muso. 
“Papà, ma che cazzo dici? Ma ti sei visto allo specchio? Quanti anni hai, eh? Vuoi che te lo ricordi? Sessantacinque anni, ripeto: SE-SSA-NTA-CIN-QUE!” scandendo in modo scorretto le sillabe ma fedele alla pronuncia romana.  
“E secondo te, un uomo solo, a sessantacinque anni, che deve fa’, eh? Me lo dici?”, un po’ duro, ma con lo sguardo dolce. 
“Ho capito Luca, mi stai dicendo che sto sbagliando, che sto commettendo un errore. Però io amo Francesca!” rispondo con voce rotta dall’emozione. Mi sta salendo un groppo alla gola, sento gli occhi che si stanno inumidendo. 
“Papà! Ma che ti sei rincoglionito? Oh… guardati allo specchio oggi, e guarda le foto di tre anni fa. Guarda! LOOK!” e mi sposta di fronte allo specchio, mentre prende una delle ultime foto che mi ritraggono in barca con i ragazzi, l’anno della mia separazione. 
Sinceramente, io non mi vedo peggiorato o particolarmente invecchiato, tutt’altro. Direi che sembro ringiovanito. Si, forse un po’ di capelli grigi in più, ma non ho più la pancia ed il viso mi sembra molto più rilassato. 
“Ma veramente, Luca, a me sembra di star meglio…” gli dico. 
“Oh, adesso si che inizi a capire.” mi sorride. 
“Papà, tu devi baciare la terra sotto i piedi di Francesca. Tu non hai idea del culo che hai avuto a trovare una come lei. Ti rendi conto? Bella, gentile, espansiva il giusto, profondamente empatica ed altruista. Pensa che io e Claudio l’abbiamo soprannominata la gattara delle anime, perché si fa carico dei problemi degli altri come una… gattara, Diventano tutti problemi suoi.” 
“E poi, quanto pensi di poter stare da solo? Dieci anni? E dopo? Ti rinchiudiamo in un ospizio e ti veniamo a trovare la domenica? È questo che vuoi? Dimmelo!” 
“Ma che sei matto?” gli rispondo. 
“No caro, io non sono matto. Sei tu il matto se non ti sposi Francesca. E guarda che lei non sa niente di quel che abbiamo combinato Claudio, Sophia ed io. Siamo noi che vi vogliamo assieme.” 
“E ti dirò un’altra cosa. Scommetto centomila euro miei contro mille tuoi che a ottant’anni, ancora ti tirerà per lei!” e mi fa un occhiolino mentre mi dà una pacca sulla spalla. 
“Non avevo capito. Credevo che tu fossi contrario” ribatto. 
“Contrario io? Ma quando mai!” ribadisce. 
“Guarda Luca che io volevo parlarti proprio del fatto che vorrei sposare Francesca. Volevo sapere se tu eri d’accordo o no.”, gli dico. 
“Prima di tutto, anzi, in primis, come dici tu, sei tu che ti devi sposare, non io. E quindi decidi tu quel cazzo che ti pare. In secundis, noi figli appoggiamo tutti la tua decisione. Beh, quasi tutti… Ed infine, tertium non datur. Hai solo questa opzione. Poi hai chiuso. Closed, Fermè, Geschlossen. Lo capisci meglio?” 

Capito. Mio figlio è con me. Non solo, ho capito anche che loro si sono mossi in autonomia, senza farci sapere niente. E inizio a considerare che la loro presenza contemporanea non sia casuale ma frutto di un’accorta pianificazione. 

Se Sophia e Luca non conoscono Francesca di persona, altrettanto per me Claudio è solo una voce, simpatica e gentile, ma solo una voce a cui associo il volto di una delle foto che Francesca porta sempre con sé e del carattere che la stessa mi ha dipinto dal suo punto di vista. Un fantastico ragazzo.  
Serse invece rimane un oggetto misterioso, confuso sullo sfondo della scena, ma possibile deus ex machina pronto a modificare le cose se non a stravolgerle. Vedremo. 

Comunque, decido di organizzare una cena qui in casa con i nostri figli. Sarà l’occasione per conoscersi e per chiedere davanti a loro la mano di Francesca. Per farmi aiutare chiedo aiuto a Sophia. 

