Lucciole

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Categoria: Gay
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Introduzione:

Hey! Eccomi con un il terzo capito di S&C, è stata una sfida scrivere alcune scene ma mi è piaciuto molto il risultato finale, spero che piacca anche a voi.
Al prossimo capitolo,
Bewei

Eric e Tommy erano impegnati in una danza di corpi, molto antica che trascende ogni epoca, vecchia quanto l’universo. Il ritmo e la musica erano dettati dai loro cuori. I loro baci erano ardenti sulla bocca dell’altro e nessuno dei due aveva il coraggio di chiudere gli occhi, volevano assaporare quel momento, tanto atteso. I loro fianchi si sfioravano cercando quel poco di frizione consentita dai vestiti opprimenti.

Tommy gemette con voce roca, tanto da far rizzare i peli sulla pelle di Eric. Il più giovane faceva fatica a reggersi in piedi, il fiato corto e le labbra gonfie: Tommy ricatturò le sue labbra in un bacio. La sua erezione premeva contro il fianco di Eric nel tentativo di trovare un poco di sollievo.

Eric, in un attimo di lucidità, fece scendere la sua mano lungo il petto di Tommy fino ad arrivare alla fonte della sua frustrazione. Nello stesso momento si staccò da quel bacio ardente e fissò i suoi occhi sull’uomo che aveva di fronte: un tacito consenso, un’intesa. Tommy si lasciò andare al tocco del più giovane, soffocando i suoi gemiti nell’incavo del suo collo.

Eric si sentiva in controllo, vedere quell’uomo crollare davanti a sé lo faceva eccitare ancora di più di quanto non lo era già. Mentre continuava ad accarezzarlo, non perse l’occasione di stuzzicarlo un po’ mordendogli il lobo dell’orecchio. Tommy in risposta gli morse il collo per poi succhiare il lembo di pelle scoperta.

Il collo di Eric era pieno di segni rosso-violacei, ma al momento a nessuno dei due importava che qualcuno li vedesse anzi, era un segno di possessione, di appartenenza dell’uno all’altro.

“E-Eric….”- gemette Tommy socchiudendo gli occhi. Stava per raggiungere il culmine, molto rapidamente. Eric non era intenzionato a fermarsi, voleva farlo venire, voleva vedere la sua espressione mentre si lasciava andare al piacere che gli provocava.

Tutt’ad un tratto qualcuno bussò alla porta: “C’è qualcuno?”

 I due amanti si fermarono impietriti: senza fiato, i vestiti scomposti, i segni rossi sulla pelle. Tommy ringhiò basso prima di staccarsi da Eric. Si sistemarono velocemente, Eric intanto sogghignava vedendo in che stato aveva ridotto il più grande, era soddisfatto.

Tommy gli lanciò un’occhiataccia come per chiedergli cosa ci trovasse di divertente. Il più giovane lo ignorò andando ad aprire la porta: doveva inventarsi una scusa…bella e buona.

A bussare era stato uno membro dello staff che aveva organizzato la mostra, li guardava con un’espressione contrita e confusa. I due ragazzi cercarono di inventarsi una scusa, uno ridacchiando sotto i baffi l’altro cercando di nascondere, senza farsi notare, il “piccolo” problema che aveva a livello del basso ventre.

Il resto del pomeriggio passò molto in fretta, tra quadri e storie. La tensione tra i due, però, rimase: si era creata una bolla al cui interno c’erano solo loro.

Una volta conclusa l’esposizione, decisero di fare una passeggiata per il centro storico della città. Era una tipica serata di fine inverno: un venticello suonava tra gli edifici, il cielo era privo di nuvole e qualche stella cominciava a fare capolino come le lucciole sul fare del tramonto.

“Ti andrebbe di cenare da me?”- chiese nel mezzo della conversazione Tommy.

“Mi piacerebbe molto, hai già un’idea su cosa cucinare?”- camminavano fianco a fianco osservando le vetrine illuminate.

“Pensavo di farti provare la cucina thailandese, però se non vuoi posso preparare qualcos’altro, anzi potremmo cucinare insieme…” – voleva passare più tempo con il ragazzo.

“Allora potresti insegnarmi qualche piatto thailandese.” – propose Eric prendendo la sua mano e stringendola.

“Eh cucina thailandese sia allora!”- Tommy strinse la mano di Eric e fece strada. La sua casa non era tanto lontana dal centro storico, circa una quindicina di minuti. Era situata in una delle stradine adiacenti al Palazzo Ducale, all’esterno appariva come uno degli edifici del centro storico: le pareti in mattoni rossi, le ringhiere in stile liberty con motivo floreale. Il portone d’ingresso era in legno di quercia con gli infissi dorati, presentava ancora i pomelli che raffiguravano teste di leoni in bronzo. Eric era affascinato. L’appartamento di Tommy era al secondo piano però non aveva niente a che fare con l’edificio in cui era situato: era totalmente l’opposto, l’esplosione del moderno. L’ingresso si apriva con un breve corridoio illuminato da tanti piccoli led, sui muri erano appesi alcuni quadri di Monet e Degas, copie ovviamente. In fondo si apriva un ampio open space che si divideva in due ambienti: la cucina rustica sui toni del nero con la zona pranzo e la zona giorno con i divani beige e un mobile a muro con la tv al plasma. La stanza era illuminata di giorno da un ampia finestra che dava su un piccolo balconcino da cui si poteva vedere buona parte del centro: Mantova illuminata di notte aveva qualcosa di romantico e misterioso allo stesso tempo.

