Il processo creativo secondo AM

Un nostro autore ci racconta il suo modo di scrivere racconti erotici

Quello che sto per scrivervi è il “mio modo”, non “l’unico modo” di approcciarsi alla scrittura di un racconto erotico. Scrivo questa sorta di “intervista” con lo scopo di spingere qualche appassionato lettore a cimentarsi con l’altra faccia della medaglia e diventare un “creativo”.

1. Perché voglio scriverlo?

Strana domanda da porsi, vero? Eppure è importante: scrivo per me o scrivo per il pubblico? Cosa cambia tra le due scelte?

Nel primo caso potrei anche scrivere male, potrei saltare le virgole, potrei persino non pubblicare il racconto, o nel caso estremo, dopo aver scritto e sfogato una pulsione repressa anche cancellare tutto. Non importa la forma, la grammatica, la consecutio temporum. Non importa neanche arrivare in fondo al racconto, se ho sfogato la mia pulsione e mi sento “sazio” a metà, può anche rimanere così; ma che senso avrebbe?

Nel secondo caso però tutto conta, perché scrivo per condividere qualcosa col mondo, e questo significa che deve essere facilmente leggibile, interessante, corretto e non deve far sanguinare gli occhi di chi legge. Non siamo nati tutti professori (io per primo), ma con tanti strumenti a disposizione oggi leggere, quantomeno un racconto corretto grammaticamente, è un diritto dell’utente che fruirà del racconto. Evitare le traslitterazioni e le abbreviazioni “stile sms” è fondamentale. Se io arrivo a un “x me” invece di “per me” chiudo il racconto subito, per dire, e se c’è la possibilità di votare gli do un 2.

Stessa cosa per la punteggiatura: usatela! E magari, ogni tanto andate a capo, renderà la lettura più agevole.

Detto questo e preso atto che a questa domanda mi sono risposto anni fa e scrivo per voi, vengo a come procedo io, che ripeto, è solo il mio sistema.

2. Scegliere l’argomento

So che sembra scontato partire da lì, ma una storia sarà scelta dal lettore in base all’argomento; eccettuati pochi fedelissimi lettori che leggono e gradiscono gran parte di quel che scrivo, gli altri leggono la “categoria” e in base a quella decidono se leggere il racconto o meno. Se ci scrivo che è una storia lesbo e poi finisce a parlare di tutto e di più mettendoci magari in mezzo argomenti controversi come un incesto padre/figlia poi non devo lamentarmi se non piace.

3. Una trama e i punti salienti della stessa

Eh si. Se volete un racconto “interessante” non basta che cominci con lui che la penetra e poi descriva l’atto e quante volte vengono per finire quando si salutano.

Per cominciare io penso una trama, un filo conduttore del racconto. Faccio qualche esempio: “L’estate di Silvia” è stato un racconto che mi è piaciuto moltissimo scrivere, sono partito pensando a una sorta di “diario” in cui la protagonista raccontasse tutte le sue “prime volte”, ovvero la prima volta che ha avuto una esperienza sessuale di qualche tipo, quindi il primo trio, la prima esperienza lesbo, la prima esperienza nudista, il primo rapporto anale, eccetera, e una volta deciso il punto di partenza (il diario) e il punto di arrivo (fino dall’inizio avevo deciso che il diario dichiarasse quelle esperienze finite e archiviate), mi appunto – mentalmente, lo confesso – tutti i punti salienti che il racconto dovrà necessariamente attraversare. Come in uno “storyboard” di un film, sono “fotogrammi” fermi ma che dovranno NECESSARIAMENTE far parte dello svolgimento.

Come ho detto, se c’è un “finale” lo penso al 100% prima di scrivere la prima riga di testo vero e proprio. E’ la meta verso la quale poi mi dirigerò scrivendo.

A volte comunque non c’è un finale, come per esempio nella storia di Anna (Annianna) ovvero “LA CHAT”. E’ un racconto aperto semplicemente perché è in buona percentuale autobiografico, e per mia fortuna non sono ancora morto.

