“La migliore spompinatrice che quello stronzo abbia mai avuto”

La mano di Tommaso era posata sui capelli biondi di Linda, il ragazzo che teneva gli occhi chiusi per poter meglio assaporare quanto gli stava praticando la ragazza. Le dita si perdevano tra le ciocche, più intente a massaggiarle il capo della studentessa che a bloccarla in quella posizione ma, sebbene tutti e tre fossero a conoscenza della cosa, aumentava ugualmente l’eccitazione generale.

   «Linda…» gemette il ragazzo, scosso da un tremito di piacere, mentre uno schizzo di sperma finiva nella bocca della ragazza. «Linda!»

   La ragazza lo lascò colare lungo la lingua, aspettandone altro, ma non fu molto: ormai il suo amante aveva dato tutta la mattina e le sue riserve di seme erano ormai prossime a zero.

   Tommaso crollò sul materasso, ansimando. Linda sorrideva soddisfatta mentre si passava un dito sulle labbra per pulirsele e poi metterselo in bocca per succhiarlo.

   «Com’è andata?» domandò. Poco mancava che si mettesse a saltare sul letto per la gioia di aver dato piacere a Tommaso. A naso, sembrava davvero soddisfatto, forse non come quando lo spompinava Tania, dovette ammettere, ma sembrava comunque meglio del giorno prima, quando gli aveva morso l’uccello.

   «Sei stata fantastica…» rispose lui, dopo aver ripreso fiato.

   «Lo dici solo per farmi contenta?»

   Lui inclinò la testa verso di lei, aprendo gli occhi illuminati dal piacere. «No, te lo assicuro».

   «Da uno a dieci » continuò Linda, «dove uno c’è… beh, quello che ti ho fatto la prima volta, e dieci il miglior pompino della tua vita…»

   «Quindi un mio qualunque pompino » s’intromise Tania, sarcastica ma non troppo.

   «…quanto mi dai?» volle sapere la biondina. «E si onesto » aggiunse, seria. «Dannatamente, fottutamente, luridamente serio».

   «Davvero, Tommaso » aggiunse l’altra, «la nostra ragazza deve essere la migliore a quella gara, fare il culo a strisce a quelle quattro troiette che pensano di saper fare dei pompini solo perché hanno una bocca. Ci serve il parere dell’esperto».

   Il ragazzo non rispose per qualche secondo, rimanendo in silenzio. A Linda parve di essere davanti ad uno di quei giudici dei concorsi culinari intenti ad analizzare la morbidezza del pandispagna, la croccantezza del cioccolato e il retrogusto di mirtillo o roba del genere, e amalgamare tutte le sue impressioni per dare un voto basato su un unico numero.

   «Diciamo…» disse lui, infine facendo una smorfia come se stesse ancora finendo di dare il giusto peso nella formulazione di un parere al colore degli strati di gelato e la scioglievolezza in bocca della glassa, «da uno a dieci… un cinque».

   Il sorriso luminoso e le spalle di Linda crollarono sotto il peso di quel giudizio. «Un cinque?» domandò. Aveva smesso di sobbalzare sul letto. Una mano di Tania si posò su una sua spalla. «Solo un cinque?»

   Tommaso sollevò le mani come a proteggersi, poi ebbe l’idea di abbassarle nei pressi dell’inguine, nel caso l’allenatrice o la praticante volessero scaricare la loro frustrazione su quanto aveva di più caro addosso, in quel momento. «Beh, sei la quarta migliore… ehm…»

   «Succhiacazzi » lo imboccò Linda, con uno sbuffo di profondo disgusto. Tania la corresse, dicendole che non poteva usare il plurale, dato che l’unico a cui l’avesse preso in bocca fosse Tommaso.

   « …amante che abbia mai avuto la fortuna di conoscere » concluse lui, cercando di migliorare la situazione.

   Linda incrociò le braccia su seno, più per nasconderlo alla vista del ragazzo che come segno di protezione, muovendo la testa con un movimento perentorio verso il muro. «Spero almeno tu abbia scopato cinque donne, così da non essere la peggiore che hai incontrato».

