L’incestuosa famiglia Kero

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Categoria: Incesto
Letture: 1084
Stile: Fantasy

La vita ti pone davanti a delle scelte da fare, ma spesso non si ha questa libertà. Ci sono cose che capitano, un esempio è stato il mio arrivo nel Regno di Makeri. Non l’ho scelto, mi ci sono trovato all’improvviso. Evocato da un gruppo di incantatori e finito ad essere uno schiavo. La conquista della libertà è stata la prima vera scelta possibile, essere libero o arrendermi ad una vita in catene. Molti di voi penseranno che anche in questo caso la scelta era abbastanza scontata, ma vi assicuro che non è così. La scelta di fidarmi di Luc e di Linda. Decisioni importanti che delineano il corso della nostra vita, della mia vita. Quel giorno mi trovavo proprio davanti ad una scelta simile, ma molto più importante. C’era in gioco la mia umanità. Vita o morte, uccidere o non uccidere. Un bivio che segnava un punto di non ritorno. Avevo nella mano destra un pugnale e nell’altra la gola di Kero, stava a me decidere se fare incontrare le mie mani o no. Ma facciamo un passo indietro.

Quel giorno pioveva a dirotto. Il cielo nero della notte era completamente coperto da minacciosi nuvoloni scuri che celavano l’immenso cielo stellato tipico delle notti di primavera. Le fiamme dei lampioni illuminavano le strade ciottolate della periferia di Taled, ma lo scroscio incessante della pioggia non faceva altro che peggiorare la visuale. Sarebbe stato impossibile seguire le tre figure in quelle condizioni. La nostra fortuna era stata quella di aver tenuto sotto controllo Kero e sua figlia, motivo per cui, anche se non potevamo seguirli, sapevamo dove erano diretti. Un’abitazione privata di cui nessuno doveva essere a conoscenza e che la famiglia raggiungeva in gran segreto senza alcun tipo di scorta. Erano soli – la situazione perfetta per noi. L’edificio si ergeva su due piani: a livello della strada c’era una sala con un tavolo e la cucina, al piano rialzato invece c’era la camera da letto. Una piccola casa di sole due stanze, come lo erano la maggior parte delle abitazione della periferia di Taled, abitate solitamente da artigiani di modesta ricchezza.

Ci appostammo fuori dalla finestra del piano terra e aspettavamo il momento più propizio per agire. Quello in cui i tre sarebbero stati con la guardia più bassa.

Io e Luc ci eravamo vestiti in modo da sembrare due abitanti della zona. Un grosso mantello verde scuro ci copriva dalla testa ai piedi e ci riparava dalla forte pioggia che non aveva intenzione di cessare.

All’improvviso sentimmo delle urla provenire dalla sala. I tre avevano tolto i mantelli bagnati e si erano sistemati. Lana, la figlia di Kero, era seduta su un lungo divano davanti al caminetto acceso per sopperire all’imprevisto freddo. Un clima anomalo per la stagione. Kero e sua moglie, un’affascinante donna dai capelli biondi e dalla carnagione chiara, erano in piedi accanto al tavolo e discutevano animatamente. Lo scroscio della pioggia sui ciottoli della strada e le finestre chiuse rendevano praticamente impossibile capire il motivo della discussione. Captavamo parole sconnesse: figlia, uomini, chiunque…

Dovevamo entrare in quella casa e le urla della lite potevano essere una buona copertura per scassinare la finestra del primo piano ed entrare. Le pareti esterne della casa erano di pietra a vista. Riuscimmo ad arrampicarci, facendo presa tra gli spazi tra i vari massi che sostenevano la struttura, e ci riparammo sulla soglia sporgente della finestra della camera. Per Luc non fu difficile scassinarla ed entrare – evidentemente non era la prima volta che si introduceva di nascosto in un’abitazione. Non c’era una porta della camera, ma direttamente la scala che conduceva al piano sottostante. Dà li potavamo sentire chiaramente il discorso dei due e anche spiare quello che accadeva attraverso le fessure tra le assi del pavimento in legno.

