La chat segreta

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Introduzione:

Questa è la storia di Sofia, l'amica di Rachele della serie You: Rachele.

È diventato quasi un rituale: la mattina mi collego sulla chat, ricevo foto e video degli utenti che mostrano quanto RedMommy li attizzi e inevitabilmente mi tocco. Poi il senso di colpa compare e si fa sempre più pesante fino a che non lo allevio con mio marito la sera, scopandolo come fossimo due fidanzati. Questa sono io: moglie, madre e …

Finora mi sono limitata a quattro chiacchiere, al massimo uno scambio di foto particolare. Mai il volto, mai il corpo intero. Ho sempre mandato solo un particolare: l’iride dell’occhio, un capezzolo, il clitoride. Niente che mi facesse riconoscere, insomma. I commenti che quei porci mi mandano mi fanno impazzire, più sono spinti e più provocano in me qualcosa di forte e molto strano. Non so ancora se mi piace veramente, ma sono diventati come una droga. Lì desidero, anche se poi questo mi fa sentire in colpa. L’unico commento che dovrebbe interessarmi è quello di mio marito.

E poi … poi sei comparso tu. Re di cuori, un nickname affascinante. Un profilo misterioso. Non dici molto di te. Sei della mia stessa città, sei più giovane di me e sei attratto dalle rosse. La tua foto profilo è la carta del re di cuori, ma a penna hai scritto delle lettere, troppo piccole per leggerle chiaramente. La cosa mi incuriosisce. Perché scriverle se non si possono leggere?

         RdC: Non ti senti libera vero?

Mi scrivi questa semplice domanda e io non ti rispondo. Sei più piccolo, cosa vuoi saperne? Nemmeno saluti e già mi dai del tu.

Eppure, non so perché, ma passo tutto il tempo che sono online a fissare la tua chat, a pensare alla tua domanda. Cazzo, è vero. Non mi sento libera. Non lo sono. Ho questo senso di colpa che…

         RM: Bella domanda da rimorchio. La troverei con te la libertà?

         RdC: Solo tu puoi renderti libera. È una brutta cosa il senso di colpa!

         RM: Come cazzo fai a saperlo?

Merda, l’ho scritto di getto. Non volevo inviarti questo messaggio.

         RdC: Sei una madre e sei sposata, vero? Sei felice della tua vita matrimoniale e sei felice di essere madre, ma non è abbastanza. Vuoi di più. Hai desideri, ma ti senti in colpa ad averli. Ti senti in colpa a volerli soddisfare. Ti senti in colpa per aver ceduto quella volta.

         RM: Come fai?

         RdC: Ti svelo un segreto. Non sei l’unica in questa situazione. Non conosco i tuoi desideri più profondi, né tantomeno quello per cui ti senti in colpa, ma so che c’è. Sbaglio?

Mi sento frastornata.

         RM: Non ti sbagli. Però…

         RdC: Non mi conosci e non ti fidi a raccontarmelo.

         RM: Indovinato.

         RdC: Non posso certo insistere allora. Buona giornata.

Ti disconnetti. Così, di colpo.

Faccio lo stesso, ma per tutto il giorno continuo a pensare a te. Mi hai visto dentro, e non sai nemmeno come sono fatta. Mi hai capito. E forse ho sbagliato a … no, non si è mai troppo prudenti. Potresti essere un maniaco. Però… Voglio scriverti ancora.

         RM: Ehi

È il meglio che mi è venute in mente. Non so proprio cosa scrivere. Sono in imbarazzo.

         RdC: Credevo non ti fidassi di uno sconosciuto.

         RM: Conosciamoci.

         RdC: Non diventerò tuo amico RedMommy e non ci scambieremo fotine intime come fanno la maggior parte degli utenti.

         RM: E cosa vuoi fare?

         RdC: Qualcosa che ti faccia stare meglio.

         RM: Cosa?

         RdC: Sei a casa da sola?

         RM: Sì

         RdC: Ora ti chiamerò tramite l’app. Solo chiamata, niente video.

Sono un po’ in ansia, sentirai la mia voce. Mi chiedo se mi riconoscerai.

         «Ciao, RedMommy!».

Hai una voce calda, riempie la stanza dove mi trovo. Mi piace.

         «Ciao, Re di Cuori.».

         «Riprendiamo da dove abbiamo terminato. Hai uno specchio un po’ grosso vicino a te?».

         «Va bene. Sì, quello della armadio.».

         «Perfetto. Di quello che farai ora io non voglio avere nessuna immagine, ne video. Lo fai per te. Alzati in piedi. Spogliati completamente e guardati allo specchio. Cosa vedi?».

Non so bene cosa vuoi sapere. Cosa dovrei dirti? Mi concentro e mi guardo allo specchio. Sono una bella donna.

         «Vedo una donna di 37 anni. Un bel volto ancora privo di rughe, due occhi azzurri molto dolci e una cornice di lunghi capelli color rame. Vedo un corpo in forma, due spalle e due braccia forti. Vedo un ventre snello, anche se con i segni della gravidanza: non ho più l’addominale scolpito, ma un po’ di pancia poco tonica. Vedo due gambe toniche e i fianchi di una madre. Vedo un seno generoso e un bel culotto grande e sodo. Vedo un sesso depilato e sensibile. Vedo una bella donna.».

