La mansarda (cap.1)

Categorie: Esibizionismo, Etero
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Come è strana a volte la vita. Cerchi di incontrarla in tutte le maniere, e magari non ci riesci. Poi nel modo e nel posto che meno ti aspetti te la trovi davanti. Anche se magari non proprio come desideravi.

Dago aveva notato quella donna passare una mattina davanti alla vetrina del suo ufficio. Si era soffermata anche a leggere dei cartelli, cosa che gli aveva permesso di studiarla con maggiore attenzione. Nonostante indossasse un paio di occhiali da sole, ne era rimasto affascinato. Il modo di vestire e le sue movenze avevano subito acceso tutte le sue curiosità di uomo. Anche i colleghi si erano accorti della signora e del suo modo di guardarla e ne era nata la classica goliardia maschile, con sequela di apprezzamenti, non certo tra i più fini e originali.

Dago notò che nei giorni successivi la signora continuava a passare da quelle parti. Raccolto il coraggio e indossata la sua faccia tosta un giorno scappò fuori dall’ufficio per seguirla. Dopo pochi metri scoprì con piacere che entrava nel suo bar preferito dove conosceva i barman. La signora si accomodò ad un tavolino ordinando un caffè macchiato e una brioche.

Dago ne approfittò per avvicinarsi a Gianluca, il barman, iniziando la sua indagine. Dopo la classica presa in giro, Gianluca, come al solito, si sbottonò.

La signora era a nella zona da non tanto tempo, non si sapeva molto di lei, solo che era sposata, anche se si vedeva in giro sempre da sola, e con un’aria sempre un po’ triste. Si diceva che il marito era un dirigente molto impegnato e che la trascurava molto. Veniva quasi tutte le mattine a fare colazione verso le 10 del mattino, e poi girovagava per quasi tutta la giornata. A volte la si poteva trovare anche all’ora di pranzo. Rigorosamente un’insalata.

Dago raccolse tutte le sue informazioni e lentamente sorseggiò il suo caffè, cercando di non fissarla troppo. Non ci teneva a fare la figura dell’idiota. Cercando di darsi un tono indifferente si avvicinò alla gazzetta dello sport, commentandola con Gianluca per avere la scusa di potersi girare e poter dare delle sfuggevoli occhiate alla signora, e si accorse che anche lei iniziava a guardarlo di nascosto. Improvvisamente la signora si alzò, pagò il dovuto alla cassa e scomparve fuori dal bar. Dago rimase impietrito davanti alla sua gazzetta. Lentamente si girò, guardando il suo sogno uscire dalla porta, e tristemente si avviò a pagare e a tornare in ufficio.

Nei giorni seguenti cercò di andare al bar in coincidenza con gli orari della signora, iniziando a incontrarla sempre più spesso, ma non trovando mai lo spunto buono per parlarle.

Oramai erano diversi giorni che non la incontrava, ma continuava a pensare a lei, non riusciva a togliersela dalla testa. Quel mezzogiorno si sentiva veramente giù di corda, forse era anche colpa dei problemi che c’erano in ufficio, quindi decise di staccare un po’ andando a mangiare qualcosa. Entrò e si diresse al bancone per scegliere qualcosa da mangiare. Sinceramente non aveva una gran fame, quindi decise di optare per l’insalata, visto che era anche l’ultima. Alle sue spalle sentì una calda voce femminile. “Gianluca, riesce a prepararne una anche per me?”

“Mi spiace signora, ma non ho più insalata.”

Dago istintivamente si girò e se la trovò davanti. Era lei. Rimase per qualche istante imbambolato, ma subito riprese il controllo. “Signora le posso cedere volentieri la mia, ma ad una condizione, che si sieda a mangiare con me!” La signora lo fissò per qualche istante, che diede il tempo ad Dago di aggiungere “Odio mangiare da solo”

La signora sorrise e si tolse gli occhiali da sole mostrandogli due splendidi occhi verdi. “Sinceramente odio anche io mangiare da sola, e siccome ultimamente non faccio altro, accetto”

Gianluca volò a preparare un tavolino molto appartato. Avere dei buoni rapporti con i barman è sempre utile.