         «Non può continuare a fare così. Ho una reputazione da difendere!».

Kero era furibondo.

         «Vuoi negare a Lana i privilegi che comporta essere tua figlia?!».

Anche il tono della moglie era alterato.

«Aily, non farmi incazzare ancora di più! Ti sembra normale che questa si scopa i miei sottoposti a piacimento? Pensa alle voci che girerebbero tra loro se non li fermassi. Non posso certo gestire il mio territorio e avere una figlia con la nomea di essere una troia degna del Cartago!».

Il fatto che si citasse il mio bordello rendeva il tutto molto ironico, considerando che la fine del suo clan era iniziata proprio quando aveva deciso di bruciarlo.

         «Mamma, papà venite qua a sedervi accanto a me. Non litigate per colpa mia.».

I due seguirono il suggerimento della figlia. Il divano sopra cui erano si trovava esattamente sotto di me. Il mio occhio dalla fessura si godeva lo spettacolo innaturale che stava per cominciare.

         «Papà ti ringrazio sai. Hai ucciso così tanti uomini per proteggere il mio buon nome… e mamma, grazie per difendere la mia libertà. So che mi comporto male, ma non posso farci niente. È una cosa che proprio non riesco a controllare.».

I due genitori si strinsero alla figlia che non nascondeva uno sguardo carico di desiderio.

         «Ci sono cose molto più belle da fare al posto di litigare.».

Aveva aggiunto portando le mani sulle gambe dei genitori.

I due sorridevano ed ecco il segreto di famiglia svelato.

La mano di Lana salì lungo la gamba del padre e andò a sfiorare la patta delle brache. Il suo sguardo tradiva un certo interesse nel membro di Kero.

         «Dai caro, accontenta tua figlia. A vent’anni sa bene cosa vuole.».

La madre di Lana spingeva il marito a lasciarsi andare.

         «Dai papà. Non è la prima volta.».

Kero si alzò in piedi davanti alle due donne e si slegò la cinghia delle brache. Tirò fuori il membro già duro per la felicità di Lana che spalancò la bocca sorridente.

         «Eccolo il mio cazzo preferito!».

La giovane appoggiò subito la mano al bastone di carne del padre e lo guidò verso la sua bocca. Iniziò un pompino appassionato. Dalla mia posizione vedevo la testa con i lunghi capelli castani fare avanti e indietro verso il pube di Kero, facendo sparire e apparire il membro dell’uomo.

         «Amore mio, smettiamola con la lite e facciamo l’amore!».

La donna si alzò in piedi e si strinse al marito baciandolo appassionatamente.

Le lingue dei sue sposi si attorcigliavano nelle loro bocche, mentre il ventre materno spingeva la nuca della figlia verso il padre. Il bacio amorevole dei genitori guidava il ritmo della pompa della figlia.

         «Tesoro mio, sei proprio una golosona come tua madre!».

Entrambe si misero a ridere. Lana con il membro del padre in bocca, Aily portando le mani dietro la nuca della figlia e spingendola contro il grosso manganello del marito.

La giovane fece un gesto con la mano alla madre, la invitava ad aggiungersi alla degustazione.

Mentre Kero si spogliò completamente, le due donne fecero lo stesso. Avevano un fisico molto simile, così come praticamente identici erano i loro seni, piccoli e con dei turgidi capezzoli chiari. Erano proprio madre e figlia.

La donna dai capelli biondi si scaglio vorace sul pene del marito, facendolo sparire dentro la sua gola. Lana con una mano spingeva la nuca della madre, aiutandola a prenderlo sempre più in profondità, con l’altra massaggiava i testicoli del padre che iniziavano ad essere belli insalivati. Si sentì chiaramente il rumore di un conato echeggiare nella stanza, proprio mentre Aily estraeva quella mazza dalla sua bocca, riversando una gran quantità di saliva sul pavimento. Si diedero il cambio ancora una volta, con la figlia che assaporava l’asta mentre la madre leccava avida le palle insalivate di Kero.