“Mantua è’ molto bella di notte.” – sussurrò Tommy che si era avvicinato a lui.

Eric si voltò verso di lui e fu come vederlo per la prima volta, il desiderio di perdersi in quegli occhi verde bosco, conoscerne ogni sfumatura e riflesso. Il suo sguardo si posò sulle sue labbra schiuse per poi ritornare sui suoi occhi: un altro consenso. Tommy senza interrompere il contatto visivo si avvicinò lentamente, era ammagliato da quel particolare ambra che illuminava i suoi occhi, il modo in cui le lunghe ciglia li incorniciavano in un quadro perfetto.

La distanza divenne più breve, i loro respiri seguivano lo stesso ritmo, l’uno poteva sentire l’odore dell’altro ormai familiare. Fu il più grande a ridurre le distanze appoggiando le sue labbra sue quelle soffici di Eric: un bacio dolce, lento, un unico sapore. Non c’era fretta in quel semplice ma profondo contatto: era una continua scoperta dell’altro.

Lentamente Tommy si allontanò appoggiando la sua fronte su quella di Eric, gli occhi ancora chiusi, le mani ai lati del collo del ragazzo.

“Direi che la cena può aspettare.” – sussurrò dolce.

“Direi proprio di sì.” – disse Eric mordendosi il labbro e riavvicinandolo a sé circondandogli il collo con la mano, le dita che giocavano con i capelli. Un altro bacio, più intenso, non innocente come il primo, primitivo.

Tommy lo prese per i fianchi e lo avvicinò a sé, le loro erezioni premevano l’una contro l’altra. Eric gemette nel bacio: il più grande non perse l’occasione per inserire la sua lingua nella bocca dell’altro, ancora quel sapore caratteristico, ne era dipendente. Senza dividersi, Tommy guidò entrambi verso il divano. In un attimo Eric si ritrovò sdraiato, Tommy era su di lui che si sosteneva sugli avambracci, il respiro rapido e le pupille dilatate.

Si abbassò su di lui e, partendo dall’angolo della bocca, cominciò a lasciare una scia di baci sul collo fino all’ombelico; le sue mani scoprivano nuova pelle sotto la maglia. Eric non riusciva a stare fermo al che Tommy gli afferrò entrambi i polsi e li portò sopra la sua testa.

“Devo ricambiare il gesto di prima” – disse Tommy riferendosi a ciò che era successo nel magazzino. Riprese la sua lenta tortura sfilandogli pian piano l’indumento: pelle bianca, una leggera peluria ricopriva la zona addominale per poi proseguire sotto i pantaloni. Risalendo, Tommy si accorse dei segni che aveva lasciato qualche ora prima, piccole chiazze porpora: un capolavoro che solo lui poteva vedere.

“Sei bellissimo” – sussurrò prendendogli una mano e baciandole il dorso, tutto questo senza staccare lo sguardo dal suo.

Eric non si aspettava di sentirsi dire quelle parole, nessuno gli e lo aveva mai detto con tale sincerità, nessuno gli aveva mai fatto provare le sensazioni che gli provocava quell’uomo: non era più successo da quell’ultima volta.

Scacciò vecchi ricordi baciandolo con trasporto.

I vestiti in un batter d’occhio formarono un tappetto sul pavimento della sala. Erano nudi uno di fronte all’altro, nessun imbarazzo, solo la curiosità di conoscersi e dare piacere all’altro.

Eric fece sedere Tommy per poi mettersi a cavalcioni su di lui. L’eccitazione del più grande premeva contro di lui ardente e umida, Eric soffocò un gemito.

“Lo senti…l’effetto che hai su di me?” – chiese Tommy muovendo i fianchi contro quelli del ragazzo, il gesto fece gemere entrambi.

Eric prese coraggio e avvolse la sua mano intorno ad entrambe le erezioni, una lieve pressione. Tommy imprecò: era già al limite. Non era l’unico ad esserlo. Il ragazzo cominciò a muovere la mano, prima piano poi via via aumentando di velocità. Nell’appartamento risuonavano i gemiti dei due amanti, il suono che faceva il contatto tra i loro corpi: una melodia solo loro.

Entrambi si stavano avvicinando al culmine. Tommy avvolse la sua mano intorno a quella di Eric e allo stesso tempo lo baciò. I due vennero investiti da una scarica di piacere che li lasciò senza fiato, i loro umori si mischiarono marchiandoli entrambi. Il più giovane si portò una mano alle labbra e ne succhiò le dita, poi, si chinò in avanti per baciare Tommy: un sapore totalmente diverso lo accolse, il loro sapore.

Nella raccolta:

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Scritto da:

Il Gay è la parola d'ordine.

Un commento

  1. @logos86 (TG)
    25/04/2023
    14:00

    Stupendo

    Stra eccitato

    Mi fa venir in mente ieri, in spiaggia, (MN)…

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