La donna delle pulizie

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Categorie: Etero, Tradimento
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Ciao a tutti. Mi presento. Mi chiamo Andrea e ho 32 anni. Vengo da una famiglia di imprenditori e abbiamo un gruppo molto influente a livello internazionale. Mio padre e mia madre lo hanno costruito da zero ed ora che possono godersi la pensione, lo hanno lasciato in gestione a me.

Ha 32 anni mi ritrovo ricco con un’azienda che va a gonfie vele. Sono sempre stato un ragazzo coscienzioso, mai fumato, mai fatto uso di droghe e mai abusato di alcol. Sempre tra i primi della classe e laureato con il massimo di voti alla facoltà di economia. A detta di tutti sono un bel ragazzo e ho sempre curato il mio fisico e il mio outfit. Questo mi ha sempre aiutato molto con le ragazza, l’unico mio vero punto debole. Non posso fare a meno di loro.

Un punto dolente è stato proprio questo aspetto. Essere alla guida del gruppo di famiglia non mi lascia affatto tempo per coltivare questa mia “passione”. E’ ormai qualche mese che vado avanti con Federica, la mia fidata mano destra, e sento la necessità di avere una donna. E’ un lunedì mattina quando il mio occhio cade sulla donna delle pulizie. Una donna campana sui cinquant’anni, 47 per essere precisi. Lavora da poco da me e devo ammettere che ha un suo “non so che”.

Capelli castani e un viso abbastanza grazioso, nonostante qualche ruga dovuta all’età. Ha un bel paio di tette grosse e un paio di chili di troppo, ma nel complesso è una MILF fatta e finita.

Quel lunedì ho una riunione in ufficio, che però salta all’ultimo momento. Decido quindi ti tornare a casa prima e la trovo in salotto che spolvera i mobili e intanto piange.

         «Rosa, perché piangi?».

         «Mi scusi, signore. Pensavo di essere sola, mi ricompongo subito.».

Si rimette in fretta a pulire, ma io la fermo.

         «Non me ne frega niente delle pulizie, perché piangi?».

La faccio accomodare sul divano e inizia a raccontarmi tutto tra le lacrime.

         «Mio marito fa il camionista ed è sempre in giro per lavoro. Mia figlia si è iscritta all’università e si paga l’iscrizione perché il nostro stipendio va tutto per l’affitto, cosa che tra l’altro non avremo più perché entro la fine del mese dovremo sgombrare la casa. Non so cosa fare. Non ho un posto dove andare. Dovremo andare a dormire agli ostelli dei poveri. Mi sento crollare il mondo addosso.».

         «Da quanto tempo hai questi problemi?».

         «Da parecchio. Ma adesso lo sfratto dalla casa…».

         «Non devi preoccuparti di quello. Ti troverò io un posto dove andare!».

D’istinto mi abbraccia e sento la sua quinta che preme contro il mio petto. Resisto all’idea di approfittarne. Mi congedo dicendole che nei prossimi giorni le avrei fatto sapere per la casa.

         «Buongiorno, signore. Non vorrei disturbarla ma…».

         «Ah, Rosa proprio te cercavo. Preparami un caffè per favore. Subito!».

La donna resta un po’ basita dal mio modo freddo e distaccato, ma esegue la mia richiesta. Non osa parlare per chiedere della casa.

Passano altri giorni e Rosa è sempre più tesa. Ha paura di avermi dato un fastidio e non osa chiedere per paura di essere licenziata. Cosa che del resto accade.

È domenica e sento suonare al campanello della mia villa. È lei.

La faccio entrare. E’ veramente presto e indosso solo una vestaglia che ho preso di sfuggita appena alzato dal letto – dormo nudo.      

         «Rosa, cosa ci fa qui di domenica?».

Lei è furiosa. Inizia a sbraitare, ma verso la fine la rabbia lascia spazio alle lacrime di disperazione.

         «Io… mi ero fidata di voi… avevate detto che mi avreste aiutato… e ora … ora mi hanno licenziata… cosa ho fatto di male!».

Cerco di prendere la parola, ma è un fiume in piena. Le tappo la bocca con la meno e la faccio entrare. La cintura della vestaglia si slaccia e si intravede il mio membro che fa capolino tra le pieghe del tessuto. Lei lo nota, ma non dice nulla.

         «Parlo io!».

Le tolgo la mano e finalmente resta in silenzio.