“Sofi, mi daresti una mano? Vorrei fare una cena in casa questo sabato.” le chiedo. 
“Sabato no, papà. Ci sono dei problemi.”  
“E che problemi ci sono, scusa?” le chiedo. 
“Problemi. La gente non può. Facciamo domenica a pranzo.” mi risponde. 
“Ma la gente chi che non sai nemmeno chi voglio invitare e a che fine???” intervengo un po’ stupito ed un po’ seccato. 
“Uffa! Papà: quand’è che deciderai di lasciarmi fare? Scommetti che so già che devo organizzare un pranzo…” 
“No! Una cena!” 
“Un PRANZO per sei?” ribadisce calcando la voce sul pranzo. 
Mi tacito un attimo, raccolgo i pensieri e mi rendo conto che le cose hanno preso una strada diversa. O meglio, vanno nella giusta direzione ma io non le controllo per niente. 
“Sophia, ascoltami” le dico prendendole le mani tra le mie e guardandola negli occhi. 
“Papà, aspetta. Ti spiego. E’ tutto organizzato da almeno un mese. Noi sappiamo tutto, perché … una persona mi ha raccontato molte cose ed un’altra me ne ha dette altre. In più, una terza fonte affidabilissima conferma quel che le prime due hanno affermato categoricamente.” 
“Le cose vengono bene perché i tuoi tempi e quelli della nostra iniziativa convergono. Però ti devi fidare di noi. Per una volta, ci lasci fare?” mi risponde. 
“Tu devi solo chiamare Fra e invitarla domenica a pranzo. Ah, per inciso, le previsioni danno bel tempo, anche se fresco, per cui possiamo servire l’aperitivo in terrazzo. Al menù ci pensiamo noi. Tu pensa a quel che devi fare tu. Capito? Comprendido? Understood? Compris? Verstanden?” 
“Ora sciò sciò, smamma. Vai a fare quella cosa che devi fare.” 

Sono basito, sorpreso, sollevato. I miei ragazzi, anzi, i nostri ragazzi hanno capito prima loro di noi i nostri sentimenti… 

So cosa devo fare. Devo uscire per ritirare l’anello di fidanzamento ufficiale, quello serio.  Poi devo passare dal fioraio e mandare dei fiori a Francesca con un biglietto di invito per domenica. 

Quindi devo pensare ad un presente ai ragazzi. Per i miei so già cosa fare, è facile. 
A Luca regalerò un orologio dei miei, uno di quelli che ho fatto rimettere a posto per una occasione simile. 
A Sophia, un brillante della nonna, la mia mamma, che avevo deciso di regalare alla mia ex moglie, sua mamma, ma che poi era rimasto in cassetta di sicurezza per anni.  
Ora mi mancano Claudio e Serse. 
A Claudio, tifoso della Magica, avevo pensato ad un abbonamento in tribuna Monte Mario per il resto della stagione, ma so da Francesca che lui va sempre con il padre in Curva Sud e quindi nulla, idea scartata. 

Potrei regalare anche a lui un orologio dei miei, ma sembrerebbe un po’ troppo personale e, soprattutto, non voglio mancare di rispetto né a lui né tantomeno a Luca. E anche l’orologio è cancellato. Devo per forza passare al personale e basarmi su quel che so di lui. 

E’ uno sportivo, lavora come responsabile in una centrale operativa di soccorso auto per conto di molte assicurazioni e cura la valutazione dei danni fisici per selezionare il corretto livello di intervento dei mezzi di soccorso sanitario. E’ fidanzato e sta rimettendo a posto la loro prossima casa con l’aiuto del padre di lei. So che fanno gite in moto, anche piccoli tour. 

Ecco, forse ci sono. C’è un apparecchietto che riunisce in sé le funzioni di centralino entrante per due linee cellulari e che fa da interfono con le cuffiette integrate nei caschi. Ho visto le caratteristiche e, oltre all’interfono, può sostenere due connessioni voce contemporanee facendone anche il join. Una cosa quasi fantascientifica e, secondo me, particolarmente utile. Mi devo sbrigare a farla ordinare da Karla al nostro fornitore di apparati di rete e telefonici, sperando che me la consegni entro venerdì sera. 

