L’attesa che aumenta il desiderio

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Categoria: Etero
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Introduzione:

Parte finale.

Da quella sera nel parcheggio feci passare un paio di giorni, senza vederlo.

Dovevo studiare per una interrogazione importante e fui costretta a casa, ma non c’era un solo momento della giornata in cui io non ripensassi a quella scena in auto: i suoi gemiti, il suo sapore, quell’orgasmo così proibito e potente…

Lo volevo. Volevo finire ciò che avevo iniziato. E più tempo passavo lontana da lui, più lo desideravo. E sapevo bene che la cosa era reciproca.

Mi masturbavo, ricreando nella mente il momento in cui avrei finalmente posseduto interamente il corpo di quell’uomo… Infilavo le dita nella mia fichetta stretta e bagnata, e immaginavo fosse il suo cazzo ad allargarmi e riempirmi… Venivo tremando, gemendo il suo nome.

Un pomeriggio, arrivò un messaggio da parte di Cristina: mi chiedeva di tornare a casa sua per recuperare dei vestiti puliti, perché di lì a pochi giorni sarebbe finalmente uscita. Disse che sarebbe passato a prendermi suo padre, come la scorsa volta. 

Come la scorsa volta…” , pensai fra me e me.

Potevo sentire il mio corpo fremere, mentre mi preparavo. Optai per un abbigliamento casual e neanche un accenno di make up, un’aria completamente innocente, accentuata ancor di più dalla scelta di acconciare i miei capelli in due trecce ben strette e ordinate sui lati della testa.

Sorridevo, guardandomi allo specchio.

Chi mai avrebbe potuto sospettarlo?

Poco più tardi, mi arrivò un suo messaggino. “Ci sono.”, c’era scritto. Solo quello.

Uscii di casa, lui mi attendeva in auto. Il suo sguardo, fisso davanti a se, le mani tese sul volante. Scosse elettriche pervadevano il mio ventre.

Chiusi la portiera: 

Buongiorno” esclamai io.

Buongiorno a te… Sai già cosa prendere?

Mi guardò per un istante…

Abbozzai un sorriso: “Oh sì“.

Mise in moto, e dopo un breve e silenzioso tragitto arrivammo davanti la loro abitazione.

Una volta entrati, mi diressi direttamente verso la stanza di Cristina, seguita da lui.

Presi le prime cose della lista, e cercando il resto nell’armadio trovai un vestitino da sera abbastanza succinto, e ci vidi un’occasione. 

Esitai un momento, poi dissi: “Sa, è da quando lo ha comprato, che voglio rubare questo vestito a Cri“, girandomi e mostrandoglielo. “Ho troppa voglia di provarlo… Posso?

Lui, appoggiato allo stipite della porta, rispose sibilando un “.

Appoggiai il vestito al letto, ed iniziai lentamente a spogliarmi, guardandolo… Rimasi a seno nudo, i capezzoli turgidi d’eccitazione, mutandine e calzini bianchi.

Lo vidi portare la mano fra le gambe, sfiorandosi.

Sorridendo, infilai il vestito senza smettere di guardarlo: “Ho bisogno di aiuto per la zip… Non ci arrivo“.

Lui si avvicinò a passo lento, mi girai, e non appena sentii il tocco delle sue dita sulla schiena, gli presi la mano e la portai a stringere uno dei miei seni. Sospirò, senza lasciare la presa, appogiando la sua durissima erezione fra le mie natiche, e io inarcai la schiena per poterne godere appieno.

Lasciai scivolare il vestito ai miei piedi, e mi girai per spingerlo delicatamente sul letto. Lui si sdraiò sul letto di sua figlia tenendosi su solo con i gomiti. E più mi guardava più mi eccitavo.

Portai un piede fra le sue gambe, accarezzandogli il cazzo con la punta delle dita, giocherellando con le mie trecce fra le mani…

Mi misi a cavalcioni su di lui, sussurandogli all’orecchio “Anche questo sarà il nostro piccolo segreto, signor Claudio.”