         «Ti ho fatto licenziare io. Perché da domani sarai assunta direttamente da me. Avrai uno stipendio più alto dei 700 euro al mese dell’agenzia. Sarai la mia domestica a tempo pieno. Questo lavoro ovviamente comprende anche l’alloggio. Ci sarà una camera per te e una per tua figlia in questa villa.».

         «Verremo a vivere qui?».

È incredula.

         «Sì. Sempre se tua figlia e soprattutto tuo marito accetteranno.».

Le lascio qualche giorno per rifletterci e parlare con la famiglia.

La risposta è sì.

La figlia di Rosa, si chiama Manuela ed è una ragazza molto bella, snella ma con il seno prosperoso della madre. Ha 23 anni. È sempre fuori di casa, tra università e lavoro come cameriera in un bar tutte le sere.

Rosa è sempre cordiale. Scopro essere molto brava a cucinare e molto abile nel prendersi cura della casa. Il marito si chiama Enzo e, come anticipato dalla donna, è spesso fuori casa per lavoro.

La mia nuova domestica fa di tutto per ringraziarmi. Mi dice spesso che l’ho salvata dalla mensa dei poveri. E sembra essere molto attenta a tutti i miei bisogni. La figlia invece è più distaccata, ma forse sente meno questo essere in debito rispetto alla madre.

Tutte le sere chiede a che ora ho la sveglia e, la mattina successiva, viene lei di persona a svegliarmi e mi fa trovare la colazione già pronta.

Una mattina non sento bussare alla porta della camera e non mi sveglio. Passa una seconda volta e una terza. Preoccupata entra e apre le tende, facendo entrare la luce. Si gira verso il letto per svegliarmi, ma la luce lo aveva già fatto.

Apro gli occhi e la vedo davanti al letto, rossa in viso e con gli occhi rivolti verso il mio membro che mostra un notevole alza bandiera mattutino.

         «Mi mi mi mi … scusi, signore. Io…».

         «Colpa mia. Non ti ho detto che dormo nudo.».

La donna si gira di scatto e continua a scusarsi.

         «Vado a prepararle la colazione.».

Senza che io possa parlare, esce di corsa diretta in cucina.

Sorrido. La sua faccia imbarazzata mi ha fatto eccitare ancora di più.

Scendo in cucina. Siamo solo io e lei. La figlia è rimasta a dormire dal ragazzo.

         «Mi scusi ancora, signore. Le giuro che non capiterà più.».

         «Scusami tu. Mi sono dimenticato di dirti che dormo nudo. Spero di non averti dato fastidio.».

         «Che fastidio. Un bel vedere così…».

La donna si tappa subito la bocca. Le è sfuggito il pensiero.

         «Se ti piace così tanto puoi svegliarmi così tutte le mattine!».

La mia battuta la rende ancora più imbarazzata.

Da quella mattina noto che, nei momenti morti, lo sguardo di Rosa cade spesso sul mio cavallo. “Le è davvero piaciuta la vista, allora!” penso.

Dopo qualche settimana di prova le faccio firmare il contratto di assunzione.

         «Signore, qua vedo una voce bonus cura della persona. Per cos’è?».

         «Per la cura della persona.».

         «Sì, ma nel concreto?».

         «Se ti prenderai cura di me in modo particolare avrai dei bonus.».

È in imbarazzo. Capisco subito a cosa pensa.

         «Signore… mi scusi, ma intende … ecco … se faccio sesso con lei?».

         «Credi che ti pagherei per fare sesso con me?».

Diventa subito rossa.

         «Mi scusi, non volevo insinuare che…».

         «Rosa. Ti scusi troppo. Non ti ho fatto nessun favore assumendoti a lavorare per me. Non ti regalo niente. Quello che hai te lo guadagni con il lavoro. Non devi sentirti in debito.».

Resta in silenzio.

         «Comunque, signore, se è quello che desidera … ecco … io…».

Inizio a pensare che sia lei a volerlo più di me.

         «Rosa, non sarò io ad abusare della mia posizione come datore di lavoro per avere favori sessuali da te.».

La sua risposta in un certo senso mi spiazza.

         «Non abuserebbe della sua posizione se fossi io a offrirglieli, giusto?».

Sorrido.

         «Immagino di no. Cosa vuoi dirmi, Rosa?».

