Legami familiari

Categorie: Dominazione, Incesto
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“Ciao zio, scusa se ti disturbo, spero tu non sia al lavoro…”. 

“So che è da un po’ che non ci sentiamo, ma sai che sono sempre stata molto legata a te…” 

“Spero non sia un fastidio per te, ma prossima settimana sarò a Milano…”

I tre whatsapp arrivano in successione e anche se sto facendo l’ennesima otturazione all’eterna signora Tarini, 40 anni portati come fossero 80, non riesco a non leggerli dall’iWatch. Almeno la prima parte.

E chissà perché anche se non ho il numero in memoria so da chi provengono: Lara, una mia nipote acquisita che effettivamente non vedo e non sento da un po’. 

Ma l’effetto che mi fa è sempre lo stesso: erezione immediata, che il camice aperto non può nascondere e che Sara, la mia assistente, non potrà curare: è malata oggi, la troia. Sarà per il rigonfiamento improvviso che la Tarini, con i suoi dentini malati ma d’oro per il mio cc bancario,  ha avuto un sussulto? O è perché le ho fatto male? Chissà. Ora, so solo che ho voglia di leggere con calma i messaggi e pensare alla risposta. Ma la Tarini la devo otturare e occorre che mi armi di pazienza. Risponderò appena ho finito con sta’ gallinaccia che continua a lamentarsi.

Nel frattempo, un’ondata di pensieri a caso mi si affolla in testa. Il primo è che la logica di Lara resta un po’ contorta come la consecutio dei suoi messaggi suggerisce, ma chissenefrega. Perché non è la sua mente quella che mi ha sempre attratto, ed è questo il secondo pensiero, ma le sue cosce lunghe, quelle tettine che sotto le magliette sembrano prugne piene e quell’aria da ninfetta stronzetta su quella bocca carnosa e piena, che anche ora che ha 26 anni mantiene e che mi fa impazzire in chiunque la esibisca. Oddio, non chiunque. La Tarini no e pensarci mi costa un ammosciamento fastidioso: urtarlo contro gli slip era un anticipo della sega che mi farò.  E poi, terzo pensiero, ma forse era stato già il primo leggendo i messaggi, i suoi piedi. Non sono esattamente un feticista, ma cazzo, dovreste vederli i piedi di Lara: perfetti, lisci, arcuati, sottili, con ditina lunghe e ben tornite, un 38.5 di goduria, che mi agitava sotto il naso stando stesa sul divano di casa mia, quando veniva a Milano a fare gli esami. Una Lolita bruna, sembrava, e gliele avrei succhiate a lungo quelle dita, prima di sbatterglielo dentro da macho in quel culo di marmo, s’intende…  

Mica sono feticista, io?

Eh sì, perché Lara l’ho ospitata a casa mia, per periodi anche lunghi, quando faceva l’università, durante i quali appena restavo solo in casa odoravo le sue mutande e i suoi collant. Mai fatto altro: la mia unica figlia le è molto legata, per davvero, e – quarto pensiero – come potrei scoparle la cuginetta? 

Sai che sono legata a te”. Ci ripenso mentre otturo. Ma perché l’ha detto?

In fondo, abbiamo avuto sempre rapporti un po’ superficiali e mai mi ha mostrato particolare interesse, anche se… E qui i pensieri mi si attaccano, non sono sicuro dei miei ricordi… ma forse sì, qualche sorrisino, qualche bacio di saluto un po’ troppo caloroso… 

Naaa, l’ha scritto solo per avere il favore. L’ennesimo. 

È un po’ stronza, del resto, si sa. 

Ma poi dai, mi dico, magari non è lei: è la figlia di tua sorella, che mai hai guardato, e morta lì… 

…Però, però, la speranza che sia Lara non mi lascia fino alla fattura che stacco alla Tarini (faccio fatture io e ho il pos: porco, ma onesto… o fesso, vedete voi, dear fellow citizens).

Incasso, sfilo il camice e finalmente leggo. E completi i messaggi sono così: 

Ciao zio, scusa se ti disturbo, spero tu non sia al lavoro.  Sono Lara, la tua “nipotina”

So che è da un po’ che non ci sentiamo, ma sai che sono sempre stata molto legata a te 

e non saprei a chi rivolgermi, se non a te

Spero non sia un fastidio per te, ma prossima settimana sarò a Milano per dei colloqui di lavoro e mi chiedevo se puoi ospitarmi

L’idea di averla per casa una settimana intera riacutizza l’erezione che stavolta posso anche accarezzare da sopra i pantaloni. Ma si riammoscia quasi subito. Mi tocca darle cattive notizie. Io e mia figlia viviamo da soli da quando la madre è scappata con l’amico dell’avvocato di Pavia al quale faceva pompini con ingoio nella cabina di fianco alla nostra ad Andora. Cioè li faceva all’avvocato, ma se ne è andata con l’amico. E se dico con ingoio è perché è documentato nel filmino che il mio detective le fece con la camera nascosta. Ne conservo gelosamente una copia: è il mio porno preferito. Una gran succhiacazzi la mia ex. Ma questa è un’altra storia, che forse racconterò.

