Il nuovo lavoro di Rebecca

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Categoria: Etero
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Come tutti gli altri studenti, anche Rebecca, ad un certo punto del suo programma scolastico, dovette fare l’alternanza scuola-lavoro durante il periodo estivo. Era sia incuriosita da quella nuova esperienza sia scocciata, perché le pesava passare parte delle vacanze estive a lavorare ma, da brava studentessa, non ne fece un dramma, e si preparò ad essere assegnata al ruolo che le avrebbe indicato la scuola.

Le fu assegnato un ruolo da segretaria in un grosso studio legale di un avvocato di Milano. Era molto soddisfatta, avrebbe dovuto svolgere un ruolo importante, e fu subito invidiata dai suoi compagni di classe a cui erano stati assegnati ruoli di secondo piano.

Giunse il primo giorno di lavoro: la sede dello studio legale si trovava all’ultimo piano di in un moderno grattacielo di Milano, location che la diceva lunga sull’importanza che aveva quello studio.

Rebecca prese l’ascensore e, seguendo le istruzioni ricevute, si diresse all’ultimo piano. L’ascensore dava su una stanza utilizzata per la pausa caffè, su cui si affacciavano tre porte. Rebecca aprì la prima sulla destra, come le era stato indicato, e si trovò all’inizio di un grande stanzone pieno di gente che lavorava, le cui scrivanie erano poste in modo da delineare al centro dello stanzone un corridoio con cui si poteva raggiungere l’ufficio dell’avvocato di cui sarebbe stata segretaria.

Rebecca stette un attimo ad osservare tutte quelle persone, sedute ad una scrivania, che continuavano a lavorare incuranti della sua presenza, poi fece i primi passi, indirizzandosi verso la porta all’altro capo della stanza.

Appena iniziò a camminare il rumore delle sue scarpe rimbombò nella stanza: era una ragazza incantevole; portava un paio di sandali col tacco che le lasciavano scoperti i piedi curati, le gambe erano scoperte, in vita portava una gonna aderente nera, mentre sopra indossava una camicia bianca e una giacchetta, anch’essa nera. Era truccata con eleganza, indossava un paio di occhiali da vista e aveva i capelli raccolti con la coda. Le sue gambe da diva, le curve del sedere e quel seno perfetto, fecero rimanere a bocca aperta tutti gli uomini, e fecero morire di invidia tutte le donne presenti, che nulla avevano da offrire per competere con quella strabiliante bellezza.

Dopo aver percorso i pochi metri che la separavano dall’ufficio dell’avvocato Rebecca aveva addosso a sé lo sguardo di decine di persone, che la videro bussare alla porta e, dopo aver ricevuto il permesso, entrare nell’ufficio e richiudersi la porta alle spalle. Lei aveva notato quelli sguardi indagatori, ma non ci aveva fatto molto caso; d’altronde le capitava spesso di vedere persone impazzire per lei, e non faceva fatica ad immaginarsi tutte quelle persone che, come facevano i suoi followers da anni, si sarebbero masturbate ripensando a quel fisico da urlo.

Entrò nell’ufficio; non era molto grande, c’erano una scrivania a L, qualche scaffale pieno di libri e faldoni, una pianta e qualche mensola, anch’essa piena di libri e due divanetti; ma la particolarità stava in un’ampia finestra da cui si poteva osservare tutta la skyline di Milano.

Detto questo iniziò per la prima volta a lavorare, e a cercare di godersi questa nuova esperienza.

La sera, mentre Rebecca stava per addormentarsi preparandosi alla giornata lavorativa successiva, il suo capo non poteva dirsi altrettanto tranquillo. Era infatti rimasto colpito dalla straordinaria bellezza della sua nuova segretaria, e decise di fare qualche ricerca; aprì instagram e, appena digitò “Rebecca Parziale”, apprese con stupore che la sua nuova segretaria era una nota influencer, strapiena di followers. Scrollò quindi tutti i suoi post, vide le sue foto alle feste, poi quelle in costume, e quelle dove assumeva certe pose provocanti, mettendo in risalto il suo bel culo. Non riuscì a resistere e, preso dall’eccitazione, iniziò a masturbarsi pensando a Rebecca.

Il giorno dopo tornarono entrambi a lavoro, e più il tempo passava, più i due iniziavano a conoscersi meglio: lei gli raccontò di come avesse fatto a diventare un’influencer così famosa, e come la teneva impegnata quell’attività; mentre lui le raccontò del suo brillante percorso di studi e il suo percorso lavorativo, che lo aveva portato fin lì a crearsi uno studio di successo con decine e decine di dipendenti di cui era il capo. I due si trovavano bene a lavorare insieme, tra loro si stava creando un certo feeling, e anche Rebecca iniziava a provare una certa attrazione per quell’uomo di successo.

Le altre persone che lavoravano in quell’ufficio, intanto, continuavano ad andare giù di testa per la nuova segretaria: le donne si mordevano le mani, gelose della sua bellezza, mentre gli uomini non riuscivano a smettere di masturbarsi pensando a lei, ai suoi piedi con cui avrebbero voluto farsi fare una sega, alle sue tette sulle quali avrebbero voluto schizzare litri di sperma, alle sue belle labbra che avrebbero voluto vedere attorno al loro cazzo, e a quel culo da sogno, che avrebbero voluto fottere in ogni modo e posizione possibile.

