Il viaggio in treno

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Categoria: Etero
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Sono C. un giovane uomo di 44 anni, ho origini meridionali ma vivo nel profondo nordest italiano. Da più di vent’anni indosso una divisa e son sempre stato un uomo piacente, aldilà di ciò che mi dicono le donne che potrebbero essere di parte, mi definisco piacente perché posso piacere oppure no.
Ho sempre preferito le donne mature alle ragazzine, nonostante sia andato a letto anche con delle diciottenni, la mia media è sempre stata tra i 38 e i 52 anni.
 
Caratterialmente sono un gran cagazzi: pignolo, indipendente, autoritario, riesco star bene da solo e in compagnia. Nella cerchia degli amici più stretti sono l’anima del gruppo, con gli sconosciuti sono molto riservato e discreto, ma allo stesso tempo socievole. Questo fa sì che io sia avvolto in un alone di mistero dal quale le donne restano affascinate. Riesco fare conversazione con gente di qualsiasi età e ceto sociale, sono molto inquadrato, amo l’ordine, la pulizia e la disciplina.
Sono divorziato senza figli, alto 1 metro e 87 per 90 kg, moro con occhi verde scuro, spalle larghe e barba curata… ripeto un tipo piacente.
Mi piace cucinare, fare jogging, andare al cinema, ai concerti e fare lunghi aperitivi… quelli dove con un bel po’ di alcool in corpo, hai il coraggio di scoparti una sconosciuta sul lavandino delle toilette, dove gli ingressi sono in comune e si può essere scoperti.
 
Questo preambolo noioso su di me servirà a capire, se lo vorrete, che racconterò le mie esperienze che sono frutto di pura realtà, poiché non son capace di usare la fantasia per inventare storie.
 
Un’esperienza piena di eros mi è capitata all’età di 29 anni.
Era giugno avevo preso un treno, uno di quegli intercity notte che partono da Trieste e arrivano a Lecce in più di 12h.
Avevo appuntamento con una ragazza Veneta, più giovane di me di qualche anno, conosciuta su una chat con la quale, come si fa di solito quando ci si piace, avevo giocato un po’ in cam, masturbandoci.
Lei doveva scendere a Pescara per iniziare la stagione estiva lavorativa, io a Bari. Da buon precisino avevo prenotato un posto a sedere in uno scompartimento, lei no. Una volta salita a Venezia le dissi: “Beh intanto vieni nel mio poi si vedrà”.
Eravamo soli nello scompartimento e iniziammo a limonare abbastanza duramente, le mani ovunque, e ci masturbammo senza mai raggiungere l’orgasmo. Aspettavamo la notte per fare sesso.
A Bologna salirono due milfone, entrambe foggiane. Erano sulla quarantina, anche loro avevano il posto prenotato nel nostro scompartimento. Quando le vidi arrivare mi dissi con rammarico: “Ecco, finita è la pacchia”.
Comunque con le tipe iniziammo a parlare del più e del meno. Di tanto in tanto si andava a fumare una cicca con una delle due e la mia amichetta veneta, essendo vietato ci recavamo nell’intersezione tra un vagone e l’altro.
La milf capì che tra me e la ragazza c’era del feeling e notai più volte dei sorrisetti strani. Fumata l’ennesima sigaretta ci dette la buona notte e tornò nello scompartimento, appena richiuse le porte, io la ragazza iniziammo a limonare nel corridoio.
Presi dalla foga scappammo in bagno, uno di quei cessi puzzolenti di piscio e sporchi, ma in quel momento ce ne fottemmo altamente. Messo giù il coperchio del water, io seduto e lei su di me iniziammo a scopare come porci.
Le stantuffai la figa liscia e gocciolante mentre lei iniziava a godere e urlare; mi chiese di prenderla a sberle e di strizzarle i capezzoli di quelle tettine, di una seconda appena pronunciata, piccoli ma turgidi.
Assecondai le sue direttive e così iniziò a prendere sberle forti in viso e ad avere capezzoli lividi, venne come una dannata troietta sul mio cazzo mentre io continuavo a spingere forte fino a che non svuotai le palle nel serbatoio del preservativo all’interno della sua figa calda.
Questa scena si ripeté tre volte in un paio d’ore, eravamo esausti quando tornammo nello scomparto e provammo a dormire. Tirammo fuori il sotto dei sedili per stendere le gambe, avevo la mia amica veneta di fronte e la milf con cui avevamo fatto amicizia di fianco a me.