Manca Serse. 
Premesso che non so nemmeno se verrà, è la persona più difficile da inquadrare. Avevo pensato qualcosa di tecnologico per la grafica, ma poi ho pensato di fargli un regalo particolare: una piccola collezione di alcuni dei miei vinili scelti tra quelli di musica progressive. 

Per fortuna ho qualche doppione comprato per sbaglio o regalatomi, la maggior parte dei quali sono ancora sigillati. Mi farò aiutare da Luca a sceglierne una dozzina, confidando sul fatto che né a lui né a Sophia la musica non fa alcun effetto o quasi. 

Rimane il regalo più impegnativo: l’anello di fidanzamento per Francesca. 

Le avevo già donato l’anno prima un anello di “quasi” fidanzamento, una vera di brillanti con un piccolo rubino, ma ora devo donarle un vero anello, quello con il brillante serio. 

Per fortuna mi sono mosso per tempo. Ho contattato il mio gioielliere di fiducia, apprezzato artigiano, e gli ho chiesto di restaurare l’anello di fidanzamento di mia mamma, ricevuto assieme alle altre sue cose alla sua morte. La pietra si è sporcata, un po’ opacizzata, ed i castoni sono scuri e graffiati così come parte del giro. Sono andato a portarglielo venti giorni fa in previsione di darlo a Francesca, e lo ho appena ritirato. 
Lo ricordo ancora al dito di mia mamma che lo infilava ogni tanto per ricordare mio padre morto abbastanza giovane. 

Ho deciso di donarlo a Francesca. Ma prima devo avere una sorta di autorizzazione da Sophia. In fin dei conti, se non mi sposassi quell’anello toccherebbe a lei. 
“Sofi, cucciola, ascolta. Ti devo parlare.” le dico in un momento in cui sta chattando con qualcuno al telefono, seduta sul divano con le gambe rannicchiate sotto. 
“Uff… che vuoi?” risponde svogliata. 
“Guarda qui un momento” e le mostro il cofanetto dell’anello. 
“Uh, ma questo è l’anello di nonna, giusto? Quello di fidanzamento!” mi dice. Sa tutto… 
“Si tesoro, è quello, l’ho fatto restaurare dal gioielliere. Ascolta, ho deciso di donarlo a Francesca come anello di fidanzamento. Però vorrei che tu mi autorizzassi a farlo,” 
“E perché, papà? È roba tua, mica mia” risponde con lapalissiana semplicità. 
“Si, ma se non lo regalassi a Francesca sarebbe tuo.” le rispondo. 
“A parte che non lo dai ad un’estranea ma è il tuo anello di fidanzamento con Francesca. E poi, secondo te, Francesca a chi lo darà, un giorno? Al gatto?” 
“No, che c’entra,…”. Non ho risposte, la sua logica è ferrea. 
“Va bene così.” le dico. 
“Eh no, me lo fai vedere un momento? Fammi vedere come è venuto, apre la scatola, prende l’anello e l’indossa. 
“Certo che il nonno aveva un gran buon gusto, Questo anello è un classico, bellissimo, non passerà mai di moda. Ed è pure un bel brillocco…” mentre ammira rigirandolo l’anello infilato al suo anulare sinistro. 
“Chissà quando toccherà a me!” sospira. 