Venne la fine del primo mese, e per Rebecca era giunto il momento della paga:

Quella sera, ognuno a casa propria, mentre lui si masturbava per l’ennesima volta pensando alla sua sexy segretaria e a quell’abbraccio; anche lei, nell’intimità della sua stanza, al buio sotto le coperte, faceva scivolare la mano sotto le mutandine e iniziava a toccarsi, prima lentamente poi con sempre più vigore, pensando al suo capo e all’effetto che quell’abbraccio aveva avuto su di lui.

Il primo mese passò, e i due continuavano a lavorare insieme e a scambiarsi attenzioni reciproche; ci furono anche un paio di momenti che sarebbero potuti sfociare in qualcosa di più grosso, se solo la loro professionalità lavorativa non glielo avesse impedito. Come quella volta che Rebecca ebbe bisogno di aiuto per un problema del suo computer, e chiamò il suo capo:

Un’altra volta invece lei gli aveva chiesto informazioni a proposito di un documento particolare; si era quindi alzata, si era messa di fianco a lui, che era seduto alla sua scrivania e, quando il suo capo stava iniziando a spiegare, lei si era seduta sulle sue gambe, per poi piano piano salire sempre di più fino ad appoggiarsi al suo petto. Quella, in effetti, fu una situazione che avrebbe potuto sfociare in un qualcosa di grosso; il suo capo aveva appoggiato la sua mano sul ventre di Rebecca e, mentre lei continuava a strusciarsi contro il suo corpo, stava facendo salire quella mano per raggiungere il seno sinistro di lei, quando ad un tratto bussarono alla porta. Rebecca allora si alzò rapida, si ricompose in fretta, e fecero entrare la persona che gli aveva interrotti così bruscamente.

Avvenimenti del genere, la crescente simpatia che i due avevano l’uno per l’altra e una serie di piccoli dettagli giornalieri che caratterizzavano il loro rapporto, fecero capire ad entrambi che l’unica cosa che volevano d’avvero era spingersi oltre, e far diventare la loro relazione un qualcosa di più concreto, che andasse al di là del rapporto lavorativo. Gli ostacoli a questo piano, però, erano evidenti ad entrambi: a parte la differenza di età, c’era da considerarsi l’aspetto professionale della loro attività, che avrebbe reso inconveniente un rapporto più diretto tra i due. Inoltre temevano per le voci che si sarebbero inevitabilmente sparse tra gli altri dipendenti, che non potevano non fantasticare e crearsi mille presunzioni e fantasticherie sul rapporto tra i due.

Venne un giorno molto piovoso, con il classico temporale estivo che si scatena all’improvviso e, purtroppo per lei, Rebecca ne fu colta di sorpresa proprio mentre si recava al lavoro, finendo inevitabilmente col lavarsi completamente.

Il suo capo la vide entrare in ufficio tremante, bagnata come un pulcino:

Allora la fece sedere sulla scrivania, in modo da non bagnare la sedia, e iniziò a sfilarle la giacca, con lei, ancora tremante, che lo aiutava con piccoli gesti. Secondo dopo secondo, bottone dopo bottone, si rivelava agli occhi di quell’uomo uno spettacolo mozzafiato: la camicia bianca di lei, tutta inzuppata, stava aderente al corpo e, essendo bagnata, lasciava intravedere la pelle nuda che si trovava subito sotto quel sottile abito. Dopo averle tolto la giacca, si poteva vedere il reggiseno nero che indossava e sorreggeva quelle bellissime tette, oggetto del desiderio di migliaia di persone.

La giacca venne appesa all’attaccapanni dell’ufficio; poi lui tornò da Rebecca, e l’aiutò a togliersi le scarpe, anch’esse bagnate. Non essendo un estimatore dei piedi, rimase comunque imbambolato dai piedi perfetti di lei, soffici e curati, che riuscì a contemplare per qualche attimo. Poi si tirò su, di fronte a Rebecca, e disse imbarazzato:

Glielo disse mormorandolo, in un modo e con uno sguardo che lo fecero impazzire, anche se stava quasi per rinunciare a quell’impresa quando lei aggiunse:

A lui si fermò il respiro, era come incantato, e solo dopo un po’ si accorse che lei aveva portato avanti la testa; le loro labbra si toccarono, e i due si abbandonarono ad un intenso e prolungato bacio.

Mentre si baciavano lui iniziò a palparla dappertutto, soffermandosi poi sul seno di Rebecca bello e prosperoso, che lo faceva andare giù di testa. Quando si furono staccati lei si tolse definitivamente la camicia, scese dalla scrivania, gli portò una mano al petto e lo spinse fino alla sua sedia. Lui si sedette e lei, di fronte, si sfilò la gonna, rimanendo solo coll’intimo addosso.

Poi salì sulle sue gambe a cavalcioni e lui poté continuare a palpare quel bellissimo corpo e baciarla con sempre maggiore intensità.

