Matteo Salviettini e la prostituzione stradale

Categorie: Etero, Tradimento, Trio
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Introduzione:

Ogni riferimento a persone, fatti, cose, o elenchi reali è puramente casuale.
Con l'ultimo racconto ho raccolto un po' di insulti indignati. Vediamo se questa volta mi andrà meglio.

Matteo Salviettini lasciò cadere con un sospiro il telefono sul tavolo, dopo aver terminato una diretta su Instagram. Subito dopo estrasse una sigaretta dal pacchetto mezzo vuoto e uscì a fumare sul balcone.
I monopattini, gli scontrini, l’immigrazione, l’opposizione, il governo, le tasse… i temi del comizio on-line riecheggiarono debolmente nella sua testa prima di uscire in uno sbuffo nell’aria fresca della sera.

Le luci della città, sempre in movimento, attraversavano la piccola nuvoletta di fumo illuminando debolmente il volto del politico. Matteo lasciò trasportare i suoi pensieri dai rumori cittadini senza controllarli troppo, mentre i battiti del suo cuore si regolarizzavano. Parlare in pubblico gli era sempre piaciuto: che si trattasse di arringare la folla da un palco o di dibattere in Tv litigando con i giornalisti moderatori (che sono sempre simpatizzanti a sinistra).
Certo intrattenere i follower con uno streaming dalla poltrona di casa propria era una cosa un po’ diversa; nondimeno Matteo avvertiva una strana sensazione: un misto di godimento ed euforia, una soddisfazione incompleta, molto simile a quella provocatagli dalla sigaretta, che in quel preciso istante stava spegnendo nel posacenere.

Rimettendo il pacchetto di sigarette nella tasca dei pantaloni ne approfittò per darsi una tastatina al pacco: il suo Capitano lì sotto pretendeva attenzioni.
Matteo ponderò per qualche istante l’idea di tornare seduto in poltrona, prendere in mano l’arnese e cominciare una tranquilla seduta di fai-da-te.
Purtroppo la sua ragazza (di quasi vent’anni più giovane) sarebbe stata fuori casa per tutta la settimana impedendo più piacevoli appagamenti.

Muovendo qualche passo per la casa il suo sguardo cadde su una ruspa giocattolo appoggiata su un ripiano dello scaffale. Ricordava con piacere il giorno in cui gli era stata donata da un giovane militante colmo di entusiasmo, al termine di un comizio in Brianza.

Era l’estate del 2016. All’epoca sì che la vita politica dava soddisfazioni: i sondaggi erano sempre in crescita, il suo partito era leader della coalizione e lui si sentiva forte come il leone di San Marco, sempre pronto a balzare su ogni sci(sh)volone del governo.

Questi pensieri nostalgici risvegliarono in lui un desiderio potente; doveva dimostrare a sè stesso il proprio valor padano.
Il braccio della ruspa teneva fieramente alzata la benna sullo scaffale, bramando terra e macerie.
Con la stessa prestanza il vigoroso membro tendeva la stoffa dei pantaloni assetato di erotiche avventure.

No, non avrebbe consumato il suo ardore nella solitudine del soggiorno.
La fidanzata non era in casa? Amen!
Lui era liberale: e ognuno è libero di scopare chi vuole.
Lui era un tradizionalista: sarebbe partito per l’avventura assieme alle lavoratrici più tradizionali del mondo.
In un impeto di sano populismo, poi, decise di non contattare una escort di lusso ma di aggirarsi fra le comuni donnacce che sfilano sulle strade di periferia.

Afferrò da un cassetto una manciata di banconote (e Vadavialcuü a quei comunisti che volevano abbassare il tetto al contante) e un paio di occhiali grossi e dorati marchiati D&G, che usava abitualmente per non farsi riconoscere.
Non era certo il travestimento più sicuro del mondo, ma l’apparenza partenopea di quella montatura era in grado di confondere completamente gli sguardi meno attenti. Il buio della notte e il cappuccio della felpa avrebbero fatto il resto.

***

La biondina sotto il lampione ruotava animosamente la borsetta, mentre una quinta di seno decisamente poco naturale strabordava oltre la scollatura.
Una tetta si scoprì completamente quando lei si affacciò verso il finestrino abbassato di un Suv.
«Ciao bel maschione».
«Quanto fai?».
«30 la bocca, 40 la figa».
«Sali».

Avrebbe potuto dire qualsiasi altra cifra e sarebbe stato indifferente: Matteo era già rimasto estasiato da questa bellezza sfacciata e volgare.
Tutto in questa donna era pacchianamente arrapante: le tette grosse, le labbra truccate, gli orecchini dorati, i tacchi di plastica, la gonna leopardata…
Non era certo qui per fare l’amore con una donna raffinata; ora il prode longobardo bramava una cavalcata selvaggia e scurrile.