“Ciao Fra, amore mio. Come stai?” 
“Amore, bene. Un po’ stanca. Troppi lavori, lo sai. Devo decidere per il mio benessere di rinunciare a qualcosa. O smetto di fare i mosaici, o smetto con la casa-famiglia. Da quando c’è la nuova cooperativa, i servizi sono peggiorati da morire ed io sto litigando tutti i giorni tutto il giorno perché mancano le cose, perché il vitto fa schifo, perché gli utenti sono sporchi, le stanze puzzano, eccetera.” si sfoga. 
“Ma perché non denunci alla Regione la cosa?” le chiedo. 
“Perché la regione sa benissimo come stanno le cose. La cooperativa l’hanno cambiata loro, l’hanno scelta loro perché risparmiavano. Si, su’ nonno. Fanno un terzo dei servizi rispetto a prima, con qualità infinitamente peggiore, a pochi spicci di meno. E la gente si lamenta con chi? Con me. Ed io mi sono rotta.” sbotta. 
“E allora molla, licenziati. Tanto, di lavoro ne hai talmente tanto con i mosaici che secondo me se ti ci dedicassi a tempo pieno non avresti tempo di fare altro.” 
“Si, ora è così. Ma tra tre anni? O cinque? Io devo pensare anche al mio futuro, a quello dei miei figli. Il loro padre è stato sfortunato, non sta nemmeno molto bene e a loro lascerà solo un locale magazzino fatiscente in un quartiere di merda accanto ai posti dello spaccio quotidiano.” 
“Ho bisogno di lavorare e di versare contributi ancora per sette/otto anni. E se faccio la libera professione, i contributi versati saranno persi se non raggiungo un minimo di 15 anni. È un casino. A meno che non faccia dei versamenti volontari per arrivare al minimo, ma sono talmente tanti soldi che non ne vale la pena. Se gli stessi soldi li mettessi in un fondo pensionistico integrativo, ne ricaverei molto di più di quel che potrebbe darmi l’INPS.” prosegue. 
“Ed in più, come dipendente della casa famiglia ho anche la malattia pagata, le ferie, i permessi, tutte cose che da autonoma non avrei e che dovrei pagarmi da sola” conclude. 

Credo sia la volta che affrontiamo il nostro futuro in modo diretto. Fino ad oggi è come se avessimo giocato. Per una donna sola, con le preoccupazioni dei figli, che dipende solo dal suo stipendio, sono legittime preoccupazioni. 
Io ho la fortuna di avere un lavoro da top manager molto ben retribuito, qualche proprietà, qualche cosetta in un fondo fiduciario intestato ai figli, la prospettiva di una onorevolissima pensione da dirigente con l’assicurazione sanitaria del FASI, un bel gruzzolo da parte. Diciamo che il mio futuro (e quello dei miei figli) dovrebbe essere privo di problemi, sempre che il Karma non decida di comportarsi da puttana. 

E per la prima volta, da quando sono divorziato, penso che potrei cedere metà dei miei averi in cambio della serenità e della gioia di vivere che mi mette Francesca. 
Continuiamo la chiacchierata, parliamo un po’ dei nostri figli e ci diamo la buona notte mandandoci un bel bacio. 

L’indomani, in mezzo alla mattinata, è Francesca che mi chiama. 

“Ciao amore. Sono bellissimi i fiori che mi hai mandato! Ma mi spieghi perché?” mi chiede. 
“Non hai letto il biglietto?” 
“Si, anzi, ti volevo dire due cose. La prima è: perché non me lo hai detto a voce? Cosa c’è sotto? E la seconda è: guarda che domenica ho la casa-famiglia. Ho accettato un cambio turno.” mi dice con voce dispiaciuta. 
Cazzo cazzo cazzo! 
Faccio un cenno a Sophia di avvicinarsi e mi metto il dito sulle labbra intimando il silenzio, e poi metto in viva voce. 
“Nooo Franci, noo… non puoi andare alla casa famiglia domenica!” 
“Paolo, come faccio? Qualcuno ci deve andare” 
“E se ti dessi malata?” le suggerisco. 
“Non è serio”, risponde. 
Sophia ha capito tutto e sento che bisbiglia qualcosa con uno sconosciuto finché non sento “Claudio, dobbiamo trovare una soluzione”. 

Intanto cerco di convincere Francesca che #chissenefrega della coop, visto che sono dei ladroni. 
La sento molto rigida, vorrebbe fregarsene ma il suo senso del dovere glielo impone. 
Parliamo di altre cose, problemi del suo lavoro, finché Sophia arriva trafelata mostrandomi il pollice in su e annuendo al telefono con un sorriso a tutta bocca. 
Il cuore mi si scalda, ma devo fare finta di nulla. Immagino che qualcuno avviserà a breve Francesca del fatto che il suo turno non è più necessario. 
Di fatti, dopo un’oretta mi richiama “Non ci crederai, ma per domenica non c’è problema. Mi ha chiamato una collega che mi ha chiesto di fare un cambio di turno e quindi non è necessario che io vada. Vuol dire che ci vediamo, no?” 
“Certo che sì, e non vedo l’ora. Amore, lo sai che domenica sono dieci giorni che non ci vediamo?” le dico. 
“E lo dici a me? Mi manchi da morire, amore.” 
“Anche tu, Fra. Da morire.” 
“A dopo, baci.” 

