La padrona del Cartago.

“Anche tra criminali ci può essere gentilezza!”.

Era una frase che avevo sentito dire da un ospite che tempo addietro era venuto alla tenuta a parlare con il duca. Non mi sorprendeva che quel viscido essere avesse contatti con la malavita locale. Ma fu una frase che mi ispirò e che mi tornò molto utile alcune settimane dopo la mia liberazione.

Io e Luc avevamo ottenuto il tanto agognato certificato di libertà, e con esso lo sfratto dalla tenuta. Lady Elen in gran segreto mi aveva donato un notevole gruzzolo per poter sopravvivere. La mia idea però era diversa. Non potevo spendere quei soldi per il cibo, così per qualche giorno ci procurammo viveri rubando dalle bancarelle dei mercanti. Le alternative che avevamo erano solo due: trovare un lavoro di basso rango e vivere onestamente da uomini liberi, oppure darsi alla malavita. La prima opzione avrebbe implicato il dover abbandonare l’idea di riprendermi Arianna e di farla pagare al re e a coloro che avevano portato alla mia schiavitù. Non potevo accettare di vivere questa eventualità.

Il mio obbiettivo era farmi strada nel mondo oscuro della criminalità e avere così gli strumenti per poter avere la mia vendetta.

L’occasione che avrebbe cambiato la mia vita arrivò con l’incontro con Linda.

Ci trovavamo a Taled nella capitale della regione di Taleled controllata dal duca di MadGrave. La città era una delle più grandi del regno di Makeri, seconda solo alla capitale reale. La pianta di Taled era circolare: al centro era situata la cittadella fortificata circondata da mura, dove si trovava il palazzo del governo della regione e la casa cittadina del duca, mentre la tenuta dove ero stato schiavo si trovava a diverse miglia dalla città. In una cerchia intermedia si trovavano le case di ricchi mercanti e aristocratici con le loro attività, anche questa circondata a sua volta da un secondo strato di mura. Infine la periferia della città era formata dalle case degli artigiani e dalle loro botteghe. All’esterno delle ultime mura, le più esterne si trovavano le capanne dei contadini e degli allevatori con le loro fattorie. La città era tagliata a metà da un largo corso d’acqua navigabile che rendeva facili i collegamenti mercantili con la vicina città di Portus, che si affacciava sul mare.

Era primavera e le giornate iniziavano ad essere piuttosto calde. Avevamo trovato un posto fuori dalle mura intermedie dove poter dormire all’aperto. Quella mattina fummo svegliati dalle urla di una donna e dall’odore pungente di fumo. Una colonna nera si alzava da dietro le mura. Andammo a controllare e ciò che vedemmo ci colpì profondamente. Un edificio di almeno tre piani completamente in fiamme. Un gruppo di uomini armati teneva lontane le persone che cercavano di spegnere il fuoco e tenevano immobilizzata una donna sulla quarantina. Una bella donna in un abito rosso mattone abbastanza succinto. Sicuramente faceva il nobile lavoro più antico del mondo.

Un gruppo di incantatori teneva le fiamme sotto controllo, in modo che non si spargessero per il resto del quartiere e le estinsero quando l’edificio fu completamente raso al suolo.

         «Questo è quello che succede a chi non paga i suoi debiti!».

La donna era in lacrime. Gli uomini la lasciarono in ginocchio davanti a quella che doveva essere casa sua e se ne andarono. La gente le stava lontano. Solo io e Luc ci avvicinammo per vedere se stava bene. La portammo con noi e le offrimmo da mangiare in una locanda della periferia. Il proprietario ci doveva un favore e non avremmo pagato il pranzo. Ci raccontò la sua storia.

         «Mi chiamo, Linda. E beh, avrete capito da come sono vestita cosa faccio, o meglio facevo, per vivere. Sono arrivata qui da piccola come schiava. Non ricordo nemmeno da dove vengo e chi sono i miei genitori. Sono stata comprata da un malvivente della città intermedia e, raggiunta la maggiore età, mi ha indirizzato al Mestiere. Col tempo ho ottenuto la libertà, ma a quel punto nessuno voleva avere a che fare con una come me. Così mi sono messa d’impegno e con altre ragazze ho comprato il Cartago, quell’edificio che ora è cenere. Le altre con il tempo se ne sono andate per via dei continui soprusi di Kero, il boss della città intermedia. Io ho resistito fino ad oggi. Credo che ora dovrò andarmene anche io e senza nemmeno un soldo dato che ora il Cartago non varrà nulla.».

L’occasione che stavo aspettando.

         «E se invece di andartene ti unissi a noi?».

Luc annuiva.

La donna sembrava interessata alla proposta e così andai avanti.

         «Il problema ora è che tu non hai un soldo per poter ricostruire l’attività, ma anche se li avessi ti servirebbe protezione da questo Kero, esatto?».