         «Mettetevi sul divano!».

Fu quasi un ordine da parte dell’uomo.

Vedevo chiaramente la figlia che leccava la passerina pelosa della madre e il padre che si dedicava con gusto agli umori che colavano da quella rasata della figlia.

         «Papà dedicati al mio culo ti prego! Alla mamma ci penso io!».

La ragazza si mise a pecora e Kero puntò velocemente il suo pene sul fiorellino stretto della giovane. Un colpo di reni e quel membro enorme sparì nell’ano della figlia. La madre nel frattempo si era messa anch’essa a pecora sul divano e si godeva la lingua della figlia leccava il suo buchetto e le dita che le penetravano nella sua vagina.

         «Kero, non ti risparmiare. L’ano di tua figlia ne ha presi di membri. Falla godere di più!».

Gli affondi diventarono sempre più violenti. Gli occhi della ventenne guardavano in su cercando un dio da ringraziare per il piacere anale.

         «Papà vorrei un fratellino o una sorellina. Che dici?».

Il messaggio fu chiaro. Tolse il pene dall’ano della figlia e iniziò a infilarlo nel tempio del piacere della moglie che non si era spostata dalla sua posizione a quattro zampe. Lana si mise sotto e mentre il padre affondava nella fessurina della madre, lei leccava gli umori che colavano lungo la pelle arrossata del sesso di Aily.

Un gemito prolungato segnò l’avvenuto orgasmo del padre. Quando tolse il pene, subito la figlia si fiondò sulla fica della madre per leccare il seme del padre che ne fuoriusciva. Un bacio appassionato con la madre e poi con il padre, in cui si scambiarono i sapori degli umori e dello sperma dei genitori, segnò la fine dell’incestuoso e amorevole rapporto famigliare.

I tre si gettarono sul divano sfiniti. Fu quello il momento in cui facemmo la nostra mossa. Luc con uno scatto felino scese le scale e si puntò il coltello alla gola della figlia del boss. Io lo seguii, facendo lo stesso con la madre. Kero si trovava in una situazione in cui era completamente nudo e con le donne che amava di più in pericolo di vita.

         «Resta lì immobile e non faremo niente alle tue amate. Ah… bello spettacolo. Vi siete dati un bel daffare voi tre! Luc che tu sappia, l’incesto come viene giudicato dai sacerdoti dei templi?».

         «Un atto contro la natura e contro gli dei. Punibile con la sterilizzazione!».

I volti dei tre divennero subito bianchi come dei lenzuoli.

         «Aily, lega tua figlia e tuo marito alla sedia! Attenta che al minimo movimento la sua gola è tagliata!».

La madre in lacrime legò i suoi grandi amori e poi fu legata a sua volta.

I tre erano nudi, legati e le due donne era in lacrime, mentre Kero mostrava uno sguardo carico d’odio.

Avevo portato con me l’attizzatoio con il marchio della fenice. Lo misi nel camino acceso in modo che diventasse bello rovente, pronto per fare ciò che andava fatto. Luc si mise di vedetta sul balcone al piano superiore, nel caso qualcuno all’esterno fosse arrivato a creare problemi.

         «Sai chi sono io?».

Kero rispose carico d’odio, come se con il suo tono potesse strapparmi il cuore dal petto.

         «Il Caduto!».

         «A quanto pare sono famoso. Sciocco da parte vostra venire senza scorta. Potevi aspettarti che sarei venuto a prenderti.».

Il malavitoso non rispose.

         «Sai, secondo Linda dovrei ucciderti!».

Mentre pronunciavo quelle parole afferrai la sua testa con la mano sinistra e nell’altra avevo il pugnale.

