Non doveva finire così…

Introduzione:

Vi chiedo di commentare dicendo cosa vi è piaciuto o meno del racconto. Va bene anche su Telegram.

ANTONIO:

Come ogni domenica sera decido di preparami qualcosa di già cotto. Non tanto perché abbia fame, ma per trovare un po’ di consolazione in quel poco che mi resta, il cibo.

Dopo aver mangiato, concludo la giornata con una semplice doccia calda. Come se l’acqua, oltre a pulirmi, riuscisse a togliermi di dosso tutti i pensieri e le preoccupazioni.

Forse devo ancora metabolizzare del tutto quello che è successo; Giulia mi ha praticamente usato, facendomi fare tutto ciò che la appagasse. Ma oltre alla perdita della dignità, un problema grosso mi stava logorando.

E se lo dicesse a qualcuno. No, sarebbe troppo rischioso anche da parte sua, infondo non dispone di prove. L’unica vera problematica consiste nel fatto che, se dicesse che ce l’ho piccolo, tutti i nostri amici, dopo che abbiamo condiviso lo spogliatoio potrebbero confermare, sostenendo la sua tesi. E lì sì che sarei davvero rovinato.

GIULIA:

Non esiste niente di più bello di svegliarsi la mattina con il sorriso, non vedendo l’ora di arrivare a scuola. Credo sia la prima volta da quando frequento questo stupido scientifico.

Quello di oggi sarà il primo compito di matematica dove non copierò, o meglio, dove non sarò io a copiare. Entro in aula poggiando sul banco la mia borsa nuova, mentre sistemo il giacchetto firmato sulla sedia. Sta andando tutto per il meglio, ma ancora una cosa manca. Mi giro e noto che Anto non c’è, il suo banco, dietro al mio, è l’unico vuoto.

Ma proprio mentre mi stavo iniziando ad alterare la porta si spalanca, e la mia unica salvezza si siede preparandosi affannosamente per il compito. Proprio vero, il mio schiavetto non mi delude mai ahah.

Mentre il prof distribuisce le verifiche, scrivo su un bigliettino le istruzioni che avrebbe dovuto seguire:” Scrivi il mio nome sul compito e io farò la stessa cosa nel mio”.

Appena vedo il docente distratto glielo lancio sul banco. Dopo qualche attimo non noto nel volto di Anto molta convinzione, beh me lo aspettavo. Cosi ricorro al piano b; dopo 5 minuti che il compito era iniziato, sfilo delicatamente i piedini dalle ballerine nere, messe apposta per questa occasione.

L’espressione sul suo viso cambiò subito, ed anche l’impegno nel risolvere gli esercizi. Ma dove lo trovo un altro coglione così aha.

Dopo 30 minuti decido di scrivere giusto qualcosina, il minimo indispensabile, tanto il mio voto era più che perfetto.

ANTONIO:

È incredibile come riesca sempre a condizionarmi, le basta così poco.

Sto per buttare ore e ore passate sui libri a studiare per concedere il mio voto a Giulia. Ma proprio mentre mi tormentavo, i suoi piedini stupendi e curati sembravano richiamare non solo la mia attenzione ma anche la mia anima. Finisco il compito subito così da concedermi gli ultimi 10 minuti per godermi lo spettacolo.

Mentre sbavavo sui piedini della mia padrona avevo l’impressione di essermi dimenticato qualcosa, qualcosa di importante.

però proprio mentre ci pensavo non resisto all’eccitazione e vengo, sborrando tutti i pantaloni. A malapena sono riuscito a trattenere un orgasmo assurdo, Giulia non può fare così..

Ancora in preda all’eccitazione abbasso lo sguardo, e noto che da fuori si intravedevano i miei boxer completamente fradici; avevo scelto il giorno peggiore per mettere dei pantaloni grigio chiaro.

In preda all’agitazione guardo dentro lo zaino, in cerca di qualcosa con cui potermi coprire e perlomeno pulire. Purtroppo il giorno in cui avevo educazione fisica, e quindi un cambio per la lezione, era Martedì cioè domani..

Ma, proprio nella totale disperazione, vedo le mutandine di Giulia. Cazzo le ho dimenticate qui dentro; come ho fatto a non pensarci tornato a casa.