         «Sì, esatto. Il vero problema è che i suoi uomini sono quasi tutti incantatori ed è impossibile per gente comune tenergli testa.».

         «Noi però non siamo gente comune! Giusto Luc.».

         «Direi di no, amico mio!».

Luc aveva un sorrisetto inquietante. Alla tenuta avevo avuto modo di parlare con lui e sapevo che prima di essere catturato e fatto schiavo, il mio amico era un maestro di spada magica. Una tecnica di combattimento antica, che permetteva di contrastare fisicamente gli attacchi magici. Una tecnica quasi andata perduta.

L’idea di dover tener testa a un boss di quartiere non ci spaventava, anche perché le nostre ambizioni andavano ben oltre il controllo di un quartiere.

         «Ecco la nostra proposta! Entreremo in società con te e ricostruiremo il Cartago. Noi procureremo i soldi e tu gestirai il bordello. Ti interessa?».

La donna era ancora titubante. Continuava a mordersi le labbra carnose e le braccia abbronzate continuavano a cambiare posizione sul tavolo.

         «Lasciatemi qualche giorno per pensarci su.».

Ci lasciammo con la promessa che ci saremmo ritrovati in quella locando tre giorni dopo.

Ora restava una sola cosa da fare, trovare abbastanza soldi per poter sistemare il Cartago. Il gruzzolo di Lady Elen poteva bastare solo per le spese iniziali, ma non sarebbe bastato per riattivare l’intera attività. Ma per trovarli c’era tempo e Luc aveva trovato un modo per racimolare abbastanza soldi. Era partito l’indomani alla volta della città portuale di Portus.

Io invece restai a Taled, dove studiai i movimenti degli uomini di Kero all’interno del quartiere. Scoprii che il boss aveva una figlia molto graziosa che aveva la nomea di essere una che sapeva cosa voleva e che alla fine lo otteneva. Si chiamava Lana e si vociferava avesse un rapporto fin troppo stretto con il padre. Non so se mi spiego. Sarebbe stata lei la carta d’accesso al gangster. Sarebbe stato necessario tenerla d’occhio.

La sera dell’ultimo giorno della settimana incontrai Linda come eravamo rimasti.

Ci trovammo fuori dalla locanda, ma non entrammo. Diversi tavoli erano occupati dagli uomini di Kero e non sarebbe stato saggio parlare in loro presenza di come lo avremmo eliminato dalla scene. Linda propose di andare dove abitava ora. Era una piccola abitazione nella periferia di Taled. La prima casa che avevo comprato quando era divenuta una donna libera e che era rimasta in disuso quando era diventata padrona del Cartago. Entrammo in un salotto in cui c’era un comodo divano, un tavolino di legno su cui erano poggiate delle candele e poco altro. Gli spazi vuoti della stanza erano riempiti da vasi con piante sempre verdi che davano un po’ di vita alla sala e mimetizzavano la povertà della padrona di casa. Mi fece accomodare e mi offrì del vino.

         «Accetto la vostra proposta. Ho lavorato troppo per perdere tutto senza combattere!».

         «Molto bene! Già da domani possiamo iniziare la ricostruzione.».

         «Ho una condizione, però.».

Non ne fui sorpreso, mi aspettavo volesse trattare.

         «Sentiamo.».

         «Cederò a voi la proprietà del Cartago.».

Questa volta rimasi molto sorpreso. Perché cedere qualcosa che era suo senza un apparente tornaconto? Mi stava forse imbrogliando?

         «Potrei sapere il motivo?».

         «E’ presto detto. Da che sono qui tutti i bordelli, i locali da gioco e qualsiasi cosa possa portare un profitto è controllata da uomini appartenenti ad organizzazioni più o meno limpide. Il Cartago era l’unico che manteneva una certa indipendenza e anche solo recuperare le bevande per gli ospiti era un’impresa. È brutto dirlo, ma serve avere le spalle coperte da qualcuno. Non sono una sciocca, capisco subito quando incontro qualcuno che ha grandi ambizioni. E voi, signore, avete enormi ambizioni. Sbaglio?».

         «Non sbagliate! Andate avanti.».

         «Voi punterete al posto di Kero e non vi fermerete a quello. Ne sono sicura. Questo fa sì che, se il Cartago diventasse vostro, nessuno oserebbe muovere un dito contro di me e le mie ragazze. Chiedo solo che lasciate la gestione del bordello a me e un lauto “stipendio”, chiaramente.».

         «E quanto credete che possa essere adeguato come pagamento per i vostri servigi?».

         «Il 50% del ricavato del locale.».

Metà del ricavato era davvero tanto, considerando che avremmo dovuto ricostruirlo da zero e recuperare le ragazze.

         «Le ragazze andranno pagate. Nessuno lavora gratis. Cosa mi rimarrebbe in mano?».