4. I personaggi

E qui non si scappa, questi li scrivo in cima alla pagina di OpenOffice Writer (sono povero, non ho Microsoft Office e quello che uso io almeno è gratuito). Sì sì… materialmente mi appunto ogni nome, ruolo, descrizione fisica e soprattutto il carattere. Se una ragazza è timida me lo segno, se è “timida all’inizio ma diventa troia” me lo segno fino da subito, così come “estroversa”, “solare”, varie parole chiave che mi guidano poi nel far comportare i personaggi in modo coerente tra un episodio e l’altro. Meglio si delineano i personaggi (non solo fisicamente, intendo “caratterialmente”) e più sembreranno veri. E’ un punto sul quale io perdo un po’ di tempo, ma me li penso benissimo, a volte do loro un passato che poi nel racconto neanche dico, ma le loro esperienze pregresse influenzano quello che scrivo che fanno, che pensano e le decisioni che prendono esattamente come succederebbe con una persona reale.

Per consiglio pratico, questo trafiletto lo aggiungo anche prima di ogni nuova puntata, in modo da non dover scorrere 30 pagine quando sto scrivendo l’ultima.

Come ho scritto, un personaggio si può “evolvere”, ma tra evoluzione e rivoluzione c’è differenza. Una evoluzione tira fuori qualcosa con i giusti tempi, qualcosa di cui si siano seminati indizi (magari seminascosti) anche in precedenza. Un “ribaltone” improvviso non ha senso, e lo evito sempre.

5. Da chi è raccontato?

Eh, la domanda non è campata in aria! Ci sono due modi di scrivere, che per un racconto erotico diventano tre. Tra questi tre modi (terza persona, visto da lei, visto da lui) ci sono pesanti differenze narrative. Prendiamo come esempio un uomo e una donna che si conoscono al bar e si vedono ogni mattina per qualche giorno, e per un sogno di lei scatta la “chimica” dell’attrazione sessuale:

  • Terza persona: lui la guardò e le sorrise, lei abbassò pudicamente gli occhi, sorridendo a sua volta, ma nel suo intimo era già un lago di umori al pensiero del sogno che aveva fatto la notte.
  • Dagli occhi di lei: Lui mi guardò e sorrise, io abbassai lo sguardo imbarazzata, ma pensando al sogno che avevo fatto su di lui sentivo la mia vagina che era già un lago.
  • Dagli occhi di lui: La guardai, era bellissima e le feci un sorriso. Lei abbasso gli occhi, timida.

Notate la differenza tra la due e la tre. “IO” non so che lei si è bagnata. Come faccio a scriverlo direttamente? Non posso. Devo aggirare l’ostacolo aggiungendo descrizioni e particolari. Questo va bene ogni tanto, ma se il racconto è imperniato sulle “sensazioni” di lei non posso farlo per 7 episodi. Devo cambiare modo di scrivere.

Perché quindi non scrivo sempre in terza persona? Perché scrivere in prima persona, visto dagli occhi del o della protagonista… è più eccitante! Quindi in base alle sensazioni, emozioni, pensieri a cui voglio dare enfasi, scelgo il modo di scrivere.

6. Unire i puntini

A questo punto ho in testa dei personaggi molto nitidi e definiti, con il loro carattere, le loro paure, i loro desideri. Ho una trama con un inizio (e spesso una fine) che passa attraverso molte scene chiave già definite e per finire so chi è il o la protagonista. Non resta che riempire i vuoti. So che detto così sembra riduttivo, ma per me a questo punto è solo un “gestire le scene di transizione tra un punto chiave e l’altro”. E’ solo in questo momento che apro il word processor e mi metto davanti a una pagina bianca, non prima.

7. Pubblicare

… che non significa “copia e incolla nel sito”. Significa rileggere un paio di volte, correggere gli errori di battitura (sì, anche i Maschi Alpha premono qualche tasto errato) e poi incollandolo nel sito fare un ultimo controllo: tutti i siti hanno il correttore, approfittate di quelle sottolineature rosse!

2 commenti

  1. eagle 46
    29/08/2024
    21:09

    Grazie.

    1. Alpha Master
      30/08/2024
      08:16

      Grazie a te, spero che la mia piccola riflessione su come scrivere possa essere utile.

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