   Tania rise. «Scherzi? Essere la quarta con lui è come essere il quindicesimo con me: nel top di gamma degli amanti».

   Tommaso si mise a sedere. Allungò una mano e, preso dolcemente il mento di Linda, la fece girare verso di lui. Lei non provò nemmeno a fare resistenza. Un sorriso amaro solcava le sue labbra.

   «Di cosa ti preoccupi, sciocchina?» le chiese. «Il novanta per cento delle ragazze che ho conosciuto non arriverebbe al tre, e molte con più esperienza di te non avrebbero fatto meglio quanto hai fatto tu la prima volta».

   Lei si sentì un po’ sollevata. Lo ringraziò con lo sguardo.

   «Dai, sei solo alla quarta volta » aggiunse Tania, dandole una pacca sul culo nudo. «Stai migliorando parecchio. E poi mica ti ho spiegato tutto. Oh, fare una pompa non è solo metterselo in bocca e spingere la testa avanti e indietro come vedi nei porno o raccontano le tue amiche. Ci sono tecniche e trucchi, e non tutte possono immaginarsele. È come quando lui te la lecca: non si limita a muovere la lingua qua e là come se fosse una bandiera impazzita nel vento, ma usa anche le labbra, le dita e lo sguardo». La sua attenzione passò dal viso di Linda a quello di Tommaso, stringendo gli occhi e fissando intensamente il suo amante. «E quando sei prossima a venire, e allunga una mano per accarezzarti il volto… Cazzo, lo ribalterei e lo fotterei a sangue tanto mi piace quando lo fa».

   Linda vide un angolo delle labbra del ragazzo arricciarsi per la soddisfazione di dare piacere alla sua donna, felice che lei apprezzasse quel piccolo gesto. Diavolo, quanto avrebbe voluto che lui avesse un’opinione dei suoi pompini simile a quella di Tania per la carezza durante il cunnilingus….

   «Beh, io, se non vi spiace » disse Tommaso alzandosi dal letto, «devo andare un momento in bagno. Voi continuate pure senza di me, che ho bisogno di un attimo per ricaricarmi».

   «Ci mancherà il tuo dolce cazzo » lo canzonò Tania, sdraiandosi al suo posto, e battendosi una mano su una spalla per invitare Linda a mettersi accanto a lei. Quando la ragazza l’ebbe fatto, lei si girò, la penetrò con un paio di dita e la baciò. La bionda ebbe un attimo di esitazione ma poi ricambiò. Meno di dodici ore prima era praticamente vergine e adesso stava facendo sesso con un ragazzo ed una ragazza. E le stava piacendo da impazzire, con entrambi.

   Tommaso era più dolce, accomodante, e sapeva che il giudizio che le aveva dato riguardo alla sua performance non era dettato dalla volontà di farle del male ma di aiutarla a migliorare; Tania, invece, sebbene con il suo fidanzato fosse più sottomessa, come se le piacesse restare ai suoi ordini, per quanto lui non ne avesse dati fino a quel momento, con lei era autoritaria: amichevole, ma la comandava senza troppi problemi. Si comportava da insegnante, che pretendeva rispetto ed essere ripagata con atti sessuali lesbici, ma elargiva consigli e spiegazioni in gran quantità, stimolandola a fare sempre meglio. Linda dovette ammettere che Tommaso era il ragazzo che sognava, ma Tania si avvicinava molto a ciò che avrebbe voluto essere lei se non fosse stata tanto timida, sia caratterialmente che come “curriculum amatorio”.

   Rimasero un attimo abbracciate, i loro corpi che si scambiavano reciprocamente il calore, una mano di Tania che accarezzava la vulva di Linda e l’altra su un suo seno, la bionda che godeva maggiormente per la lingua che le aveva invaso la bocca e si strusciava sulla sua. Diavolo, quanto avrebbe voluto in quel momento un cazzo per godersi quella puttana dalla pelle bianca e le tette grosse…

   Le loro labbra si staccarono su iniziativa di Tania che uscì anche dalla passera e si portò le dita davanti al viso. Colavano di desiderio. «A quanto pare sono brava anch’io con i ditalini, a guardare come stai colando».