         «Qualcosa di ancora più prezioso. Informazioni. Avete idea di quanto siano chiacchieroni gli uomini e le donne a letto?!».

La proposta sembrava poco vantaggiosa, a prima vista, ma le informazioni erano il mio obbiettivo primario. Avevo scelto di interessarmi proprio a quel settore perché, oltre ai guadagni, avrei avuto le orecchie in ogni casa della città.

         «Accetto! Ma solo dal momento in cui le spese di ricostruzione saranno pagate. Fino a quel momento avrete il 30% degli incassi. E’ la mia ultima offerta.».

Alzò il calice di vino in segno di avvenuto accordo.

         «Festeggiamo allora.».

Il suo sguardo era libidinoso. Avevo inteso cosa realmente intendesse con “festeggiamo”.

Prese una fiala da un mobiletto e la bevve.

         «Sono protetta e pronta ora!».

Mi sorrise.

Tornò a sedersi sul divano su cui mi aveva fatto accomodare all’inizio. Indossava un tubetto rosa molto stretto che evidenziava le sue forme generose. Era una donna che teneva alla sua forma fisica e sapeva come mettere in risalto il suo corpo senza essere volgare. Si avvicinò piano piano a me. I suoi occhi color smeraldo fissavano i miei e le sue labbra erano socchiuse, ad invitarmi a poggiare le mie. Mi posò una mano sulla gambe e che saliva verso il mio inguine man mano che la sua bocca si avvicinava alla mia. Un passionale bacio diede il via alle danze e ruppe ogni indugio. La sua mano si era infilata all’interno delle mie brache e carezzava il mio membro che in breve stava prendendo una posizione eretta. Sentivo la sua lingua che esplorava la mia bocca e le sue mani che facevano lo stesso con il mio sesso. Mi abbassai i pantaloni in modo da dare spazio alle sue mani capaci. Le sue dita sfioravano la mia asta e scendevano lungo essa accarezzando le mie palle. I miei occhi cadevano sulla sua scollatura. Due seni generosi da volercisi tuffare in mezzo. Li afferrai con le mani, senza troppa delicatezza.

         «Non essere così rude!».

Iniziai a massaggiarli in modo più delicato, stimolando molto i capezzoli che erano diventati due ciliegine scure e dure. Presto iniziai a succhiarli, spostando l’attenzione delle mie mani sul suo sesso. Il vestito orami era una fascia rosa che le copriva la pancia da sotto i seni a sopra il pube.

         «E’ il cazzo più bello che abbiamo mai visto. Chissà se è anche il più buono?!».

Dicendo questo si abbassò a livello del mio membro. Lo annusò e senza pensarci due volte se lo mise in bocca. Era umida e calda. La casa perfetta per la mia mazza. Iniziò a massaggiare l’asta con la lingua, mentre la cappella spariva in profondità nella sua gola. Stavo per venire quando si fermò di colpo e mi blocco l’orgasmo. Era davvero esperta. Si sedette sul divano e allargò le gambe. Era un invito chiarissimo. Non ci pensai due volte e puntai il mio arnese sulla sua fessurina rossa e bagnata. Non c’era un filo di pelo. La penetrai lentamente e con delicatezza fino a che non fu lei a pregarmi di essere più rude. Gli affondi si facevano più profondi e ravvicinati. Il suo respiro era affannato, come alla fine di una maratona. Mi cinturò le gambe attorno alla vita e mi strinse a sé. Venni dentro di lei, sentendo il mio seme che veniva accolto dalle contrazioni di piacere della sua vagina. Ci lasciammo cadere entrambi sul divano col fiatone.

         «Un ottimo modo di suggellare un accordo!».

Sorrise. Concordava con me. Mi baciò ancora appassionatamente e disse:

         «I bravi soci devono fare spesso riunioni importanti, non trovi?».

Feci cenno di sì. Iniziava una collaborazione fondamentale per i miei piani di vendetta e, al tempo stesso, molto piacevole e appagante.

Nella raccolta:

Un comune ragazzo si ritrova improvvisamente in un mondo fantastico in cui l'uso della magia è centrale. E' uno degli eroi che dovrebbero salvare il mondo da un male profetizzato, ma l'amore per Arianna lo porta ad essere schiavo. Inizia un viaggio di rinascita in cui l'Eroe Caduto, come viene chiamato, prende sempre più le sembianze di un criminale. Un mondo di magia, di affari e di tanto tanto sesso.

Scritto da:

Erotismo e libertà. Sono le cose che cerco e che metto nei miei racconti. Parlare e raccontare di sesso ci aiuta a metterci a nudo e a superare certi limiti che forse non avrebbero nemmeno senso di esistere. Scrivetemi a masterAce1899@gmail.com

Un commento

  1. linda
    10/06/2022
    18:54

    Ora saranno cavoli loro o meglio son ‘cazzi .Come vedere un film pero vederlo in due sarebbe magnifico !

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