Lieto fine?

Il periodo in cui la madre della prof Claudia restò a casa sua fu il più difficile per la nostra “relazione”. Non c’era modo di vedersi al di fuori della scuola e di quelle poche ore di ripetizioni in cui tuttavia la presenza della madre in casa rendeva le nostre attività sessuali praticamente impossibili da fare.

Intanto il tempo passava e il nostro rapporto iniziò a risentire della mancanza dei nostri spazi.

Arrivò finalmente il momento in cui potemmo dare sfogo ai nostri desideri. Una domenica sera in cui la madre della prof non c’era, mandai un messaggio a Claudia: “Alle 23 sarò da te! Fatti trovare come sai!”.

All’ora prestabilita suonai il campanello di casa sua e la mia adorata sottomessa uscì di casa. Indossava solo un lungo cappotto ed uscì scalza. Al collo aveva il suo collare con il guinzaglio che subito mi diede in mano.

          «Andiamo a fare una passeggiata, cagnolina?».

La sua risposta fu un «BAU!» seguito da un sorriso.

Salimmo in macchina e la portai in un boschetto appena fuori paese. C’erano solo alcune case molto distanti tra loro e a quell’ora della sera nessuno avrebbe fatto caso a noi.

Parcheggiai la macchina e feci scendere la prof.

          «Togli il cappotto!».

Claudia eseguì. Rimase completamente nuda con indosso solo il guinzaglio che subito finì tra le mie mani.

Recuperai dalla macchina un plug anale con la coda da cane che infilai nel bel culo sodo della prof dopo averglielo fatto insalivare per bene. La sua trasformazione in cagna fu completa con il cerchietto con le orecchie da cane che indossò non appena le ordinai di mettersi a quattro zampe.

La fortuna di avere una bella serata primaverile abbastanza calda da fare questo gioco mi rendeva particolarmente felice. Era davvero tanto tempo che volevo portare a spasso la prof come si fa con i cani ed ora avevo davanti agli occhi un bellissimo esemplare femmina che gattonava davanti ai miei occhi. Feci anche delle foto che successivamente avrei mandato a Claudia. Vedere la coda che usciva dal culo della prof e oscillava da una natica all’altra era una cosa davvero eccitante. Come potete immaginare, iniziai ad avere un’erezione che crebbe particolarmente nel momento in cui Claudia ebbe lo stimolo di fare pipì. Girò la testa verso di me e iniziò a sculettare in modo febbrile.

          «Qualcosa non va?».

Annuì con la testa. Il fatto che non proferisse parola proprio come una cagna mi rendeva molto fiero di lei, ma al tempo stesso rendeva comprendere cosa non andasse molto complicato.

          «Hai freddo? Hai sete? Ti ha punto qualche animale?».

Iniziai ad andare per esclusione. La faccia della prof era sempre più preoccupata. Si avvicinò a me e iniziò a strusciare la sua fighetta sulla mia gamba, purtroppo quando capii che doveva urinare era ormai troppo tardi. La bella Claudia non ce la fece a resistere e mi pisciò sulla gamba. La sua faccia divenne rosso fuoco dall’imbarazzo. Il mio sguardo non la rassicurò per nulla, anzi l’esatto contrario. Per ripicca le tirai un calcetto sulla figa ancora bagnata dalle calde goccioline di pipì. Un gemito è uscito dalla prof, un misto di dolore e piacere.

          «Torniamo alla macchina!».

Sempre al guinzaglio e gattonando siamo tornati al posteggio, il momento più rischioso perché potevamo essere visti.

Siamo andati a casa della prof approfittando dell’assenza della madre della prof.

Entrati in casa, ho spinto Claudia sul letto era già completamente nuda e con il plug con la coda nel suo bel culo. La voglia di lei era talmente tanta che in un attimo mi ritrovai sopra di lei nudo e con un unico pensiero per la testa, scoparla.