   Linda arrossì al pensiero che si era eccitata nell’immaginarsi lei sopra Tania che la scopava con violenza con un cazzo grosso quanto un braccio, facendola urlare di dolore e sborra che schizzava dalla sua fica. «Eh, sì » mentì.

   «Comunque, visto che continui a spompinare davanti ai miei occhi il mio ragazzo » disse la mora, sdraiandosi e aprendo le gambe, «perché non paghi pegno dimostrando che lui non te la lecca per niente? Sei la ragazza che me l’ha leccata meglio in tutta la mia vita, e posso assicurarti che non sono state solo due».

   Linda sorrise alla battuta di Tania. Cercò di provocarla, curiosa di sapere cosa avesse fatto prima di conoscere Tommaso. «Non vorrei apparire maleducata » disse, gattonando verso la posizione in cui poter avere una buona posizione sull’inguine della sua maestra, «ma da come ne parli, sembra tu abbia avuto parecchi… uhm…»

   Tania scoppiò in una risata. «Hai forse paura di farmi pensare che mi credi una troia? Ah, ma lo sono! Ho sempre amato il sesso, e ho sempre cercato uomini nuovi che sapessero darmi il piacere che mi merito. Che gli altri pensino male di me mi importa poco, soprattutto quando ho Tommaso nella tua stessa posizione e mi ritrovo a gridare per un orgasmo e a squirtare».

   La bionda perse la propria concentrazione su quanto stava per fare nel ricordare le due esplosioni di piacere che Tommaso aveva causato dalla figa di Tania. La prima volta, la sera precedente, era rimasta scioccata nel vedere lui che sembrava fare del male alla ragazza, e questa avere il più potente orgasmo che potesse immaginare; la seconda, invece, era rimasta in religioso silenzio, osservando come le mani del ragazzo combattessero per dare piacere alla sua fidanzata, sforzandosi in quello che sembrava una lotta contro il corpo di Tania. Linda non aveva detto nulla, se non invidiato a morte la sua insegnante mentre sembrava avere le convulsioni e contorcersi nel letto in una parodia di dolore che però era piacere allo stato più selvaggio. Vederla ansimare tra le coperte bagnate e contorte, semi-stordita, le aveva fatto male due volte: prima per il piacere che aveva sperimentato, e poi per la fiducia che riversava nel suo uomo, che in un paio di occasioni l’aveva fermata prima che cadesse dal letto e si facesse male, e poi sdraiandosi accanto a lei e coccolandola finchè non era riuscita a respirare normalmente e a riprendersi.

   Si rese conto solo in quel momento che Tommaso amava anche lei, non lo metteva in dubbio, ma era di Tania e lei non avrebbe mai potuto sperimentare quelle sensazioni così intense e meravigliose. Il principio di una lacrima si formò nel suo occhio destro.

   «Terra chiama Linda » disse Tania. «Ci sei, Linda?»

   La ragazza scosse il capo, scacciando i suoi pensieri. «Oh, perdonami, io…»

   Il telefonino della studentessa vibrò rumorosamente sul comodino come un vecchio macinacaffè, accanto a quello dei due abitanti della casa, attirando la loro attenzione.

   «Scommetto che la suoneria fa meno casino » suppose Tania, mentre la bionda prendeva il cellulare e lo sbloccava dopo essersi seduta accanto a lei. «Fammi indovinare: sono i tuoi genitori che si chiedono che fine tu abbia fatto».

   Linda sorrise. «Ma no, li ho informati ieri sera che sarei stata a casa di un’amica per tutto il weekend. Hanno comunque voluto un numero di telefono e ho dato il tuo, dicendo fossi la madre » aggiunse, nascondendo malamente l’ironia sul proprio volto. «Quindi, nel caso dovesse comparire un numero che non conosci sul tuo telefono…»

   «Se mi chiedono cosa stai facendo rispondo che stai studiando anatomia comparata e impollinazione » rispose Tania, mostrandole il dito medio ma ancora più divertita di lei.