Mentre Matteo conduceva l’auto in un vicolo più scuro lei si alzò con noncuranza la gonna rivelando una vulva glabra, dalle labbra carnose.

Appena il veicolo si fermò prese la mano di lui e se la portò fra le gambe con un gesto che poteva al contempo rivelare feroce entusiasmo quanto fredda professionalità.
Anche lui non fu da meno; con la sinistra si era già slacciato la cintura facendo uscire allo scoperto il suo Capitano, mente la destra, con movimenti decisi, indugiava fra le morbide pieghe della figa.
Lei sorrise compiaciuta alla vista del membro, poi con un gesto sensuale vi allontanò la mano villosa dell’uomo (dirottandola verso il voluminoso seno) e vi avvolse la sua.
Gli artigli smaltati di viola glitterato potevano apparire fuoriluogo attorno a quel chiaro scettro, ma la destrezza con cui la donna lo maneggiava era degna di quella del Prode Alberto da Giussano nell’impugnare la spada.

A quei tocchi il membro era ormai completamente duro.
«Comincia a prendermelo in bocca, zoccola» sbottò senza ritegno il Salviettini, ormai privo di qualsiasi freno inibitore, «Però vacci piano che poi voglio anche scoparti la figa».

“Bene” pensò lei “doppio servizio, doppia paga, questo è un cliente buono…”

«Ma oltre che ‘zoccola’ se vuoi puoi chiamarmi Myri» soggiunse con un largo sorriso prima di piegarsi sul sedile e di far scomparire l’intero membro fra le sue labbra pitturate di rosso.
La sua testa continuava a salire e scendere in lenti movimenti ripetitivi; ogni volta il cazzo si immegeva nella bocca fin quasi alla base e poi ne emergeva fino alla punta della cappella.

Mentre con professionalità e maestria portava avanti il pompino, Myri cercò di darsi un’occhiata intorno: la fibbia della cintura che dondolava lì vicino al cazzo portava il logo di una marca costosa e una prima occhiata anche l’orologio che avvolgeva il polso sinistro di quell’uomo era di valore.
Evidentemente si trattava di un cliente più ricco della media.
Forse era il caso di farlo giocare un po’ di più.
I movimenti del pompino si fecero a poco a poco più lenti e più delicati, quasi a voler far spazientire Matteo.

«Basta, mollamelo, adesso voglio la tua figa» proferì lui rudemente.
Lei obbedì con estrama calma, lo condusse fuori dall’abitacolo, si alzò un poco la gonna leopardata e si mise a 90 gradi sul cofano appoggiando gli avambracci alla lamiera.
«Allora tesoro, cosa aspetti?»

Matteo non aspettava proprio nulla. Dopo essersi rapidamente infilato un preservativo si gettò subito fra quelle cosce divaricate infilandosi velocemente su per la figa già ben allargata.
Fin da subito diede colpi forti ad un ritmo sostenuto. Era scatenato.

Che andasseo a ciapà i Ratt i sondaggi, la politica, i followers, l’opposizione, gli anni passati… In quel momento di spensieratezza Matteo si stava scrollando di dosso tutte queste preoccupazioni ritornando lo spensierato giornalista di 30 anni prima.

Abbassò lo sguardo verso quel culo pieno, vi affondò le mani cominciò a stringelo fra le dita.
Fra un movimento e l’altro si ritrovò a divaricare le chiappe fino a scorgere il buchetto posteriore.
La vista dell’ano stretto illuminato dalla debole luce di un lampione fece scaturire in lui una nuova scarica di desiderio. Sembrava un piccolo sole delle alpi incastonato nel profondo della val Camonica.

Subito Matteo vi avvicinò un pollice e fece come per inserirlo; Myri però gli afferrò repentinamente il polso intimandogli di non procedere.
«Ah no?» ribattè lui «Non posso?».
«Se non ti do il permesso no» rispose lei divertita «e mi sa proprio che non ho voglia di dartelo».
In effetti quella sera aveva già dato il culo ad un altro cliente che le aveva fatto piuttosto male, e ora non se la sentiva troppo di farlo nuovamente.
Per di più aveva pensato di poter cogliere l’occasione per trascinare quel cliente facoltoso in una situazione ancor più piccante (e costosa).

«Ma se hai voglia di scopare un bel culo» soggiunse fra un gemito finto e l’altro «possiamo chiamare una mia amica, mmh, arriva subito e sono sicura che ti farà mmh, impazzire!».
L’idea di due donne in una sola notte colpì il politico come un’epifania. Un degno coronamento per quella folle serata.

La collega di Myri era appostata in cerca di clienti proprio dietro al vicolo in cui Matteo aveva parcheggiato. Li raggiunse pertanto in un minuto, arrivando da dietro senza farsi sentire.
«Eccomi porcellini, qualcuno vuole il mio bel culetto?».
La voce che aveva pronunciato queste parole era dolce e morbida, ma aveva un tono piuttosto basso.