Sophia ha fatto la magia assieme a Claudio, hanno organizzato la sostituzione al volo. Claudio, che conosce alcune colleghe della mamma, ne ha chiamata una che si è prestata alla sostituzione visto che per lei è un turno di straordinario festivo in più e quindi, doppia paga. Bene, un problema di meno ed una conferma in più che i nostri ragazzi sono affiatati almeno quanto lo siamo noi. 

Giunge la domenica mattina. 
So per certo che Luca, Sophia, Claudio e la sua fidanzata ieri sono andati a cena fuori assieme per definire orari, dress code, parole d’ordine, eccetera. 
Sophia ha preparato qualcosa per antipasto e primo e fatto portare il secondo ed il contorno dal catering che fornisce anche un cameriere ed una persona di servizio. Visto che si è aggiunta la fidanzata di Claudio, saremo comunque solo in sette, per cui immagino che la logistica sarà molto semplificata.  
Luca si è interessato dei vini e dello spumante, Claudio ha inviato la fidanzata a portare e disporre dei fiori e ad aiutare Sophia. 

Ho dato loro carta bianca. 

Sophia ha preparato per me un completo grigio chiaro, camicia bianca con i polsini, una cravatta blu di Marinella a fantasia polka dot e mocassini Lotus. 

Luca indossa un vestito blu, anche lui con cravatta e camicia celeste. 

Sophia invece porta un pullover lungo a metà coscia indossato con calze coprenti e stivali a tacco alto. È bella quanto sua mamma, se non di più.  

L’appuntamento è alle dodici, 

Alle 11:59 suona la porta. 

Vado ad aprire, seguito dai figli e trovo Francesca, accompagnata da Claudio, Nicoletta la sua fidanzata e da Serse. 

Francesca è elegantissima con un bolero nero con alamari su pantaloni a vita alta a palazzo che ne esaltano la magrezza e le proporzioni. 
Nicoletta indossa un tubino blu corto, anche lei con stivali alti. 
Sia Claudio che Serse sono in giacca e cravatta. 

Ho un momento di panico, ma Francesca mi aiuta a superarlo entrando con decisione, mi abbraccia e mi bacia sulle labbra “Ciao amore! Quanto tempo!” e sorride. 
E poi cedendo il posto ai ragazzi, fa le presentazioni. 

“I miei figli Claudio e Serse, e la fidanzata di Claudio, Nicoletta. E lui è Paolo.” indicandomi ai figli.  

Stretta di mano vigorosa con Claudio, un po’ meno con Serse, abbraccio e bacio a Nicoletta. 

“Francesca, io invece ti presento…” 
“Sophia! Tesoro! Fatti abbracciare! Che piacere conoscerti di persona” e quasi la stritola. 
“Luca: fattelo dire, sei molto più bello dal vivo che in cam.” ed abbraccia anche lui, ricambiata. 

I ragazzi si salutano affettuosamente, considerato che si conoscono già e si sono incontrati al più tardi ieri sera stessa. 
Luca fa gli onori di casa, fa accomodare gli ospiti mentre io e Francesca ci appartiamo un momento in camera nostra. 
“Amore mio!” corro ad abbracciarla e la bacio appassionatamente. Lei risponde al bacio ma dopo un momento si svincola “Dai, ci sono i figli di là!” esclama con una smorfia pudica che mi fa sorridere.  

Le chiedo di Serse. 

“Serse è troppo sensibile. Mi ha detto «Mamma, ho capito che con papà non c’è possibilità di recupero del rapporto, e non è giusto che tu debba essere infelice a causa mia. Se tu stai bene con quello, stacci. Io non te lo impedirò di certo. Però deve essere chiaro che, se andrai a convivere con lui, io resto con papà. Non prenderla come una minaccia. Tu sei e sarai sempre la mia mammina adorata. Vuol dire che qualche volta mi farò una passeggiata da queste parti, se ti va!»” racconta. 
“E con questo, credo che le nostre paure per la risposta di Serse si siano dissolte, no?” mi dice. 
“Mi pare proprio di sì” le dico mentre mi alzo, le prendo la mano e gliela bacio delicatamente sul dorso. 

