Alice nel paese della Dominazione: seconda parte

Tornò il giorno dopo, vestita con pantaloni e camicetta, preparata di tutto punto per andare da qualche parte. Bussò, e quando le aprii entrò con fare timido. Mi salutò con un “buongiorno” che avrebbe potuto essere quello di una suora, tanto era casto.

“Bene Alice” le dissi. “Vediamo i compiti per oggi e poi ti organizzo meglio il tuo rapporto con me.” Allungai la mano, senza dirle niente, e lei dopo un secondo capì, iniziando a frugare nella borsa. Senza una parola prese il pennarello e lo posò sul mio palmo. Lo presi e lo annusai, sapeva di sapone. “Lo hai lavato?” chiesi in tono duro. “Sì, signore. Ho pensato che…” la interruppi subito. “Non devi pensare. Non devi fare cose che non ti ho detto di fare. Spogliati, SUBITO”. Lei sembrò spaventata, e tentò di dire “ma…”. Bastò il mio sguardo. Abbassò il suo, e cominciò a spogliarsi.

Via le scarpe, poi via la camicetta. Sotto aveva un reggiseno color carne non molto sexy. Poi giù i pantaloni, fino alle caviglie da dove alzando prima una gamba e poi l’altra li fece uscire. Strano che una che fino a ieri era molto piccante ora fosse così casta nell’abbigliamento, probabilmente il fatto di essere diventata la mia aspirante schiavetta la stava inibendo in qualche modo. Si fermò, pensando che mi bastasse. Cominciai a tamburellare con la punta del piede, mostrando impazienza. Lei capì, e si tolse prima il reggiseno e poi gli slip, rimanendo nuda.

Le porsi il pennarello, e con tono neutro le dissi solo una parola: “Mettilo”. Lei lo prese e senza sapere come lubrificarlo se lo appoggiò sul bocciolo anale, cercando di premere per farlo entrare facendo qualche smorfia di dolore. “Non riuscirai così, troietta. Toglilo, succhialo e bagnalo di saliva, e poi rimettilo”. Lei lo tirò via, non era all’interno ma soltanto appoggiato, ma l’idea di succhiarlo vidi che non le piaceva considerando che stava tentando di infilarselo nel culo. La sferzai di nuovo con un singolo comando verbale. “MUOVITI!”. Istantaneamente lo mise in bocca, ci girò la lingua intorno e lo tirò fuori gocciolante di saliva. L’espressione diceva che era incredula di averlo fatto, ma lo aveva fatto. Se lo infilò nello sfintere, stavolta senza grossi problemi.

“Bene Alice. Cominciamo con qualche domanda. Hai sex toys? Ti chiederei del sesso anale, ma dal buchetto capisco che non lo pratichi. Forse ti sei masturbata analmente qualche volta, ma non di più”. Le rispose che non aveva sex toys e che non era andata oltre mettere la punta di un dito come esperimento. Il pennarello che le avevo imposto il giorno precedente per oltre mezz’ora era la sua prima esperienza, che le era piaciuta abbastanza ma le aveva lasciato una strana sensazione al culo, come se continuamente stesse stringendo per trattenersi dall’andare di corpo.

Di nuovo le girai intorno, mentre lei nuda teneva con la mano destra il pennarello nel suo sfintere. Presi la sua mano sinistra e gliela portai sul sesso. “Masturbati lentamente mentre parli”. Volevo che si abituasse ad essere un oggetto di piacere. Raccolsi il suo abbigliamento intimo, entrambi i pezzi sotto e sopra, e li appallottolai. “Questa roba deve sparire dal tuo guardaroba. Non indosserai più niente sotto gli abiti. Ti voglio sempre nuda e pronta ai desideri del tuo padrone.” Lei lentamente annui. Vidi le sue guance farsi rosa acceso, forse per la vergogna, forse per la masturbazione che potevo vedere a occhio nudo che stava gradendo. Vedevo umori brillare sulle labbra della vagina come minuscoli diamanti, e vedevo le sue due dita che passando all’interno del solco si affacciavano umide quando venivano avanti. “Quando a casa sei sola starai nuda per me. Ci sentiremo al telefono e per Whatsapp, e ti dirò anche cosa voglio vedere alla finestra.