   Linda ridacchiò, tornando a concentrarsi sul proprio smartphone. Sullo schermo era apparsa la notifica di un messaggio su WhatsApp. Quando lo aprì, comparve un’immagine: era stata mandata dagli organizzatori della gara di pompini e, sotto un paio di righe di testo, che diceva di cliccare su una scritta e aprire una pagina Facebook dedicata agli eventi, appariva il gruppo di giudici. Linda li conosceva di vista, poiché spesso organizzavano feste e cose del genere, sebbene la ragazza non vi avesse mai preso parte. Erano conosciuti come “la banda dei quattro”, e provenivano da diverse classi della N. Sandrini: tre, Adriano, Michele e Daniele, erano ripetenti, il primo tante di quelle volte che, scherzando, sosteneva che lo avrebbero fatto bidello onorario, mentre Enrico, quello che raccoglieva le iscrizioni fuori dall’istituto scolastico, era quello entrato per ultimo nel gruppo, e l’unico che non era mai stato rimandato.

   La foto dei quattro le ricordò quelle delle boyband, sebbene molto più casereccia: erano seduti su delle pile di gomme, in atteggiamenti che, per la ragazza, dovevano essere di seduzione. Più o meno. La differenza principale con le foto delle boyband vere, comunque, era ascrivibile al fatto che in quelle nessuno aggiungeva un fallo sovradimensionato ai cavalli dei pantaloni dei musicisti. Un lavoro di fotomontaggio nemmeno troppo professionale, in effetti.

   «Non so gli altri » disse Tania, sporgendosi dietro Linda e indicando uno dei giudici, «ma posso garantirti che questo non ce l’ha di cinquanta centimetri».

   «Adriano?» chiese Linda, comprendendo cosa intendesse la sua maestra. E domandandosi chi non si fosse portata a letto. «Lo hai…?»

   L’altra abbassò la voce. «Non dirlo a Tommaso, anche perché credo abbia comunque perso il conto di tutti quelli che mi sono fatta, ma quello stronzetto l’ho sverginato io».

   La bionda guardò con nuovo interesse il ragazzo nella foto. Lo conosceva di vista, non avendo mai parlato con lui. Era alto e magro, con un sorriso sempre stampato sulla faccia che lo faceva risultare simpatico a tutti. Era il leader dei quattro, costantemente circondato da altri ragazzi che volevano risplendere di luce riflessa e sembrare fighi anche loro. Sebbene non quanto Daniele, Linda lo trovava carino, con quegli occhi azzurri, e aveva un bel viso: non poteva dare torto a Tania per esserselo fatto. No, si corresse: era lui che aveva avuto la fortuna di scoprire il sesso con lei.

   «Quando ero in quinta » spiegava la mora, nel frattempo, «lui era in terza. O in quarta. Non ricordo. In ogni caso aveva messo in giro la voce che lui mi aveva castigato, una notte, facendomi godere».

   «E non era vero?» domandò Tania.

   «Ovvio che no » rispose l’altra, ridendo. «Lo diceva per cercare di attirare le attenzioni delle altre ragazze, e farsi bello davanti ai suoi amici. “Va’, Adriano si è fatto Tania la tettona, che mito!”, avrebbero pensato. Quando mi è arrivata la voce, ho pensato che avrei dovuto sputtanarlo, quello stronzo. Ma aveva un bel faccino, ed una personalità magnetica. In fondo non mi dispiaceva. Un giorno che avevamo quella cazzata di riunione di istituto, sono andato a prenderlo tra i suoi amici. Lui mi guardava spaventato, pensando: “adesso dice a tutti che ho raccontato un balla e mi sputtana”, ma io gli ho detto con un sorriso: “Ehi, maschione, mi sei mancato”, facendogli segno di seguirmi. Lui non sapeva se svenire o mettersi a saltare dalla gioia. I suoi amici se applaudire o mangiarsi il fegato dall’invidia. In ogni caso lui mi ha seguito come un condannato a morte segue il secondino che lo scorta alla camera a gas, forse pensando che gliene avrei cantate quattro comunque, sebbene non davanti ai suoi soci. Ci siamo chiusi in un’aula deserta, e gli ho detto che non mi andava mettesse in giro certe voci false. Lui stava per mettersi a piangere. Mi ha detto di essere ancora vergine».

