Gelosia

Tutto si complicò con l’arrivo di Gloria, la figlia di Anita.

Era una bella ragazza sulla ventina, capelli biondi e un paio di occhi azzurri che mi conquistarono appena incrociai il suo sguardo quando scese dal traghetto. I giorni successivi al suo arrivo furono un continuo di sguardi, battutine e risatine. Gloria flirtava con me e io ne ero sempre più invaghito, cosa che non passò inosservata allo sguardo di Anita che mostrava una crescente gelosia.

La signora diventava sempre più possessiva di giorno in giorno. Veniva a dormire e scopare da me tutte le notti e anche in casa durante il giorno non mancava di esternare commenti e effusioni in presenza di sua figlia e del marito che ne godeva.

Da canto suo Gloria non mostrava segni di gelosia, anzi. Erano state diverse le volte in cui l’avevo accompagnata in paese per delle presunte commissioni, per poi scoprire che incontrava uomini per godersi i piacere del sesso in tranquillità e tra questi c’era anche il pescatore nero amante della madre. Tutto questo ha l’effetto di rendere me molto geloso, al punto da venire alle mani con l’uomo una sera mentre si esibiva nudo in una danza fallica sotto la finestra della camera di Gloria. Episodio che fu purtroppo notato non solo da tutta la servitù e da Gloria, ma anche da Anita.

Il controllo su me e sulla figlia divenne sempre più stretto.

Nelle settimane successive Gloria aveva smesso di vedere altri uomini e di nascosto riuscivamo ad incontrarci e a passare del tempo assieme, scambiandoci baci e carezze. Eravamo innamorati. Anche se non avevamo avuto modo di consumare il nostro amore.

Gloria con il tempo diventava sempre più impaziente e gelosa della situazione. Sapeva che io scopavo la madre e sapeva anche che non avevo molta altra scelta per via della mia situazione giudiziaria.

         «Sono stanca, Luca. Ti amo e voglio stare con te! Però la situazione con mia madre sta diventando pesante.».

         «Sono bloccato! Anche io ti amo, ma non so come fare. La mia libertà dipende da tua madre. Almeno per i prossimi sei mesi. Riesci a resistere? Mi ami abbastanza da farcela? Poi scapperemo insieme se vorrai.».

A quelle parole Gloria mi baciò profondamente e ci promettemmo che non appena sarei stato libero, saremmo scappati insieme e ci saremmo sposati.

Quella sera Anita venne nella mia dependance come tutte le sere. Mi strappò la camicia e iniziò a baciarmi il petto. Sentii una forte fitta al petto. Mi aveva morso. E lo aveva fatto talmente forte da farmi uscire il sangue.

         «Ma sei matta?!».

La spintonai via.

Anita indossava una camicetta bianca attraverso cui si potevano vedere le sue enormi tette burrose libere dal giogo del reggiseno e una gonna nera con una lunga cerniera sul sedere.

         «Tu sei mio! Non di mia figlia Gloria!».

In un impeto di rabbia scattai contro lei. La presi per il collo mentre lei arretrava fino a sbattere il suo bel culone chiaro contro il tavolo di legno.

         «Vuoi strangolarmi? Fallo! Così te ne torni in prigione e mia figlia non la vedi più!».

La mia mano sul suo collo stringeva sempre di più. Il suo volto iniziava a diventare rosso, ma il suo sguardo non sembrava preoccupato. Apriva la bocca per cercare di prendere più aria possibile e notai che da sotto la camicia i capezzoli erano diventati due spilli duri che premevano sul tessuto bianco. Era eccitata.

La girai e la piegai a novanta sul tavolo. Con un mano tenevo la sua schiena giù, mentre con l’altra aprivo la zip della gonna e la toglievo. Non indossava le mutandine.

Iniziai a sculacciare quel culo bianco come il latte. Lei contava i colpi che riceveva sul suo bel sederone che piano piano iniziava a diventare bello rosso.

Quando ritenni fosse abbastanza mi fermai e, mentre con una mano le massaggiavo il clitoride, con l’altra le infilavo due dita in quella rosetta tanto allenata che era il suo ano.

Lei gemeva e la sua passerina era veramente bagnata, un ottimo momento per passare allo step successivo. Mi tolsi i pantaloni e i boxer e puntai la mia asta sulla sua fessurina umida. Un colpo di reni ed ero dentro di lei. Iniziai una monta degna di nota, un ritmo bello sostenuto e dei colpi forti che le spezzavano il respiro ogni volta che affondavo. Non volevo essere dolce, lei mi stava togliendo la libertà e mi impediva di amare sua figlia Gloria. La tiravo per i capelli mentre la scopavo con foga. La presi per il collo da dietro e la tirai a me. La schiena era inarcata e il mio membro la penetrava con forza. Venni dentro di lei in quella posizione.

Fu solo l’antipasto.

La feci alzare in piedi tirandola per i capelli. Mi guardò in faccia e scoppiò in un bacio appassionato. Sentivo la sua lingua dentro la mia bocca, le sue labbra che cercava e mordicchiavano le mie.

         «Sei il mio preferito ora!».

         «Non me ne frega un cazzo!».

Ed era vero. Non volevo essere il preferito. Volevo solo essere libero di amare Gloria, ma lei non l’avrebbe mai permesso.

         «Sei mio! Ricordalo!».

Fu così che per l’ennesima volta ebbi l’istinto di prenderla per il collo e stringere. E ancora una volta lei non mostrava segni di paura, anzi. La cosa la eccitava da morire, più stringevo e più lei sorrideva.

La spinsi in ginocchio.

         «Fammelo tornare duro!».

Prese il mio membro in bocca e iniziò ad assaporarlo come si fa con una pietanza prelibata. Io lo sentivo crescere tra le sue labbra.

La presi per i capelli e la gettai sul divanetto.

         «Ora ti spacco il culo!».

Si mise a pecora sul divano, il culo all’aria. Io dietro di lei. Puntai il mio membro bello insalivato sul suo buchetto e lentamente iniziai a penetrarla. Il ritmo divenne sempre più incalzante, con lei che gemeva e mi diceva di fare ancora più forte.

Io la penetravo e lei schizzava sul divano. Andò avanti così per un po’ fino a che non fui al limite e le venni dentro il culo.

         «Sei stato perfetto!».

Mi disse così per poi sdraiarsi sul letto tutta sudata e riposare.

Scritto da:

Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

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