Eccoci arrivati al momento della scelta. Vita o morte? Eroe o boia?

Fu Lana ad interrompere i miei pensieri.

         «Non farlo ti prego. Potrebbe esserti utile più da vivo che da morto.».

         «E come?».

         «Potresti usarlo per prendere il controllo dei suoi uomini. Se lo lasciassi vivere.».

         «E cosa gli impedirebbe di organizzare una rivolta contro di me?».

La ragazza rimase in silenzio per un momento.

         «Noi! Noi siamo il suo punto debole. Finché la nostra vita dipenderà da te, lui non ti tradirà.».

         «E’ così?».

Chiesi alla madre. La donna era terrorizzata. Piangeva. Si limitò a fare un cenno d’assenso.

La lama del pugnale premeva sulla gola di Kero e un rivolo di sangue iniziò a colare lungo il suo collo.

         «Prendi me! Sarò la tua schiava. Il tuo ostaggio, ma non ucciderlo. Ti scongiuro.».

La ragazza incominciò di nuovo a piangere.

Mi avvicinai a lei. Mi abbassai e la guardai negli occhi a pochi centimetri di distanza.

         «Sei disposta a diventare la mia schiava?».

Un cenno con la testa fu la risposta.

         «E dimmi, visto che sai già tutto, cosa dovrei farti fare?».

         «Lei è il padrone del Cartago. Potrei lavorare lì se lo ritiene necessario.».

Notai che in mezzo le gambe la sua patata rasata luccicava. Umori? In quella situazione. Le sussurrai all’orecchio.

         «Ti stai eccitando per caso?».

Divenne rossa in viso.

         «Un po’!».

Iniziai ad accarezzarla in mezzo alle gambe, sotto gli occhi del padre che si dimenava sulla seggiola a cui era saldamente legato. Aily invece non smetteva di piangere e mugugnare.

         «Che figlia devota e anche un bel po’ disinibita che hai, Kero!».

         «Lasciala, maiale.».

Presi il pugnale e tagliai le corde che la tenevano legata. La afferrai per il collo e la feci alzare in piedi. Ci fissavamo negli occhi.

         «Non ucciderò ne te, ne tua madre. Da questo momento in poi porterete il mio marchio e apparterrete a me. Cosa fare di voi lo deciderò in seguito, anche se immagino già cosa tu possa voler fare.».

Non era un caso se si era eccitata all’idea di lavorare come prostituta al Cartago. Avrebbe guadagnato facendo la cosa che più le piaceva, scopare.

         «Accetti volontariamente di diventare mia?».

         «Se risparmierai la vita di mio padre, sì!».

La feci sdraiare sul divano. Sputai sulla sua pancia piatta e massaggiai tutta la zona intorno all’ombelico in modo da insalivarla bene. Presi l’attizzatoio rovente dal caminetto e senza indugio marchia la pancia della giovane che non provò dolore nel ricevere il simbolo della sua appartenenza a me.

         «Non fa male!».

         «Stupita? Non tratto male le mie cose io. Dal momento che hai accettato volontariamente di esserlo. Questo è un marchio magico. Non potrai ribellarti a me, nascondermi informazioni senza che io la sappia e non potrai farmi del male; d’altro canto questa fenice ti proteggerà da chi oserà farti del male.».

         «Grazie, padron Leo!».

         «Ora tocca a tua madre! Slegala e falla sdraiare sul divano.».

La giovane obbedì immediatamente.

         «Accetta mamma, è la scelta migliore.».

La donna aveva smesso di piangere vedendo che la ragazza era incolume.

Sputai sul suo ventre un po’ più segnato dall’età e con qualche smagliatura.

         «Aily, accetti volontariamente di essere mia?».

         «Sì! Per il bene mio e della mia famiglia, sì!».

Marchiai anche lei con la fenice e anch’essa non provò dolore.