   Linda non riusciva a credere di cosa stesse sentendo. E ancora meno per l’interesse che provava verso quel racconto. «E…» la incitò, incantata. Era dai tempi delle storie che le narrava sua nonna quando aveva tre o quattro anni che non aspettava con tanta partecipazione la conclusione della vicenda.

   Tania sollevò le spalle, come se fosse stata normale routine. Un’altra noiosa giornata d’ufficio. «Beh, mi dava fastidio che raccontasse una storia falsa su di me, quindi l’ho resa vera. Gli ho abbassato le mutande, l’ho sdraiato a terra e l’ho cavalcato. Sì, nulla di che, in effetti: era talmente eccitato che credo sia durato fino al quarto colpo. Comunque, è stato soddisfacente vedere il bianco dei suoi occhi mentre mi veniva dentro, la bocca aperta come se stesse avendo un’apparizione. Mi ha divertito così tanto che, quando si è ripreso, gli ho fatto un pompino contro un muro». Tania sorrise divertita. «Il bastardello mi ha giurato amore eterno, dopo quella volta, e in un paio di occasioni gli ho chiesto dei favori, ripagandolo in natura. Penso che se gli promettessi una pompa, salterebbe nel fuoco pur di averla».

   Linda era affascinata dall’idea di comandare gli uomini con il proprio sesso. Ne aveva sentito parlare. Si era sempre chiesta se fosse davvero possibile, ma Tania aveva fugato ogni dubbio. «E… com’è… a livello…» balbettò, curiosa. Si era sempre chiesta come ce l’avesse uno come Adriano, un leader nato.

   «Com’è messo a cazzo, intendi?» disse Tania, togliendola dall’imbarazzo di completare la frase. «O come amante? Onestamente, non ce l’ha più grande di quello di Tommaso, che è un bravo ragazzo e tutto il resto ma se la natura gli avesse aggiunto un qualche centimetro in più non mi sarebbe dispiaciuto. Come amante… beh…» non aggiunse altro a parole, ma dalla smorfia e dal movimento circolare delle mani Linda capì che era più simile a quello che l’aveva scopata in giardino che all’uomo che l’aveva amata in quel letto.

   «Comunque, cosa dicono?» domandò Tania, tornando al messaggio che Linda aveva ricevuto.

   «Oh » fece quest’ultima, che a parlare di Adriano aveva completamente scordato perfino il telefono che impugnava ancora. Toccò l’immagine e si aprì la pagina dell’evento pubblicato su Facebook. Linda lesse velocemente, poi fece un riassunto a Tania. «Dunque, la gara inizierà venerdì pomeriggio dopo le lezioni alla vecchia segheria…»

   La mora la interruppe. «La vecchia segheria? Quella nei boschi a mezz’ora dalla strada?»

   «La conosci?»

   Tania sospirò, lasciando intendere che lì vi era stata diverse volte. «Ironico, comunque, che organizzino una gara di pompini in una segheria » disse. «Allora una gara di seghe dove la farebbero?»

   Linda sollevò le sopracciglia. «In un distributore di benzina abbandonato?» rispose, ironica.

   L’altra la fissò confusa per qualche istante, poi comprese. «Sei troppo intelligente, ragazzina » la rimproverò, bonaria.

   La bionda sorrise, tornando a spiegare. «Comunque, essendo quattro giudici ci saranno quattro ragazze in gara. Siamo in quindici a gareggiare, quindi ci saranno quattro giorni di gara per le semifinali. Ogni giudice decreterà la migliore che lo ha… spompinato, e il quinto giorno le quattro finaliste faranno una pompa ad un giudice diverso, e verrà scelta la migliore».

   Tania rimase un attimo in silenzio. «E tu quando parteciperai?»