Sempre per mano, riappariamo in soggiorno. 

“Ecco i piccioncini!” esclama Claudio. 
“Mamma, Paolo, prendete questo bicchiere. Facciamo un brindisi” suggerisce. Porge un calice alla mamma, poi a me, poi a Sophia e a Nicoletta ed infine a Luca e a Serse. 
“Brindo alla felicità di questa meravigliosa coppia. Sono contenta di stare qui con voi e condividere con voi questo momento” leva il calice Sophia, seguita da Luca. “A Francesca, che ha avuto l’enorme merito di aver fatto ringiovanire mio papà!” esclama il mio figliolo. 
“A Paolo, che ha donato tanta gioia a mamma” dice Serse con tono sottile, quasi sottovoce, levando il calice verso di me. 
“A voi tutti. Ai miei figli ed a voi, Claudio e Serse, che avete organizzato tutto questo. Ah! Scusa, anche a te, Nicoletta!” esclamo. 
“E permettetemi di fare un brindisi particolare alla donna che amo, che mi ha ridato la gioia di vivere e che riempie la mia anima con la luce della sua bellezza e della sua bontà.” E mi avvicino a Francesca per darle un bacio sulle labbra. 
Francesca vorrebbe parlare, ma è visibilmente commossa. “Io…io vi ringrazio tutti, ragazzi. Se siamo qui, è per vostro merito. Siete le nostre gioie più grandi. E voglio ringraziare Paolo per avermi donato questo momento magico.” e ricambia il bacio. 
Non avevo pianificato nulla sul momento in cui fare la mia proposta di matrimonio, avevo la scatolina in tasca per ogni evenienza. 
È fatta. Poggio il bicchiere sul tavolo, mi inginocchio ai piedi di Francesca, apro la scatolina con l’anello, glielo porgo e le dico la classica frase; “Francesca, mio dolce amore, mia ragione di vita, mia gioia e dolcezza: vuoi sposarmi?” mentre la guardo negli occhi, lo sguardo velato dalla commozione. 
Francesca prende l’anello mentre annuisce e singhiozzando risponde: “Si Paolo, lo voglio con tutto il cuore, con tutta me stessa!” e si getta verso di me abbracciandomi e baciandomi veramente, davanti a tutti. 
Le infilo l’anello al dito e lo mostro a tutti. 
È un tripudio di auguri, urla di gioia, abbracci e baci tra tutti, con tutti. 
Francesca corre ad abbracciare Sophia e le sussurra “Sarai per me la figlia femmina che ho sempre desiderato e non ho mai avuto! Grazie Sophia!”; passa quindi ad abbracciare Luca, baciandolo affettuosamente sulle guance. 

Faccio lo stesso con Claudio e Serse. Sono un po’ impacciato ed imbarazzato, ma Claudio mi viene in soccorso “Paolo, guarda che devi baciare pure Nicoletta. Mi sa che tra un po’ vi imitiamo!” e via altri abbracci, baci, complimenti. 

La gioia e la felicità rendono calda l’aria, tant’è che propongo di uscire ed accomodarci in balcone. Il sole è caldo, oggi, e di fuori si sta benissimo.  

Approfitto del momento per andare a prendere i pacchetti per i ragazzi. Fortuna che Sophia mi ha aiutato per Nicoletta rimediando tramite la sua amica un foulard di Gucci.  

Esco in balcone con la busta dei regali, mi sembra di essere a Natale. 
“Oggi per me è un giorno speciale. Francesca ed io c’eravamo già promessi l’uno all’altra, lo sapete no?” e li guardo con complicità, aspettando un loro cenno di intesa. “e voglio che questo giorno rimanga nella vostra memoria, sperando che sia associato ad un pensiero felice. E per aiutare a formare questo pensiero, ho dei pensierini per voi.” 

Leggo la loro sorpresa. 