La osservò mentre andava ad appendere il lungo cappotto che la copriva. Indossava un bellissimo tailleur che seguiva le curve del suo corpo. La gonna era sopra il ginocchio, e le scarpe con il tacco slanciavano ancora di più la sua gamba ben tornita. Quando si girò fu ancora meglio. La giacca era molto scollata mettendo in risalto un décolleté da brivido.

Si sedettero al tavolo completando le ordinazioni, Dago offrì una bottiglia di ottimo vino rosso che sapeva nascosta nella cantina di Gianluca, e poi passarono alle presentazioni.

Restarono a tavola quasi un’ora durante la quale ebbe la conferma della presenza di un marito un po’ distratto, e intuendo la velata tristezza tipica di una bella donna trascurata e posteggiata in un mondo ovattato dalla quale estrarla nelle occasioni di rappresentanza.

Dago cercò di parlare il meno possibile di se stesso, ma non fu possibile evitare la sua professione. Passò quasi tutto il tempo ad ascoltarla, ipnotizzato dai suoi occhi e dall’apertura della giacca. Con rammarico la dovette lasciare, lo cercavano dall’ufficio, come al solito nei momenti meno opportuni, ma certo era nata un simpatia tra i due. Paola gli fece i complimenti come abile ascoltatore.

Sicuramente se ci fosse stata qualche altra occasione di pranzare assieme ne avrebbero approfittato.

I giorni successivi furono molto presi di lavoro, e le case spesso si fanno vedere negli orari di pranzo. Quando passava dal bar verso le 15 Gianluca lo prendeva in giro raccontandogli che la signora era venuta a pranzo e che secondo lui lo cercava. La cosa faceva venire il nervoso ad Dago.

Tra le tante cose che aveva fatto in quei giorni aveva mostrato a un grosso dirigente un appartamento da favola. Una mansarda ricostruita nuova da un sottotetto, studiata da suoi amici architetti. Era una cosa da urlo, con rifiniture pazzesche e soluzioni molto particolari. Era un appartamento su due livelli, e tra le particolarità che spiccavano cerano il pavimento in parquet trattato bianco, i bagni con vasca o doccia jacuzzi, la cucina con tutto il piano in marmo e un inserto in vetro nel pavimento del piano superiore per dare maggiore luce a quello sotto.

Si parlava di oltre 2 miliardi di lire, e in quelle occasioni si faceva eccezione a molte delle regole che si erano imposti lui e i suoi soci come orari e disponibilità verso il cliente.

Questo tizio gli era sembrato molto interessato, e addirittura gli aveva fatto una proposta molto strana. Gli aveva chiesto di fare una seconda visita con la moglie, e se a lei fosse piaciuta la casa, sarebbero andati a cena a casa sua e li avrebbero stilato la proposta di acquisto.

Dago preferiva gestire queste situazioni nel suo ufficio, dove si sentiva più a suo agio, ma il Dott. Padovan lo aveva convinto promettendogli che non avrebbe fatto alcuna discussione sul prezzo, si trattava solo di tradurre nero su bianco la sua intenzione di acquisto al prezzo richiesto dal costruttore. Dago infine accettò.

Ora era lì nella casa con il Dott. Padovan e la moglie, e si sentiva molto a disagio. La moglie del dottor Padovan non era altro che lei, la donna a cui pensava da tanti giorni, Paola Padovan. Che idiota non fare caso al cognome. Ma aveva l’abitudine di separare mentalmente lavoro e vita privata.

Si aggrappava alla sua professionalità, ma faceva molto fatica, anche perché lei questa sera indossava una gonna veramente corta con gli spacchi sui fianchi dai quali si intravedevano, quando camminava, le calze autoreggenti, e una camicetta attillata e sottile che non riusciva a nascondere l’esuberanza dei suoi seni e dei suoi capezzoli.

Lentamente girarono i 150 mq del primo livello, e giunsero infine nel livello superiore soffermandosi a guardare il pavimento in vetro che a Paola piaceva molto. Distratto dalla presenza di lei si era dimenticato di prendere prima di salire la maniglia che serviva per aprire la portafinestra che dava sul terrazzo. Dago chiese scusa e scese velocemente. Dal piano sotto guardo attraverso il pavimento in vetro Paola di sopra che parlava con il marito, ma che guardava lui attraverso lo stesso vetro. Improvvisamente fece un passo avanti posizionandosi proprio sopra il vetro e allargando leggermente le gambe.