Non riuscivo a dormire, c’era troppo odore di figa lì dentro. Decisi di andare a fumare l’ennesima sigaretta, una delle tante di quel viaggio così lungo. Dopo poco si alzò anche la milf, iniziammo a parlare e mi chiese se la ragazza fosse la mia fidanzata. Le raccontai la storia della chat e subito il suo atteggiamento cambiò decisamente, percepii sguardi languidi e vogliosi e recepii frasi provocanti.
Iniziò a chiedermi se fossi impegnato, che lavoro facessi, i miei anni e del perché fossi in viaggio. Eravamo molto vicini e mentre parlavamo il treno ebbe un movimento brusco, lei perdette l’equilibrio e per non cadere si appoggiò con il viso sul mio petto, una mano scappò sul mio cazzo. La la guardai e dall’espressione capii che lei non disdegnava, non ritrasse la mano anzi. Mentre stava per tirarsi su dal mio corpo fece scorrere la mano lungo la patta e mi chiese: “Hai scopato per due ore con la ragazzina e sei ancora duro?”. Risposi francamente che nello scompartimento, con tre donne, ero ancora molto arrapato e lei mi sorrise.
Ci accendemmo un’altra sigaretta, nessuno dei due voleva rientrare nello scompartimento, lei si avvicinò con una spalla e l’appoggiò sul petto dando le spalle al corridoio alzò lo sguardo e mi disse: “Adesso voglio vedere proprio quanto maschio sei” e iniziò a menarmi il cazzo da sopra i pantaloni. La guardavo fissa mentre lei guardava me, mi piace vedere in una donna quell’espressione da porca vogliosa che aveva lei in quel momento.
Le misi la mano sotto la t-shirt, aveva una quarta soda che accarezzai, ma senza scoprire i seni. Sentii i capezzoli duri. Con l’altra mano, senza chiedere il permesso, entrai nei suoi pantaloni fino ad arrivare fino alla figa: un lago. Sentivo l’odore fin da lì. Era liscia, come piace a me. Iniziai a sditalinarla e lei a segarmi senza tirarlo fuori. Perversa mi disse di venire nelle mutande ed io chiesi che lei mi venisse sulle dita… pochi attimi ed esplosi. Vedendo la macchia di sborra espandersi sui pantaloni venne anche lei, un orgasmo silenzioso ma veemente.
Andammo in bagno insieme, ci lavammo le mani e ci baciammo come due fidanzati, tornammo nello scompartimento e ci accomodammo nei posti che avevamo prenotato con naturalezza.
Arrivati a Pescara la ragazza veneta scese, io dormivo e lei non mi svegliò nemmeno per salutarmi, da lì non ci siamo mai più visti né sentiti.
Da Pescara a Foggia c’erano ancora un po’ di ore di viaggio. La milf mi dava le spalle mentre la sua amica dormiva profondamente da ore, almeno credo. Non fece mai un cenno di movimento.
Mi avvicinai a lei e feci sentire il cazzo di nuovo duro. Silenziosamente mi porse il culo, le baciai il collo e all’orecchio le sussurrai che volevo possederla lì, su quei sedili sudici e usurati, lei annuì ma proseguii “Prima me lo devi prendere in bocca voglio sentire come mi ciucci il cazzo”. Con un giubbotto si coprì il capo e iniziò a succhiarmelo con foga, mi piaceva riempirle la bocca e sentirla soffocare, presi l’ultimo goldone rimasto e lo indossai. Con delicatezza la feci girare e iniziai a scoparla avevo desiderato fare da quando l’avevo vista. Il suo sesso era caldo ed accogliente, bagnatissimo tanto che il rumore del mio cazzo nella sua figa rimbombava in tra i rumori assordanti del treno.
Colpi duri decisi.
Anche se ero scomodo glielo sbattevo più forte che potevo.
Lei mugolava come una troia in calore.
Iniziai a percepire che stesse venendo, iniziò a bagnare tutto. Io incalzai l’uccello nella sua sorca forte, fortissimo.
Annunciai che stavo per venire anche io.
Mi chiese con voce stravolta: “TOGLITI TUTTO E VIENIMI DENTRO”.
Ebbi un tentennamento, avrei voluto farlo. Sfilai l’uccello e il goldone e venni appena fuori la figa. Il mio seme non era ormai più abbondante, viste tutte le volte che ero venuto, ma era ancora denso.

Con le dita ne raccolse un po’ e lo assaggiò, mi baciò con foga per farmelo sentire. Credo che in quel momento io abbia avuto un colpo di fulmine. Avrei voluto chiederle di poterci frequentare, ma poi, dopo l’ennesima sigaretta pensai che sarebbe stato meglio di no.
Quando arrivammo a Foggia loro si preparano per scendere, la sua amica salutò e uscì per prima. Lei mi baciò sulle labbra e mi disse: “Ti ho amato tutta la notte”, forse anche lei avrebbe voluto continuare qualcosa oltre quel viaggio chissà.
Arrivai a Bari solo, stanco e con le palle vuote, ma terribilmente soddisfatto.

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