Inizio da Claudio e gli porgo il suo interfono. “So che vai in moto con Nicoletta e che fate talvolta lunghi viaggi. Ho pensato a facilitare la comunicazione con questo interfono, con il quale possiate comunicare, ascoltare musica, ricevere e chiamare… Buone gite!”. Claudio e Nicoletta ringraziano. 
“Nicoletta, questo è per te. Se non dovesse piacerti, prenditela con Sophia!” le dico sorridendo, provocando una smorfia di mia figlia. 
“Alla mia piccola bambina!” e le porgo la scatolina con il brillante della nonna montato su un nuovo castone di oro brunito. Sophia è senza parole, non se lo aspettava. 
“Luca, questo è per te. È stato il primo orologio che mi sono comprato con i primi stipendi” gli spiego. “È un Seiko meccanico degli anni 80, non ha grande valore commerciale ma sai quanto ci sono legato” gli dico. 

“Vero, papà, mi ricordo che lo portavi sempre. Mi ricordo che aveva un cinturino in gomma nera che poi un giorno ti si è rotto e l’orologio è caduto per terra” mi rammenta. Infatti, ricordo di aver sostituito il bracciale in gomma con quello originale in acciaio modello Jubilee. Lo faccio indossare e noto che Luca ha lo stesso mio polso. “Grazie papà, lo sai che ci tenevo tanto?” mi sorride. 

“E ora a te, Serse. Questo è il pensiero a cui ho dedicato più tempo. Io ti conosco solo tramite i racconti di tua mamma, e mi sono fatto l’idea che tu ami le cose belle, anche se semplici. Ed ho pensato di regalarti alcuni dei miei vinili degli anni 70. So che a te piace molto la musica prog; ho pensato allora di regalarti alcuni dischi dei gruppi progressive rock più importanti: Genesis, King Crimson, Led Zeppelin, Pink Floyd, Yes. Ho scelto alcuni degli album a cui tengo di più sperando che ti piacciano” e gli porgo la busta con i dodici LP, molti dei quali ancora sigillati. 
Leggo lo stupore sul suo viso, misto ad un senso di gioia e di timidezza. 
“Grazie mille Paolo. Ma te lo ha detto mamma?” mi chiede. 
“No Serse, mamma mi ha detto solo che ti piace la musica e che suoni batteria e tastiere, ovvero i due strumenti che, assieme al basso ed alla chitarra, sono stati gli elementi costanti delle band” gli spiego. “E quindi, ho pensato che probabilmente avere qualche vinile originale da ascoltare dieci, cento, mille volte per gustare ogni piccolo particolare che sui CD sfugge sempre. O sbaglio?” gli chiedo. 
“No, hai indovinato al 100%. Ma sul serio non ti ha detto nulla mamma?” domanda. 
“Giuro!” gli rispondo, mano sul cuore e dita unite sulla bocca. 

Il pranzo trascorre in allegria e gioia. Non ho esperienze di famiglie allargate, ma ho la sensazione che il Natale sarà ancora più bello, quest’anno. 
I nostri ospiti se ne vanno, Sophia e Luca ci lasciano casa libera. 

“Papà, stasera io dormo da mamma, voglio passare a salutarla, ti dispiace?” mi avvisa. 
“No assolutamente, salutamela” le rispondo. 
“Franci, credo che da domani sera avremo un sacco di cose da raccontarci, giusto? Ci mettiamo sul lettone con le patatine ed i popcorn, in pigiama, e ci raccontiamo” le dice mentre abbraccia la mia fidanzata. 
“E tuo papà, scusa?” 
“Papà? Lo mandiamo a vedere la televisione, così si addormenta sul divano e non rompe” dice sorridendo. 
“Ma stasera lo coccolo io…” e le fa l’occhiolino. 
“Scappo!!!” strilla ridendo. 

Francesca mi abbraccia e mi conduce in camera da letto non appena la porta di casa si chiude. 

“Stasera ti devi impegnare: devi recuperare dieci giorni” mi dice distendendosi nuda sul letto. 
“Tutti stasera?” le chiedo con fare interrogativo e preoccupato. 
“Tutti. Datti da fare! Ricordati: stanotte mi devi far godere dieci volte: muoviti!” 

Che bel programma! 

Scritto da:

Mi piace raccontare di me e delle mie storie, anche del lato erotico che le ha pervase. Ma racconto anche della mia vita, dei miei amori, delle mie passioni, dei miei dolori.

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