Ad un certo punto lei si mise dritta, si portò le mani dietro la schiena e si slacciò il reggiseno, rivelandogli le tette. Il suo capo rimase a bocca aperta; non aveva mai visto un seno così bello, perfetto, tondeggiante e sodo, libero finalmente da tutti quei vestiti, che lo opprimevano e lo occultavano alla vista degli altri. In quel momento si rese conto di quanto fosse fortunato: si ritrovava Rebecca lì davanti, che si prestava e partecipava attivamente al loro gioco, con le tette scoperte a cui il freddo della pioggia aveva fatto inturgidire i capezzoli.

Prese con forza quei seni, e iniziò a baciarli e poi succhiarli con fervore. Lei lo lasciava fare e di tanto in tanto emetteva qualche risatina, sentendo la lingue di lui che le sollecitava prima un capezzolo, poi l’altro.

Quando ne ebbe abbastanza Rebecca si alzò, per poi mettersi in ginocchio davanti a lui. Gli fece scorrere la cerniera dei pantaloni, gli abbassò le mutande e fece spuntare il membro di lui, ormai eretto al massimo. Emise un’altra risatina, poi iniziò lentamente a toccarlo, a farci scorrere la mano sopra, e a masturbarlo.

Si avvicinò, si prese le tette con entrambe le mani, e ci mise il pene in mezzo; poi iniziò un movimento con il busto, in alto e in basso, in modo da farlo godere il più possibile con quella spagnola. Lui non poteva fare altro che osservare Rebecca impegnarsi a fondo in quell’attività che lo stava facendo godere alla follia.

Proseguirono per qualche minuto quando, all’improvviso, qualcuno bussò alla porta.

Entrò un suo collaboratore di lunga data, uno di quei dipendenti che lavoravano nella stanza precedente il suo ufficio, e lo informava che erano arrivati nuovi faldoni relativi ad un processo di cui si stava occupando, intavolando un lungo discorso.

Intanto Rebecca era sempre mezza nuda in ginocchio sotto la scrivania del suo capo, stava tra le gambe aperte di lui, ed era a pochi centimetri dal suo pene, nonostante tutto ancora in erezione. Le venne un’idea maliziosa e forse troppo avventata; osservava quel membro con intensità e desiderio, e lo vedeva afflosciarsi sempre di più al passare del tempo. Era un vero peccato, e lei continuava ad avere una voglia assurda, irrefrenabile, per cui, ignorando eventuali conseguenze, portò la mano verso quel cazzo, lo prese dolcemente e se lo portò alle labbra.

Il suo capo, intuito quello stava facendo Rebecca, interruppe per un attimo il discorso che stava facendo ma poi, quasi sollevato dal fatto che lei avesse preso quella decisione, riprese a parlare, solo stando attento al tono di voce, che poteva affievolirsi a causa del piacere che stava provando.

Appena i due finirono di parlare del lavoro, il suo collaboratore disse:

L’avvocato stava cercando di trattenersi sempre di più, cercando di mascherare il piacere con delle espressioni facciali che avessero un senso. Corrugò le ciglia e si morse il labbro, mentre il suo interlocutore riprese:

Sentendo queste parole Rebecca si arrabbiò, e si sfogò aumentando il ritmo e succhiando con più forza e vigore il pene del suo capo.

Per l’avvocato quella visione fu il colpo finale; si immaginò Rebecca nuda, distesa su un letto e sbattuta con forza, mentre magari gemeva e supplicava perché le faceva male essere scopata. Contemporaneamente pensava a lei lì sotto, mentre gli faceva il pompino più bello che avesse mai ricevuto, sentire quella conversazione. Chissà cosa ne pensava lei, Rebecca, di tutti quegli uomini adulti che non aspettavano altro che vederla per poi figurarsela nei loro sogni depravati; chi per immaginarsela fare l’amore con passione e sentimento, chi per immaginarsela come una dea scesa in terra che drenava gli uomini e li sottometteva al suo volere dopo aver ricevuto il loro sperma dentro di sé, e infine chi godeva immaginandola legata e urlante mentre veniva scopata con forza da un cazzo enorme.

Allora lui era al limite, lo sentiva distintamente, non poteva tornare indietro. Portò allora un braccio sotto la scrivania, prese la testa di Rebecca per i capelli, e la sbatte con forza in modo da metterle il cazzo il più possibile in fondo alla sua gola.

Lui le mosse la testa per tre o quattro volte, poi se la riportò con forza tutta contro il suo cazzo, e le venne in bocca.

Dopo l’orgasmo si tirò indietro e la fece uscire da sotto la scrivania. Lei avanzò in ginocchio, si fermò e lo guardò in faccia: qualche lacrima le scendeva sulle guance e si intravedeva un po’ di sborra, il cui grosso rimaneva ancora nella sua bocca, uscirle fin sulle sue labbra carnose. Le portò una mano al viso, le asciugò una lacrima e disse:

Detto ciò lei deglutì, ed ingoiò tutto il suo seme, rivolgendogli uno sguardo dolcissimo.

Scritto da:

Scrittore di racconti hot

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