   Linda tornò a guardare sul telefonino, scorrendo il testo. In fondo trovò le giornate. «Io il terzo giorno. Tra due lunedì, in pratica, e… ah, cazzo… mi tocca quello stronzo di Michele…» La ragazza fece una smorfia di delusione. «Mi guarda come se fossi impestata».

   «Quindi, quanto?» domandò Tania, contando con le dita. «Beh, dai, hai otto giorni per diventare la migliore spompinatrice che quello stronzo abbia mai avuto». Allungò un braccio attorno alle spalle di Linda. «Vedrai che farai faville».

   «Speriamo » sussurrò la ragazza. «L’importante è essere stata qui con voi». “Soprattutto con Tommaso”, aggiunse, ma solo mentalmente.

   E proprio in quel momento il ragazzo rientrò in camera. «Allora, mi sono perso qualcosa di eccitante?»

   «Oh, Linda ha appena scoperto quando parteciperà alla gara » annunciò Tania, fin troppo eccitata per l’idea. Sembrava quasi volesse essere la sedicesima partecipante.

   Nemmeno fosse stato il negativo della ragazza, Tommaso non parve troppo contento della notizia. Emise solo un verso basso e silenzioso, come se avesse voluto confermare di aver sentito. «Beh, allora sarà meglio se facciamo esercitare la nostra ragazzina » disse, guardandola con uno sguardo che fece sentire a Linda il cuore come un fiore che sbocciava. «Magari prima la portiamo allo stato d’animo adatto a esercitarsi».

   «Eh, abbiamo capito che ti piace leccargliela » disse annoiata Tania, mentre il suo telefono lanciava un paio di note di quello che sembrava l’inizio di una canzone degli Artic Monkey. Lo prese, lo sbloccò e lesse il messaggio. Sbuffò. «Che coglioni. Quella carogna di Pina si è messa ancora in malattia: domani mattina mi tocca lavorare».

   «Pina?» domandò Tommaso. «Non ricordo di aver mai visto nessuna Pina nel supermercato dove lavori».

   La mora fece spallucce. «Ovvio, è sempre in malattia, tipo “Il malato immaginario” di… coso lì…»

   «Moliere » esclamarono contemporaneamente Tommaso e Linda. Stupiti di conoscere entrambi l’opera teatrale, si guardarono e sorrisero.

   Tania li fissò, apprezzando ben poco quanto stava vedendo. «E non scopate quando non ci sono!» li redarguì, e le sue parole lasciavano intuire che non stava scherzando.

   Linda abbassò lo sguardo. «Ne approfitterò per fare i compiti».

   «Una cosa che non mi manca affatto degli anni della scuola » commentò Tommaso. «No, in realtà mi manca ben poco della scuola, se non il fatto che non dovessi lavorare. Comunque, se posso darti una mano, Linda…»

   «Basta che non sia anatomia comparata!» sbottò Tania, scatenando una risata da parte di Linda.

   Una risata nervosa, in realtà, ma sperò che nessuno dei due se ne rendesse conto.

Continua…

Nella raccolta:

Una storia di amore, rivalsa e pompini.

Scritto da:

Sedicente autore di racconti erotico, in realtà erotomane con la passione della scrittura creativa. Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, i miei contatti sono: 📧 william.kasanova@hotmail.com 📱 https://t.me/WilliamKasanova

4 commenti

  1. PaoloSC
    01/07/2024
    10:09

    È diventata una droga.
    Non vedo l’ora di leggerti…

    1. William Kasanova
      01/07/2024
      15:30

      Grazie Paolo, mi auguro che il proseguimento ti appassioni allo stesso modo 😉 (considera che questo è il primo atto e sto ancora introducendo i personaggi e preparando l’evoluzione della storia che seguirà, in cui accadranno molto cose).

  2. Loretta
    01/07/2024
    12:08

    Erotici, senza essere volgari.
    Ottima tastiera

    1. William Kasanova
      01/07/2024
      19:13

      Grazie mille, Loretta. Sono felice che ti stia piacendo, spero che la continuazione del racconto ti piaccia altrettanto.

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