Decido comunque di guardare il bicchiere mezzo pieno, in fondo avevo qualcosa da mettermi, anche se si trattava dell’indumento meno adatto di tutti.

Senza pensarci un secondo di più consegno la verifica e mi dirigo verso il bagno coprendomi le parti intime. Devo essere veloce.

GIULIA:

Il piano ha più che funzionato. Non avevo mai visto Antonio impegnarsi così tanto in matematica, nonostante si tratti della sua materia preferita.

Eccolo lì, mentre tutta la classe è disperata per la difficoltà del compito, lui si è appena alzato per consegnare. Qualcosa nel suo atteggiamento però attira la mia attenzione..

Cammina in modo strano e goffo. Guardando più attentamente noto che cerca in tutti i modi di coprire le sue parti intime.

Ahaha non ha resistito, avrà il cazzo durissimo, dopo aver semplicemente visto un po’ i miei piedini. Non a caso consegna subito il foglio e chiede di poter andare in bagno

Beh plausibile, non poteva di certo aspettare di tornare a casa per potersi sparare un segone pensando ad una figa come me. Questa idea mi intriga così tanto che decido di andare in bagno anch’io. Con la scusa del ciclo esco dall’aula e vado verso il bagno; è il momento perfetto per divertirsi..

Arrivata noto che solo una porta non era spalancata, sapevo su quale puntare. Busso una volta:

G: «È occupato?»

A: «Giulia?! Beh si è occupato dammi 5 minuti.»

G: «Ah davvero, devi pisciare proprio tanto per chiedermi 5 minuti.»

A: «Beh è difficile da spiegare, dammi solo un attimo per finire.»

Dal rumore capisco che si sta togliendo qualcosa

G: «Aha ma che fai, devi spogliarti per fare pipì?»

A: «Emh. Ho paura di sporcarmi. Tu però non entrare.»

Appena finisce la frase capisco di aver aspettato pure troppo; così spalanco la porta. Non potevo nemmeno immaginarmi questa situazione: Anto con delle mutandine da donna che cerca di coprirsi con il pantalone completamente sfilato.

G «Incredibile come riesci ad umiliarti sempre di più. Aha»

A: «Giulia chiudi dai, dopo ti spiego con calma. E poi, che ci fai nel bagno dei maschi?»

G: «Sei proprio sicuro di trovarti nel bagno dei maschi? Aha»

Arrossisce immediatamente, capendo di non aver visto la scritta “RAGAZZE” andando di fretta.

Ma mentre mi stavo divertendo noto sul fabbricato di pizzo le mie iniziali, e riconosco che l’intimo che quel verme stava indossando è lo stesso che mi aveva regalato Davide, il mio ragazzo. Anche lui si accorge di come la mia espressione fosse cambiata.

G: «Come cazzo ti sei permesso? Le hai prese ieri di nascosto, non è vero?»

In modo timido e impaurito mi risponde di sì, scusandosi dopo ogni parola. Per la rabbia non ci vedo più, così afferro dal pavimento quelle che probabilmente erano le sue di mutande, tutte sporche e fradice.

G: «Hai due opzioni, o da adesso farai tutto quello che ti dirò io, e fidati non sarò così buona, o chiamo subito la vicepreside, facendo un casino che nemmeno ti immagini, che come minimo ti garantisce un anno di sospensione.»

A: «Faccio tutto quello che vuole padrona.»

G: «Bene, dopo scuola non andrai a casa, ci vediamo giù in palestra, non farti vedere da nessuno.»

A: «Va bene ci sarò.»

ANTONIO:

Mai una volta che quelle dannate porte si chiudono correttamente. Nessuno avrebbe dovuto vedermi in quella situazione, per nessun motivo al mondo, ma proprio la persona che più temevo l’ha spalancata.

Tornato in classe trascorro le successive 3 ore con la testa abbassata, mi stavo vergognando davvero tanto.

La campanella suona e tutti escono di fretta, con una scusa vado in bagno aspetto che il corridoio sia libero per andare in palestra. Appena arrivato mi nascondo negli spogliatoi e vedo che Giulia ancora non c’è; dopo tutto aspettarla era il minimo.

Dopo 5 minuti la vedo entrare con un sorrisetto.

G: «Per prima cosa ridammi le mutandine.»

A: «Si scusami. Ehm potresti uscire un attimo?»