Iniziai a muovermi sulla sua erezione, strisciando su di lui, stimolando il mio clitoride. Potevo già sentire il tessuto sottile delle mie mutandine impregnate dei miei umori.

Slacciai la cintura, sbottonai i suoi pantaloni. Fu facile, dopo aver abbassato la zip, lasciarne scivolare fuori il cazzo, pronto e bagnato.

Lo guardai, spostando di lato le mie mutandine, e sorridendo me lo infilai lentamente, tutto, fino in fondo.

Lui portò indietro la testa, quasi grugnendo, “Sei stretta proprio come lo immaginavo“.

Mi muovevo su di lui poggiando le mani al suo petto, ancora coperto dalla camicia. Lo guardavo godere e mi sentivo incendiare dentro.

Dopo pochi movimenti in cui ero io, a gestire i tempi, venne fuori il maschio maturo. Mi sollevò per i fianchi come fossi una bambolina di pezza e mi posò sul letto.

Mi ritrovai in un attimo a carponi, scopata da dietro con una tale violenza da restare senza fiato. Stava sfogando settimane di voglia repressa sul corpo di una Lolita che, alla fine, non desiderava che quello.

Era rimasto vestito, osservavo la scena allo specchio posto sulla parete di fronte, e potevo sentire i miei umori colarmi fra le cosce.

Con una mano teneva saldamente il mio fianco, con l’altra mi tirò le trecce obbligandomi a portare all’indietro la testa e a guardarlo negli occhi.

Era quello che voleva, era chiaro ad ogni colpo. Ed era esattamente ciò che avevo desiderato dal primo momento: farmi sbattere dal padre della mia amica, sul suo letto, fra i suoi vestiti…

Quel pensiero mi portò all’orgasmo, intenso e potente. Tremavo, ma lui non smetteva, era ancora più duro e ancora più gonfio.

Ti piace, eh?” grugniva il porco mentre mi scopava. “Ti piace?

Adesso voglio guardarla sborrare“, ansimai io.

Quasi come non stesse aspettando altro, mi allontanò, toccandosi per potere finalmente esplodere: “No” dissi io “Non così, però“.

Mi inginocchiai, a pochi centimetri da lui, con il viso a pochi centimetri dal suo cazzo fradicio. Aprii la bocca e tirai fuori la lingua, sorridendo. Come avevo visto fare nei porno. Fu la prima volta che lo feci. Dovevo far colpo su di lui.

Lui, tenendomi salda dalla nuca con una mano, si segò fino ad esplodere in un rantolo di piacere e schizzò sul mio viso. Era tanta, era calda…

La sentivo colare sul collo, sul seno… Ero piena del suo piacere e lui sembrava ancora eccitato, ma sembrava non avesse più il coraggio di guardarmi.

Presi la sua mano. Usai il suo indice per raccogliere e succhiare la sua sborra dal mio viso. 

Si scostò da me cambiando espressione. 

Rivestiti… dobbiamo andare…” disse mentre il suo uccello perdeva consistenza e piangeva un’ultima goccia di orgasmo sul pavimento.

Mi rivestii senza dire nulla. Forse anche un po’ offesa. 

Dopo aver portato a Cristina la borsa con i suoi vestiti la salutai, inventandomi un motivo per cui non volessi più un passaggio da suo padre.

Nei giorni seguenti lui continuò a scrivermi, ma io non risposi mai più ai suoi messaggi.

Note finali:

No, non ci sentimmo mai più. Con Cristina, invece, di tanto in tanto continuo a sentirmi. Non ha mai saputo nulla.

Nella raccolta:

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Scritto da:

Sono una ragazza pugliese trapiantata nell’affollata Milano. Molti dei miei racconti sono situazioni realmente accadute, che scrivo perché io stessa possa riviverle. Spero apprezzerete. Twitter: @theslatstur

Un commento

  1. Giacomo
    27/07/2024
    15:22

    Semplicemente fantastico questo racconto reale come i precedenti… Sei un genio Mimí 😊❤️❤️💋

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