Dago aveva notato che tutta la sera lei gli lanciava delle occhiate maliziose ma non si aspettava una mossa del genere. Rimase incantato a guardarla da sotto, con il sangue che gli martellava nelle orecchie e una immediata sensazione di tensione nelle mutande. ‘Dago qui tu ti stai giocando 2 miliardi’ la sua parte razionale pensò, e sbloccandosi all’improvviso raggiunse la maniglia. Nel percorso di ritorno non riuscì a resistere a dare un’altra occhiata, lei era sempre lì, anzi sembrava che avesse aperto ancora di più le gambe.

Non fu facile portare a termine quella visita, ma alla fine ci riuscì. A Paola l’appartamento piaceva molto, quindi come d’accordo si ritrovarono a casa Padovan per la proposta e la cena.

Prima il lavoro e poi il piacere era il motto di Dago, quindi i due uomini di chiusero nello studio a preparare la proposta, concordando le tempistiche anche della consegna delle chiavi per i lavori, mentre Paola coordinava la cena.

Tutti soddisfatti si sedettero a tavola, e con suo piacere e disagio nello stesso tempo Paola era seduta proprio di fronte a lui. Oramai chiacchieravano di vari argomenti, lasciando quasi sempre il pallino della discussione in mano al padrone di casa, che era un abile oratore. Dago si deliziava con il vino e le pietanze che erano ottime. Notando con la coda dell’occhio che Paola lo fissava spesso, e la luce nei suoi occhi era di quelle che fai fatica a resistere. Ma lui cercava di concentrare la sua attenzione sul Dott. Padovan.

Mentre mangiavano il primo però accadde qualcosa di particolare. Improvvisamente Dago senti qualcosa scivolare sulla sua gamba e risalire lentamente. Buttò un’occhiata verso Paola e vide un sorriso malizioso accennato sulle labbra. Sentì i battiti del cuore accelerare, e quando il piede di lei scivolo tra le sue gambe lui aveva già un’erezione completa.

In un primo momento si sentì molto imbarazzato, poi notò che Padovan non aveva notato nulla e continuava imperterrito. Lasciò scivolare una mano sotto il tavolo e iniziò ad accarezzarle il piede, premendoselo sull’erezione per fargliela sentire meglio. Paola continuava imperterrita, accarezzandogli su e giù il membro attraverso i pantaloni.

Forse aiutato dal coraggio che sa infondere un buon vino rosso, e per rispondere in maniera appropriata alle provocazioni di Paola, decise di sbottonarsi i pantaloni, e iniziò ad accarezzarle la pianta del piede con il suo membro. Notò nello stesso tempo che anche Paola aveva lasciato scivolare una mano sotto il tavolo, e che il suo colorito era molto più rosso di quando si erano seduti a tavola.

Inaspettatamente furono interrotti dall’ingresso del cameriere che annunciava una telefonata urgente da Hong Kong per il dottore. Padovan si alzo scusandosi, il maledetto lavoro internazionale, senza orari, “Temo che sarà una cosa lunga, se volete proseguire …” “Dottore non ho fretta, la aspetto volentieri” “Grazie, faccio il prima possibile…” E si allontanò. Dago lo seguì con lo sguardo fino a quando non si chiuse alle spalle la porta della sala da pranzo. Si girò per parlare con Paola ma non la trovò più a tavola. Improvvisamente senti qualcosa che si stringeva attorno al suo cazzo. Alzo la tovaglia e trovò Paola che impugnava il suo membro e lo guardava. “Voglio che questa sia una cena indimenticabile” e abbassò la testa ingoiandolo tutto. “Paola ma che fai… se rientra all’improvviso… “ “Stai calmo, ne avrà almeno per mezzora con Hong Kong.” E ricomincio a succhiarglielo. Era così bello perdersi nel calore della sua bocca ed era così brava che non riuscì a resisterle. Rimase per un po’ fermo a guardare la sua testa che si muoveva su e giù. Poi quando secondo lei fu abbastanza duro, iniziò a leccarlo. Si aggrappò con le mani ai suoi pantaloni facendoli scendere maggiormente per poter raggiungere le sue palle.