Matteo dopo un’iniziale sorpresa sfilò il membro dalla passera della ragazza e si voltò. In quello stesso tempo Myri si alzò dal cofano e, senza nemmeno riabbassarsi la gonna, andò a salutare con un bacio l’amica.

Il Salviettini rimase di sasso.
La nuova arrivata era una donna nera, alta almeno un metro e ottantacinque e piuttosto in carne.
Le sue forme prorompenti mettevano a dura prova la tenuta del corto vestitino zebrato che portava sotto la pelliccia sintetica.
Il suo sorriso ampio solcava un viso tondo e morbido, in parte nascosto da una gran massa di capelli ricci.

«Allora?» gli sussurrò Myri all’orecchio vedendolo un po’ turbato «Non vuoi che Shana venga a giocare con noi?».
Oh sì, Matteo lo voleva eccome. Checché ne dicessero i suoi avversari lui non era mai stato razzista.
Soprattutto non lo era mai stato con le donne.
D’altra parte com’è che diceva sempre quel suo amico? «La figa di colore è come il RoastBeef: fuori è marrone, ma dentro è rosa come tutte le altre!».

Imbambolato più dal desiderio che non dal timore, Matteo si lasciò portare verso Shana. Al suo arrivo lei abbassò la scollatura del vestitino rivelando un seno grosso e morbido; nello stesso istante Myri gli prese la testa e ve la premette contro.

Mentre l’uomo si godeva il contatto con quelle tettone le due prostitute si sussurrarono qualcosa di incomprensibile.
Poi Shana prese il controllo della situazione: «Allora tesoro, vuoi cavalcare questa bellezza vero?».
Dicendo questo si mise di profilo per mostrare il suo sederone alto e sodo. «Shh, non rispondere: culo mio, regole mie. Se vuoi che io te lo dia voglio prima una bella leccata di figa!».
Lo disse ridendo con gusto, ma ciononostante la richiesta era da prendersi seriamente.Infatti subito dopo appoggiò le chiappone al cofano della macchina, allargò le cosce e cominciò a sfilarsi lentamente le mutandine rivelando una figona morbida, pelosa e bagnata.

Fame! Dimentico di ogni ragionevole precauzione igienica Matteo si avventò su quella sorca con la voracità di un falco del Bernina.
Era più buona della polenta alla festa degli Alpini.
La sua lingua lappava con impegno la fessura, infilandosi in ogni piega mentre lì accanto Miry continuava a stuzzicargli il membro con le mani.

Dopo pochi minuti di incessante lavoro Shana esplose in un gemito soffocato pareva quasi non simulato.
«Bravo il mio ragazzone, sembra proprio che ti sia meritato il premio!».
Con queste parole la donnona di colore si voltò verso l’automobile e, divaricate le gambe, si piegò in avanti.
L’amica poi le allargò per bene le chiappe e, con la sua saliva, le lubrificò la rosellina del deserto eccitando ancor di più lo spettatore.

La sega, il pompino, la scopata in figa, di nuovo una sega… Ormai anche per il Caterpillar della Lombardia era giunta l’ora dell’atto finale!
In un attimo Matteo le fu addosso. Con foga infilava il cazzo fra la carne bruna, godendosi con immenso gusto ogni pompata.
Dopo pochi minuti il suo viso rubicondo si contrasse in una smorfia: stava per venire.

Cogliendo il suo sguardo Myri decise di infliggergli il colpo di grazia. Si avvicinò all’amica, sedendosi sul cofano accanto a lei e la baciò con passione facendosi stringere un seno da una delle sue grandi mani.

«AAH» con un grido feroce Matteo sfogò in pochi secondi tutto il desiderio accumulato nella serata.
Ad ogni schizzo che fuoriusciva le immagini sconce di quella notte gli passavano davanti agli occhi.
Che avventura era stata.

Non appena ebbe sfilato il membro dal culo di Shana si sentì la stanchezza piombare addosso. I suoi 50 anni erano ancora lì dopo tutto: non si poteva dimenticarli per più di qualche minuto.

Prima che le due donne gli presentassero la parcella lui, da gran signore, aveva già estratto l’intero pacchetto di banconote. Lo divise in due parti uguali dando alle due prostitute un compenso ben più alto di quello che avrebbero richiesto.

«Ve lo siete meritato» soggiunse accendendosi una sigaretta e tornando verso l’auto perso nella beatitudine della sua mente.

Solo un istante prima di raggiungere la portiera si girò di nuovo verso la ragazza nera «Ehi Shana, mi scusi… Ma mi dica un po’: lei com’è che a fatto arrivare in Italia?»

Note finali:

Se il racconto vi è piaciuto sentitevi investiti di questa missione: rendetelo tanto famoso da farlo leggere al diretto interessato

Scritto da:

Un commento

  1. Roberto
    17/11/2023
    12:53

    Fallo sulla sx pure. Li se ne intendono tanto

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