Iniziai a penetrarla prima lentamente e poi con più foga. Non durai molto la prima volta. Le venni dentro in poco più di cinque minuti. La feci girare. Con lei sul letto a quattro zampe la scopai a pecora stimolando anche il suo buchetto posteriore tirando e rilasciando la coda che di conseguenza faceva uscire e entrare il plug anale dandole la sensazione di una doppia penetrazione.

Affondi dentro il suo tempio del piacere. Ancora. E ancora. E ancora. Prima velocemente, poi lentamente, poi ancora velocemente. Spinsi il mio membro sempre più in profondità dentro di lei fino a venire di nuovo dentro di lei.

Andammo avanti così per parecchio tempo, con il risultato che venni dentro di lei per un totale di quattro volte.

Tutto andava per il verso giusto, finalmente eravamo riusciti a stare insieme. Ma non sarebbe durato ancora a lungo.

Alcuni giorni dopo la nostra passeggiata nel bosco la prof Claudia fu convocata in presidenza.

Da quel giorno non la vidi né sentii più. Scoprii che il preside della nostra scuola era venuto a conoscenza della nostra relazione e che aveva praticamente costretto la prof a chiedere un trasferimento. Cosa che aveva accettato in cambio di tenere la faccenda segreta in modo che la sua carriera non ne fosse compromessa. Ovviamente insieme al trasferimento ci fu l’interruzione immediata della nostra relazione.

Per mesi non seppi più nulla di Claudia fino ad un mattino. Erano passati nove mesi e fuori da casa mia si presentò la madre della prof.

          «Non sono d’accordo con la scelta di mia figlia, ma forse è la cosa più giusta. Vieni con me.».

          «Perché dovrei? È sparita dal giorno alla notte, senza dire nulla. Crede davvero che io non provassi nulla per lei?».

          «La situazione è peggiorata all’improvviso e non c’è stato tempo per riflettere bene. Claudia ha agito d’istinto e, a mio parere, ha fatto la scelta giusta. Ma adesso non può non coinvolgerti nella sua vita. Ma non sono io a doverti dire il perché, parlerà lei con te. Vieni con me o no?».

Mi arresi e la seguii. Mi portò in un ospedale di Milano. Ammetto che mi preoccupai, pensavo al peggio. Temevo che fosse accaduto qualcosa di brutto alla prof. Invece non era così e lo capii non appena entrammo nel reparto neonatale.

Entrai in una stanza e vidi Claudia sul letto con una bambina avvolta in un fagottino di panni attaccata al seno.

          «So che sono sparita senza dire nulla e posso solo dirti che è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Ti amavo e ti amo ancora, ma questa cosa va al di là di me e te. Lei è Beatrice, tua figlia. Non potevo non dirti nulla.».

Non dissi nulla. La baciai con le guance bagnate. per la prima volta in vita mia non riuscivo a trattenere le emozioni.

Sono passati anni da quell’ultimo anno di liceo. Io e Claudia ci siamo sposati. Abbiamo avuto altri tre figli e siamo felici. Abbiamo una bella famiglia e ci amiamo. E, se questo non fosse abbastanza, riusciamo a trovare il tempo per mettere in pratica le nostre fantasie. Siamo marito e moglie, ma a letto siamo un padrone con la sua amata e obbediente sottomessa.

Nella raccolta:

La maggior parte di noi giovani maschietti si può identificare in un ragazzo normalissimo, con i suoi desideri, le sue fantasie. Chi non ha mai fantasticato su una professoressa particolarmente sexy? Il nostro ragazzo normalissimo ha fatto diventare queste fantasie realtà.
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Scritto da:

Erotismo e libertà. Sono le cose che cerco e che metto nei miei racconti. Parlare e raccontare di sesso ci aiuta a metterci a nudo e a superare certi limiti che forse non avrebbero nemmeno senso di esistere. Scrivetemi a masterAce1899@gmail.com

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