Dago non resisteva più. La prese per i capelli, la allontanò un poco e iniziò a schiaffeggiarla con il suo cazzo. “Ti piace prenderlo in bocca eh” le disse “Sì sì… ti prego dammelo” gli rispose Paola “Allora prendilo tutto” e le spinse giù la testa facendoglielo arrivare fino in gola. Sentiva i suoi gemiti soffocati, e iniziò a muoverla su e giù. Oramai si era dimenticato del Dott. Padovan. “E voglio anche le tue tette!!” aggiunse. Mentre Dago le muoveva su e giù la testa lungo la sua asta, lei ubbidiente si slacciò la camicetta mettendo in mostra i suoi due splendidi seni con due capezzoli grossi e duri. Il reggiseno a balconcino li esaltava ancora di più. Lei si sporse in avanti offrendoglieli. Lui glieli accarezzo con il membro. Strofinò la cappella sui capezzoli. Poi lo lasciò fermo nel solco tra i due seni. “Sai cosa devi fare” le disse. Paola si sfilò il reggiseno, strinse le tette attorno al suo cazzo e inizio a muoversi, cercando la cappella con la lingua ogni volta che spuntava tra i seni. Dago non resisteva più. La voleva, tutta, adesso. Fanculo il dott. Padovan e fanculo i 2 miliardi. La fece alzare girandola verso la tavola e le sollevò la gonna. Le accarezzò i glutei, li strinse, poi lasciò scivolare la mano sotto il perizoma trovando la sua figa bagnatissima. Le infilò dentro le dita, tre, e la senti gemere. Si alzò in piedi e la penetrò. La senti spingersi contro di lui per prenderlo tutto. Allora Dago, aggrappandosi ai suoi seni iniziò a spingere con tutte le forze e tutta la voglia che aveva di scoparla e di godere dentro di lei. Come se non bastasse la voglia che aveva lui, la sentiva stretta. La sua figa gli si stringeva attorno al cazzo come un collant elasticizzato, e mentre la sua verga si muoveva dentro e fuori la sentiva aderire completamente a lui. Era bello. Bellissimo. E lui spingeva sempre più forte, e quando la senti vibrare tutta di piacere, iniziò a schizzarle dentro la sua sborra godendo assieme a lei. Paola lasciò che lui cercasse di schizzarle dentro tutto il suo piacere, poi gli scivolò tra le braccia e andò a prenderlo nuovamente in bocca. Con la lingua e con le labbra glielo ripulì tutto, succhiandogli anche le gocce che si erano nascoste in profondità. Poi lo ricompose, baciandogli il cavallo dei pantaloni dopo averglieli chiusi. “E’ meglio che torniamo a sederci adesso” Lui continuava a fissarla mentre lei sorseggiava il suo bicchiere di vino. “Tu sei pazza, irresistibilmente pazza e bella.”

Paola si mise a ridere, e proprio in quel momento rientrò il Dott. Padovan. Dago cercò di celare il suo imbarazzo dietro un sorriso. “Cosa avete da ridere?” chiese “Siamo già scivolati alle barzellette mentre ti aspettavamo”. Padovan iniziò a raccontarne di sue, e la serata corse via quasi tranquilla, con Paola che ogni tanto da sotto il tavolo lo raggiungeva con il piede. Uscendo quasi dimenticò la proposta. L’aria fresca lo fece tornare alla realtà. Ma cosa c’era di più bello che chiudere un affare da 2 miliardi, e scoparsi una donna bellissima nello stesso tempo?

Guardandosi nello specchietto della macchina si rispose da solo. Poterla avere nel letto tutte le sere! Accese la macchina rabbioso e guidò verso casa. Il cellulare segnalò l’arrivo di un messaggio. ´Non ti dimenticare di me. Stanotte voglio essere nei tuoi sogni. Un bacio della buona notte. Paola´ Leggendo la firma del messaggio quasi passò con il semaforo rosso. Quella notte non prese sonno. La sognò comunque ad occhi aperti.

Scritto da:

Lascio che la realtà ispiri le mie fantasie che arricchisco con le mie perversioni

2 commenti

  1. linda
    02/08/2022
    11:06

    Stimulante scena ottima anche come spunto mentale per il fai da te

    1. 02/08/2022
      11:51

      Grazie 🙂

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