Lei annuì, senza parlare e ansimando leggermente per il piacere che le dita le provocavano, e dal rossore del viso capii che essere guardata era parte del godimento che stava provando. “ordineremo un Lovense Lush 3, in modo che io possa controllarlo e farti vibrare a mio piacere a distanza dal mio telefono. Sai cosa è?” – Lei negò con il capo, sempre ansimando ma mantenendo il ritmo lento delle dita che le avevo imposto. “Un sex toy, una sorta di uovo appuntito con una antenna che sbuca fuori. Lo infilerai nella tua vagina quanto te lo ordinerò, e a distanza io potrò attivare e controllare la vibrazione per intensità e frequenza, a mio piacere.” – Lei annuì di nuovo con un lieve sorriso, ci stava prendendo gusto malgrado che il viso fosse ancora rosso per l’imbarazzo. I suoi capezzoli, ormai eccitati e duri svettavano sulle morbide collinette dei seni e senza parlare ne presi uno tra pollice e indice, stringendolo e torcendolo quel tanto che bastava a causare insieme eccitazione ed un po’ di dolore. Mentre lei godeva e soffriva, andai avanti. “Ti ordinerò anche un set di plug anali, per addestrare il tuo culetto” e nel dirlo feci passare il braccio dietro la sua schiena e presi il pennarello tra le dita, muovendolo un po’. “Senti come sembra che tocchi e non possa andare più a fondo?” – Lei disse di si, sentendo il corpo estraneo di plastica premere contro le pareti. “Se sposto la punta che esce verso la tua figa la parte dentro ruota mettendosi quasi parallela alla schiena, e la via si libera. Senti?” Eseguii facendo entrare il pennarello fino al tappo. Lei ebbe quasi un singhiozzo, il suo respiro accelerò sensibilmente e con voce rotta mi disse “Per favore, posso godere? Sto impazzendo” – Io risposi “Devi chiederlo chiamandomi Padrone, e dopo potrai godere”. Lei deglutì e riprovò cambiando la forma “Per favore Padrone, posso godere?”. Io annuii e cominciai a pomparle il culo forte con il cilindro di plastica e aumentai la pressione delle dita sul capezzolo. Lei gemette, e accelerò il movimento, appoggiandosi a me. “Non toccarmi, troia!” esplosi. “Stai in equilibrio da sola!”. Lei ritrasse la mano di scatto fermando il movimento, ma poi lo riprese come indemoniata. Oscillava, le ginocchia si piegavano, la sua mammella si stirava rimanendo appesa alla mano che le torturava il capezzolo, e dopo alcuni convulsi movimenti della mano tra clitoride e dita infilate dentro esplose in un orgasmo dove i gemiti sconfinavano quasi nelle urla, e un fiotto di piacere liquido schizzò sul pavimento e sulla mia gamba. Lei si accasciò, ma prima che mi togliesse di mano il pennarello presi la sua mano al volo e ce la misi sopra: “Non farlo uscire, schiava” e poi assecondai il suo movimento verso il basso lasciandola accasciare e nel farlo facendole strofinare la faccia sulla patta dei miei pantaloni, per farle sentire il cazzo duro, e poi sulla coscia con la macchia umida del suo squirt. “Leccalo via, troia, e poi ti farò andare a casa”. Lo fece con diligente eccitazione, anche se dalla faccia capii che per lei era la prima volta che leccava il suo succo di fica. Leccò e succhiò, sempre tenendo la mano sul pennarello, e quando ebbe terminato la feci alzare.

“Tieni il pennarello dentro. Rivestiti e porta via mutande e reggiseno senza metterli. Il pennarello tenderà a cadere fuori visto che i pantaloni sono parecchio larghi, stringi il buco o tienici la mano sopra, a tua scelta.” A sentire questo era quasi viola di vergogna. “E se mi vedono?”. Sorrisi, e replicai: “Fai attenzione, tra pennarello nel culo e mutande e reggiseno in mano è meglio che tu guardi dietro gli angoli prima di girarli, e che tu aspetti che la strada sia libera, ma siamo vicinissimi, hai solo un paio di minuti di paura da superare. Tieni il pennarello a casa altri 45 minuti, domani non ci sono, tornerai dopodomani e vedremo se i miei due ordini sono arrivati”. Lei rossa come un peperone si rivestì tenendo il pennarello in culo e uscì dalla mia porta dopo aver controllato il pianerottolo. Le chiusi il battente alle spalle, e finalmente sorrisi. Era una schiavetta perfetta, ci saremmo divertiti parecchio.

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Sono un maschio etero, dominante. Amo intrattenere rapporti con donne sottomesse tramite email o Telegram.

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