         «Ecco, signore. Vorrei guadagnarmi quei bonus prendendomi cura in tutto e per tutto di lei.».

         «Parla chiaro!».

         «Se mai avesse dei desideri di quel tipo… chieda senza problemi. Sarò felice di prendermi cura di lei.».

Mentre lo dice è rossissima in viso.

         «Lo farò sicuramente.».

Me ne vado diretto in ufficio.

Quando rientro la sera. È nuovamente da sola.

         «Rosa, dove sono tutti?».

         «Siamo soli stasera. Mia figlia lavora e poi sta dal ragazzo, mio marito è in Germania per i prossimi due giorni. Le preparo la cena?».

         «No, riempimi la vasca da bagno.».

La donna si precipita subito nel mio bagno personale e prepara la vasca coi Sali da bagno.  

La raggiungo in bagno. Indosso i pantaloni e la camicia.

         «E’ pronta, signore. Io andrei a preparare la cena. Se non le serve altro…».

         «Lascia stare la cena. Chiudi la porta e vieni qui!».

Esegue.

         «Signore, cosa devo fare adesso?».

         «Spogliami!».

La donna in imbarazzo mi sbottona la camicia. Mi leva i pantaloni. Mi abbassa le mutande e si ritrova il pene davanti agli occhi. Lo fissa.

Io entro in vasca, mentre lei resta in piedi a guardare mentre mi rilasso.

         «Cosa hai fatto oggi, Rosa?».

La donna inizia a raccontarmi la sua giornata. Di cosa ha pulito. Che è andata a fare la spesa, ecc.

         «Dimmi, Rosa, hai mai lavato tuo marito?».

         «No, signore. Non me lo ha mai chiesto e … non siamo soliti a fare questo genere di “giochi di coppia”.».

         «Con me invece dovrai iniziare a farlo. Lavami la testa ora. Massaggia bene, amo questo genere di cose.».

La donna si mette in ginocchio fuori dalla vasca, prende lo shampoo e inizia a pulirmi i capelli. Massaggiando bene il cuoio capelluto. Davvero piacevole.

         «Sei molto brava!».

E’ in imbarazzo.

         «Prendi la spugna e passa al corpo.».

Pulisce con dovizia il mio petto, i miei addominali, la mia schiena, i piedi e le gambe.

         «Signore, anche lì?».

Chiede imbarazzata.

         «Sì, ma lì non con la spugna. Usa le mani!».

La donna strofina le sue mani sulle mie natiche e poi sul mio pacco, massaggiando con delicatezza anche i testicoli.

         «Che tocco delicato!».

Sorride.

Senza che lo chieda esplicitamente, inizia a farmi una sega. Sento la sua mano e l’acqua calda che massaggia a sua volta tutto il mio sesso.

         «Fermati!».

Mi alzo in piedi nella vasca e con il piede tolgo il tappo.

         «Sciacquami!».

Esegue. Esco dalla vasca.

         «Asciugami!».

Mi tampona dolcemente con un telo di spugna.

         «Signore, resta così a metà?».

         «Scegli tu!».

La donna lascia cadere il telo, afferra il mio pene con una mano e se lo porta alla bocca.

         «Ottima scelta!».

Inizia a succhiarmelo con dovizia. La sua lingua mi stimola la cappella, mentre le sue mani accarezzano le mie palle.

Aumenta il ritmo sempre di più.

Sto per venire. Lo tolgo dalla sua bocca e le vengo sulla testa. Sei fiotti di sperma caldo le imbrattano i capelli castani.

         «Grazie, signore.».

         «Grazie a te. Fatti una doccia, preparo io da mangiare oggi!».

Nella raccolta:

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Scritto da:

Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

4 commenti

  1. pennabianca
    20/06/2022
    11:46

    situazione descritta molto bene! lascia spazio ad un proseguo..

  2. Laura69
    20/06/2022
    16:16

    Molto eccitante non vedo l’ora di leggere il seguito.

  3. linda
    23/06/2022
    07:55

    A questo punto la donnina delle pulizie corporali come nerrativa di una spolverata telenovelas spagnola , un classico – lei la poveretta e lui il benestante caritevole che trasgredisce essendo aristocrato , di farsi pulire con gente da poco Cosa dirano gli altri o le altre ?Aspetto il seguito anche io

  4. 05/07/2022
    09:57

    grazie. Vedremo di scrivere un proseguo che sia all’altezza…

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