         «Kero, sono un uomo di parola. Non ho torto un capello alle tue donne. Ora sta a te. Linda dice che dovrei ucciderti, ma forse solo perché ti odia particolarmente. Io sono di tutt’altro avviso. Ammetto che ti ho sfruttato per avere Lana e Aily senza doverle prendere con la forza. Non ti avrei comunque ucciso, mi sei più utile da vivo. Ora sta a te decidere se diventare un mio servitore volontariamente o se devo renderti schiavo con la forza.».

La sua risposta fu uno sputo di disprezzo sul mio viso.

         «E forza sia!».

Mi ripulii con gli abiti dell’uomo. Ordinai alle due donne, che ormai dovevano obbedirmi, di slegarlo e immobilizzarlo. Sputai sulla sua fronte e lì lo marchiai a fuoco. Questa volta nella casa echeggiarono le grida di dolore dell’uomo. Non si era sottomesso volontariamente e la bruciatura del marchio sarebbe stata molto dolora, un marchio a fuoco. La mia fenice sarebbe stata impressa non come tatuaggio sulla sua pelle, ma come cicatrice nella sua carne.

         «Con questo sei un mio schiavo. Ciò che è tuo ora diventa mio, coloro che portano i tuoi simboli, ora porteranno i miei e controllando te controllo anche loro. Questa è la potenza del marchio magico del tuo padrone. La tua vita ora sarà di schiavitù e umiliazione, ma potrai avere i tuoi incontri incestuosi con la tua famiglia come ricompensa se mi servirai bene. Ora rivestitevi e recatevi al Cartago, Linda vi accoglierà come si deve tra le fila delle sue prostitute.». Con la marchiatura della famiglia Kero, ormai ero diventato ufficialmente il capo della città intermedia di Taled. E con questo titolo prendevo anche il controllo delle attività di contrabbando di sostanze, di strozzinaggio e di pizzo delle attività. Ero diventato un criminale a tutti gli effetti. Divenni il gangster conosciuto come la Fenice Caduta.

“Con questo capitolo finisce la prima parte di questa serie. Spero vi sia piaciuta. Nell’augurarvi una buona estate vi invito a lasciare dei commenti qui o sul gruppo telegram del nostro sito. Cosa vi aspettate dalla seconda parte? A presto con nuovi racconti sull’Eroe Caduto!”

Nella raccolta:

Un comune ragazzo si ritrova improvvisamente in un mondo fantastico in cui l'uso della magia è centrale. E' uno degli eroi che dovrebbero salvare il mondo da un male profetizzato, ma l'amore per Arianna lo porta ad essere schiavo. Inizia un viaggio di rinascita in cui l'Eroe Caduto, come viene chiamato, prende sempre più le sembianze di un criminale. Un mondo di magia, di affari e di tanto tanto sesso.
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Scritto da:

Erotismo e libertà. Sono le cose che cerco e che metto nei miei racconti. Parlare e raccontare di sesso ci aiuta a metterci a nudo e a superare certi limiti che forse non avrebbero nemmeno senso di esistere. Scrivetemi a masterAce1899@gmail.com

4 commenti

  1. Darkside87
    06/07/2022
    19:51

    👏👏👏

  2. Darkside87
    07/07/2022
    22:53

    Ciao una domanda, ti sei ispirato a qualche Isekai (ammesso che tu sappia di cosa stia parlando) in particolare per scrivere questa storia ?

  3. 11/07/2022
    12:40

    ciao, si. non so se conosci the rising of the hero’s shield. L’idea mi è venuta da quello, poi in realtà si stacca completamente da subito. Diciamo che l’idea dell’eroe evocato e marchiato come criminale sì. Tutto il resto è roba mia.
    ti è piaciuto?
    ora mi fermo per le vacanze, poi tornerò con la seconda parte…

  4. linda
    11/07/2022
    19:24

    Che dire Buone Vacanze e aspetto anche il seguito

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