         «Sembri proprio una bella donna da come ti descrivi. Ti ringrazio. Ora andiamo oltre. Guardati bene. Oltre al tuo corpo, che sembri apprezzare, cosa vedi?».

Mi concentro. Non so bene perché lo stia facendo. Non so nemmeno cosa mi ha spinto a descriverti il mio corpo in quel modo, ma sento che è quello che devo fare.

Noto i segni della gravidanza: il ventre non scolpito, il sesso allargato e i capezzoli coi segni dell’allattamento.

         «Vedo una madre.».

Noto la fede al mio anulare.

         «Vedo una moglie.».

         «Che altro?».

La tua voce è calda. Seducente. Il mio occhio cade sul mio sesso. È arrossato. I miei capezzoli induriti. Mi sento …

         «Vedo una donna con dei desideri, con le sue voglie.».

         «Vuoi realizzare questi desideri, soddisfare le tue voglie?».

         «Sì!».

         «Vuoi toccare il tuo corpo in questo momento? Darti piacere?».

Non so cosa stia succedendo, ma più fisso il mio corpo e più voglio dargli piacere.

         «Sì, voglio toccarmi.».

         «Come ti tocca tuo marito?».

         «Non… non lo so. Credo di no. Lui è … delicato.».

         «E tu mi hai descritto un corpo forte, giusto? Non vuoi che lo si tocchi in modo delicato?».

         «Sono forte. Ho un corpo forte. Voglio di più della delicatezza.».

La mia mano si sta muovendo in automatico verso il mio sesso, ma tu mi blocchi.

         «Non ancora!».

È come se sapessi cosa stavo per fare. E mi ordini di fermarmi. E io ti obbedisco.

         «Non è questo il modo. Se lo facessi qui con me ti sentiresti ancora in colpa. Non sei ancora pronta per questo. Ecco cosa farai. Appena mi sarò disconnesso, prenderai una sedia e la metterai davanti allo specchio. Ti siederai e ti darai piacere. Le tue mani sul tuo corpo non saranno delicate. Saranno in preda alla foga, al desiderio. Se te la sentirai potrai perfino prenderti a sberle i seni, o addirittura il tuo stesso sesso. Dipende da te. Non sei una principessa fragile. Sei una moglie e una madre, ma sei anche una donna e una persona con i suoi desideri e le sue necessità. E nessuno può farti sentire in colpa per questo. Ora godi per te stessa!».

Ti disconnetti.

In un istante afferro la sedia alla scrivania e la posiziono davanti allo specchio. Mi siedo, allargo le gambe. Sono già bagnata all’idea. Le mie mani si concentrano sui seni. Afferrano le mie tette a partire dalla base e poi le spremono salendo fino a strizzare i capezzoli, provocandomi un piacevole dolore. Il ricordo va subito a morsetti di mia figlia quando ancora la allattavo. Dei bei ricordi.

Una mano resta concentrata a stimolare il mio seno sinistro, mentre la mano destra preme sul clitoride in senso orario e poi antiorario. È una pressione forte, non certo come quella di mio marito. Mi piace così. Sento il piacere che sale, l’orgasmo che si avvicina e mi viene in mente la sberla che a cui avevi accennato. In un momento di puro istinto, mi tirò un leggero schiaffo sulla patata. Sento una scossa che si pervade in tutto la pancia, fin dietro alla schiena. Ne voglio ancora. Riprendo a darmi piacere e vicino all’apice un altro schiaffo più forte. Vedo riflesso nello specchio il mio volto. L’espressione scossa e goduriosa. Anche quella sono io, anche quella è una parte di me. La mano sinistra strizza forte uno dei miei capezzoli, mentre tre dita della destra sono dentro il mio sesso in posizione di uncino. Lo stimolo è forte. Il capezzolo fa male e la mano destra si muove dentro di me molto veloce e in modo molto rude. Sto provando un piacere animalesco, mai provato prima. Fisso il mio riflesso allo specchio. Il volto rosso e sudato, così come lo sono i miei seni e il mio sesso. La bocca aperta a prendere più aria possibile. La mia pancia si alza e si abbassa velocemente come se stesse pompando al mio sesso il piacere che sento salire. Un gemito liberatorio rompe il silenzio, quando l’orgasmo prende possesso di me e un getto di umori si infrange sul vetro dello specchio distorcendo il riflesso del mio corpo contorto dal piacere.

Il mio corpo è pesante. Le mani e la gambe si lasciano cadere a penzoloni e tutto il mio peso è sorretto dalla sedia. Sono sfinita, ma felice. Ho goduto davvero tanto. E l’ho fatto per me stessa. Non pensavo a niente e nessuno. E devo ringraziarti. Non mi sento in colpa, anzi. Ho capito che il piacere che voglio, i miei desideri sono solo miei. Non ho bisogno del permesso di nessuno per realizzarli. Però ammetto che non ce l’avrei fatta da sola. C’è una cosa di cui sento la necessità ora, o meglio la voglia. Voglio la tua guida!

Nella raccolta:

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Scritto da:

Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

Un commento

  1. Gisella
    02/05/2023
    14:24

    Woow

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