Torniamo a Lara. 

“Ciao Lara, sai che non disturbi mai e che sei la benvenuta [viscidone] . Anche io sono molto legato a te”[non esagerare] Per me nessun problema, averti [sapessi come vorrei averti] è sempre una gioia, ma tua cugina non ci sarà per un anno, sta facendo il master in Olanda”. 

La risposta arriva in un nano secondo: 

“Lo so, parlo con Giulia, ma ha detto che comunque sarebbe stata una buona idea… Sempre che non sia un disturbo… e che tu mi voglia…”.

Grandissima stronza.  Come le rispondo? 

Ci penso e scelgo la soluzione più neutra, mentre completo la sega: “Se per te non ci sono problemi, vieni pure”.

Ed è venuta Lara.

Le ho preparato la stanza degli ospiti, ho rifornito la casa dello chardonnay da lei preferito e fatto training autogeno. Sia scopandomi più volte al giorno la mia assistente  – che quel cornuto del marito per poco non ci beccava, mentre le perlustaravo il retto a tutto cazzo nello studio a fine giornata, sulla sedia dentistica, come piace a lei – sia ripetendomi allo specchio: “Non si può. NON SI PUO? È vero che non ti è parente di sangue, ma è quasi la sorella di tua figlia. Ugo, guardami negli occhi: NON SI PUO’ FARE. Intesi?”.

Ed è quello che ho fatto. 

La prima sera. 

Quando è arrivata. 

Del resto, io ero stanco e lei ha passato la serata a provarsi i vestiti di mia figlia: le avevano perso il bagaglio, non aveva nulla da indossare e il primo colloquio era il pomeriggio succesivo. Mia figlia veste largo e un po’ pankettaro: nulla di adatto. 

Disperazione.

“Domattina vai a comprarti qualcosa, no?”.

“Zio sono a corto…”.

Luccicone.

“Ti do io quel che serve”.

Soluzione.

“Ah, no, questo no. Solo se mi accompagni posso accettare, ma i soldi così no…”.

Bizzarra logica: farmi perdere anche la mattinata di lavoro…

Ma lo zietto che poteva dire, tanto più che l’idea di vestire la bambolina non mi dispiaceva?

“Ok”.

“Vedi perché sono legata a te? Sei speciale”.

Sarà, ma speciale è stata quella mattinata: fare lo sugar daddy mi ha arrapato da morire al punto che siamo andati ben oltre il necessario per i colloqui: calze e intimo di seta, scarpe (due paia, di cui uno Gucci, parliamone), un paio di gonne e camicie, un top trasparente nero dal quale si intravedono quelle prugne sempre più succose. Siamo passati anche in un negozio per animali a comprare guinzaglio e collare a Trudi, la sua “cagnetta” di 30 chili. “Ne hanno di carinissimi qui, ti spiace? Da me non c’è un negozio così”. Abbiamo preso una combinazione rosa Barbie e il collare ha anche gli strass. Scegliendolo mi faceva l’occhiolino come se stesse compiendo una marachella. E 120 euri di guinzaglio lo sono, onestamente.

“Grazie, zio, davvero” mi fa a casa stampandomi un bacio umido e lungo sulla guancia.

“Quale completo vuoi che indossi a cena?”. 

“Il top, no?”.

Ed è stato così che la seconda sera, complice anche lo chardonnay, sono andato in frantumi, travolto da un desiderio lungo anni.

Il punto di rottura è stato quando mi ha ringraziato di nuovo. Sul divano, dopo cena.

“So di poter contare su di te. La mia famiglia la conosci e il mio fidanzato è… è diciamo giovane. Tu sei un uomo vero al quale potersi appoggiare in caso di bisogno. Grazie”.

“E tu hai bisogno di appoggiarti?”.

“A volte sì, in questo momento sì. Come vivere qui, se mi assumono in città”

E ha cacciato la testa sotto la mia ascella. 

Il fiato mi si è ritirato in gola. Era il mio momento, ma il training autogeno stava reggendo bene e avrebbe retto ancora (?), se non fosse che Lara di training ha fatto solo quello in palestra.

Per fortuna… 

…Forse.

“Zio, so, che hai tanti grattacapi, ma saprei fare la mia parte”.

“???”.

“C’è qualcosa che potrei fare per te? Per te farei tutto”, mi fa agitando il piedino nella pantofola e squadrandomi da sotto in su con i suoi occhioni neri, bistrati di verde, da gatta affamata.

Butto giù il vino di un fiato, distolgo lo sguardo e prendo tempo. 

“Vuoi saperla una cosa? Mi accontenterei di quel piede ora, di quello e basta”,  sento dire a me stesso come fossi in trance: mi sembra una via di mezzo decorosa tra il comportarmi bene e puntare all’all-in.

Lei non si scompone. Semplicemente si sfila dall’abbraccio, si siede rivolgendosi a me sul divano, alza le gambe e mi mette i piedi nudi in faccia.

“Leccali, leccali sotto e tra le dita”. Ha la voce roca, dura, lo sguardo da ninfa trionfante. 