G: «Aha tranquillo che l’ho già visto il tuo stuzzicadenti.»

Dopo essere stato deriso mi spoglio completamente e gliele porgo.

A: «Eccole.»

G: «Che schifo dovrò lavarle almeno 10 volte prima di rimetterle.»

A: «Scusami ancora. Adesso mi daresti le mie?»

G: «Aha, puoi scordartele.»

Rimango stupito dalla sua risposta, come cazzo sarei tornato a casa.

G: «Facciamo così. Ti sfido in un 1vs 1 a basket. Se vinci, te le ridò, sennò.»

A: «Sennò.?»

G: «Lo capirai presto. La sfida dura 20 minuti, vince chi fa più punti»

A: «Ma come faccio a giocare così? Senza niente.»

G: «Tranquillo, piccolo com’è non ti darà fastidio mentre corri.»

Abbasso lo sguardo per la vergogna e noto che tutti i torti non li aveva ..

scendiamo nel campetto e Giulia mi passa subito il pallone e fa partire il timer.

G: «Iniziano le signorine ad attaccare.»

Afferro il pallone e cerco di muovermi, faccio qualche finta per poi liberarmi sull’esterno. Pensavo di averla superata ma proprio quando ne ero convinto, mi butta giù con una spallata, facendomi cadere. Riparte in contropiede e realizza i primi 2 punti.

Nonostante fosse una donna aveva molta più forza di me, per non parlare dell’agonismo dovuto alla voglia di vendicarsi.

I 20 minuti passano velocemente, con vari punti di Giulia e svariati fallimenti di attacco da parte mia, che venivano sempre con il mio culo per terra.

Ad un tratto, allo scadere mi capita un’occasione più lucida in cui riesco ad disorientarla e a darle 2 metri di vantaggio. Ma proprio quando stavo per tirare mi afferra per le palle, immobilizzandomi sul posto.

Nonostante le avessi lasciato la palla, stringe la presa facendomi accasciare a terra dal dolore. Recupera il pallone e realizza gli ultimi 3 punti che segnano un 33-0 finale.

Mi trovavo ancora a terra, in posizione supina quando la sento arrivare da dietro palleggiando. Mentre il forte dolore mi assillava mi mette un piede sulla schiena.

G: «Aha, ti ho messo davvero a 90, e non solo metaforicamente.»

Spinge il piede verso il basso, facendomi abbassare le spalle e alzare il culo di conseguenza.

G: «Vedi Anto, la differenza tra me e te sta nel fatto che io sono letteralmente perfetta; mentre tu sei solo uno sfigato, un vinto, che tutti possono usare a proprio piacimento.»

Mentre continuava ad umiliarmi e io continuavo a stringere i denti, la vedo tirare fuori dalla tasca un piccola sbarretta, probabilmente un attrezzo per allenarsi, preso in palestra.

G: «E ora te lo dimostrerò.»

Inizia a strusciarla tra le mie natiche, per farmi capire cosa sarebbe successo da lì a poco. La punta sul mio ano, per poi affondare con un colpo deciso.

A: «Cazzo ahi, sei impazzita?!»

G: «Aha, oggi mi è sembrato che non ti dispiacesse fare la troia eh? Aha»

Continua a premere, facendo su e giù con quell’asta, che sicuramente raggiungeva i 20 cm. Mentre si divertiva io ero costretto a subire quel dolore misto ad un leggero piacere; in fondo non mi dispiaceva farmi sottomettere da Giulia..

Dopo un po’ finii per venire schizzando sul pavimento. Giulia se ne accorse estraendolo tutto di un colpo. Ne uscì un pezzo di ferro sporco pure di sangue.

Non riuscivo a credere che Giulia mi avesse appena sverginato. Anche se non nel modo che avevo tanto sognato.

G: «Pulisci tutto questo schifo e poi esci senza farti vedere da nessuno. E per quanto riguarda le tue mutande, non te le sei di certo guadagnate aha.»

Esce dalla palestra chiudendosi la porta alle spalle. Mi alzo con le poche forze rimaste e un dolore atroce che mi logorava dal ventre in giù. Vado negli spogliatoi e mi do una leggere sciacquata, per poi rivestirmi.

Mentre guidavo non riuscivo a stare seduto dal forte dolore.

Inetto

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