Ho leccato, a lungo, a fondo, sopra, sotto, di lato, dilagando nelle mutande. 

“Ho visto come me li guardavi oggi mentre misuravo le scarpe e come me li hai sempre guardati. Porco, pensi che non trovassi i collant sporchi, bagnati in punta e sul tallone? E chi li aveva leccati e sborrati, se non tu? E pensi che non abbia mai visto i tuoi libri e fumetti erotici, soprattutto quelli fetish e sado-maso? Sai perché sono così legata a te? Perché ho sempre desiderato che facessi quello che stai facendo ora e non avendolo mai fatto, l’ho insegnato agli altri. Mi arrapava quando mi mangiavi con gli occhi, mi facevi sentire donna e sentire il potere che una donna può avere. Mi hai reso tu così. E ora metti il cazzo fuori che voglio vederti schizzare”. 

E io, che non sono feticista, ho schizzato, ululando, scoppiando letteralmente di piacere, mentre lei si masturbava. Mi ha fatto leccare la mia sborra dai piedi e le sue dita piene di miele e prima di alzarsi, indicandosi la fighetta gocciolante e aperta, ha detto:

“Domani te ne occupi tu. È questo che posso fare per te e tu lo vuoi”.

“Dimmi una cosa…”. La lussuria, la confusione e la preoccupazione mi strozzano e non finisco la frase.

“So cosa vuoi dire: Giulia non ha mai sospettato nulla, neanche dei tuoi libri. Li hai nascosti bene, ma non a me”.

E come volete sia andata la sera successiva? Gliel’ho leccata, dopo averle leccato i piedi. Lei in poltrona, io carponi, con una delle sue gambe appoggiate sulla schiena alternativamente. 

Quando sarà durato? Non so. Nel frattempo, ansimavamo in due. Forse più io, lo zietto ridotto a lecchino.

“Leccamela ora, fammi godere, zio cane”. 

Ridiamo entrambi. Ma poi lecco come mai ho fatto: le succhio il clito, affondo la bocca, lambisco il culo, lo penetro con la lingua e mi faccio venire in bocca. Schizza come se pisciasse. E io bevo.

Domani parte, ma poi tornerà, l’hanno assunta in una multinazionale, e da quella sera, con i regali che sono aumentati tanto che ho dovuto prendere anche un piccolo armadio per la stanza degli ospiti, ho sempre bevuto. E anche lei, del resto.

Il mio cazzo nelle sue manine ci sta una favola e nella sua bocca ci sta anche meglio. Ha una tecnica tutta sua di fare pompini: lo imbocca ogni decina di leccate sotto il glande e piano piano ti porta a un lunghissimo orgasmo, che ti scuote la prostata e che vedi arrivare da lontano, come fosse un treno in mezzo alla campagna. 

Ah, completa la cosa con un dito, forse due, nell’ano. 

“Giusto per ricordare chi comanda, qui”, dice con il sorrisetto da coniglietta mannara. 

Lascio fare, non mi spiace affatto, anche se temo che presto ci infilerà l’intera mano.

Scoparla? No, troppo. Per quello c’è Sara, se il marito smette di cagare il cazzo. Un grattacapo che quasi mi rovinava la settimana. Ma anche questa è un’altra storia, che forse racconterò. 

Ma Lara non posso scoparla.  È la cuginetta di mia figlia. Poi è fidanzata. E in più mi è tanto legata. Anche se sospetto di essere legato più io, ormai. Fosse solo per il collare e il guinzaglio che già la quarta sera mi ha infilato. Mi sa che fin dall’inizio non erano per Trudi. 

Lo scoprirò. 

Intanto, è l’ora della Tarini. Ve la saluto.

Scritto da:

Giungo per caso alla scrittura ed è per raccontare le gesta di alcuni miei amici, Mirella, Marco ed Emilio, con i quali, specifico, non intrattengo rapporti di sesso. Per loro ho scritto un romando "Mirella e i suoi uomini" e un racconto lungo, "Un'affollata luna di miele", pubblicato anche su Erhotica. Per saperne di più su di me e su di noi visitate il nostro sito e scriveteci pure. Sul sito troverete altri interessanti contenuti hot

6 commenti

  1. Saint Sinner
    12/10/2024
    16:59

    Bellissima, complimenti

    1. 12/10/2024
      18:32

      Grazie, felice di averti intrattenuto. Qui trovi altre avventure di Lara: http://www.mirellaillibro.it

  2. Valerio
    15/10/2024
    09:15

    Complimenti spero ci sia un seguito perché è veramente eccitante

  3. 15/10/2024
    10:05

    Ciao Valerio, non erano previsti dei seguiti, ma non è una cattiva idea. Ci penserò. Grazie intanto e continua a seguirmi

  4. Carolina
    15/10/2024
    15:13

    Complimenti grandissimi! Ho avuto anche modo di leggere il tuo libro e anche questa volta hai saputo prendemrmi e trascinarmi nelle vicende dei personaggi. Spero di leggere presto altri tuoi lavori, continua così

    1. 15/10/2024
      15:24

      Wow, sei una fan ormai. Se davvero sei donna biologica è il massimo

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