Non doveva finire così…

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Categoria: Dominazione
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Introduzione:

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ANTONIO:

Oggi le 5 ore di scuola passano abbastanza velocemente, con le solite spiegazioni e interrogazioni.

Arrivo a casa comunque stanco, tanto da ritardare il pranzo per dormire un po’. Quando mi sveglio noto che sono già le 14.

Di studiare non ne voglio sentire, queste ultime giornate sono state troppo intense e stancanti. Però mi alzo, prendo un foglio e una penna. Ormai avevo un solo obiettivo, per non chiamarlo obbligo. Non sarei mai voluto entrare in questa situazione, ma è inutile piangerci sopra, devo fare qualcosa.

Così inizio a pensare ad un piano per poter arrivare alle foto e ai video di Giulia. Le idee diciamo che non mancano, con tutti gli eventi insoliti che sono successi ormai potevo aspettarmi di tutto, ma dovevo comunque rimanere cauto.

Il tempo scorre, e dopo qualche ora non ero ancora arrivato ad una conclusione. Ma il momento dove mi deprimevo venne subito interrotto.

Mi arriva una chiamata proprio da Giulia, alla quale rispondo subito.

A: «Giulia, dimmi.»

G: «Dove cazzo sei??»

A: «Che intendi, non capisco…»

G: «Avevamo gli allenamenti, idiota. Te ne eri completamente scordato?»

A: «Cazzo scusa… Arrivo subito.»

Chiudo e vedo che effettivamente sarei dovuto essere lì da almeno 10 minuti.

Afferro qualche vestito per allenarmi senza prestare troppa attenzione. Prendo la macchina e parto.

Arrivo davanti alla palestra di scuola ed entro.

Giulia si trovava fuori dal campo, stava facendo stretching per poi iniziare l’allenamento. Le posizioni in allungamento evidenziavano tutte le sue forme. Per non parlare dei leggings corti che le facevano un culo spettacolare.

Proprio mentre la fissavo a bocca aperta un ragazzo richiama la mia attenzione.

D: «Ciao, tu devi essere Antonio, giusto?»

Mi guardava con suoi occhi azzurri, con un altezza che superava la mia di almeno 20 cm, per non parlare della spalla larghe. Solo uno così poteva essere il ragazzo di Giulia.

A: «Si, tu sei Davide, piacere.»

Ci stringiamo le mani, e nello stesso momento vedo un pallone arrivarmi addosso.

G: «Finalmente sei arrivata femminuccia. Vai subito a cambiarti e muoviti.»

Feci subito come disse, e Davide capì il rapporto di subordinazione che esisteva tra me e Giulia.

Entrai negli spogliatoi, e iniziai a cambiarmi. Aperto il borsone però noto di aver dimenticato qualcosa per la fretta.

Mutande, calzettoni, maglietta, c’era davvero tutto, tranne i pantaloncini. Cazzo era un disastro, come avrei fatto ora…

Pensando ad una soluzione mi affaccio dalla porta.

Entrambi stavano palleggiando provando a battersi.

A: «Emh, ragazzi ho un piccolo problema…»

G: « Perché, quando mai non ne hai uno?»

A: «Potreste venire un attimo?»

Giulia viene nella mia direzione con aria stufa ed arrabbiata, precedendo il suo ragazzo.

Entra e spalanca la porta.

G: «Avanti, che c’è?»

A: «Per sbaglio ho dimenticato i pantaloncini a casa..»

Giulia mi fissava sembrando quasi rassegnata, ma prima che potesse rispondere Davide intervenne.

D: «Beh comunque nel peggiore dei casi, Giulia ha un pantaloncino in più…»

Non potevo di certo indossare dei leggins, anche se non avevo chissà quanta scelta.

Prima ancora che potessi decidere Giulia lo fece l’ennesima volta per me.

G: «Se lo scorda. Col cazzo che gli do i miei vestiti, nemmeno morta. Giocherai con lo slip, tanto non mi sembra ci sia tanto da coprire.»

Lasciò la stanza facendo scoppiare a ridere il suo ragazzo.

D: «Aha, scusala è il suo carattere. Comunque a me non dà tanto fastidio. L’ho abituata bene, quello degli altri non lo guarda mai.»

Adesso sì che ero curioso di conoscere le sue dimensioni, per accontentare una figa come Giulia ce ne voleva…

Usciamo dagli spogliatoi e iniziamo ad allenarci.

Oltre ai soliti esercizi di tecnica, nei quali non eccello di certo in confronto a loro, facciamo anche una parte di atletica.

Degli scatti seguiti da un tratto in allungamento. Ovviamente Davide ci supera entrambi dimostrando le proprie abilità. Io e Giulia, nonostante lei fosse una ragazza e avesse iniziato prima, ce la stavamo giocando.

Verso la fine quando Davide aveva già finito l’esercizio mi trovo ad un metro di vantaggio da lei.

Ne mancavano solo 10 per batterla. Ma nello stesso momento in cui decido di fare lo sprint finale Giulia decide di sabotarmi. Da dietro, senza farsi vedere, mi preme con forza 2 dita nel culetto, come se volesse farle entrare davvero.

A causa dell’improvviso dolore sono costretto a fermarmi e per non dare nell’occhio simulo un crampo. Ovviamente Giulia arriva prima senza troppo impegno.

D: «Antonio tutto ok? Ti mancava davvero poco, dovevi stringere i denti.»

Giulia si girò con il solito sorrisetto.

G: «Già, solo i perdenti mollano alla fine, aha.»

Non avevo modo di dimostrare come era davvero andata, così li assecondo.

A: «Vabbè dai ci ho provato…»

G: « Facciamo due minuti di pausa e poi ti do la rivincita, sempre se le tue gambette resistono.»

Anche stavolta non rispondo, decido di conservare la rabbia per batterla dopo.

Mi siedo sulla panca bevendo da una borraccia e passandone un’altra a Giulia. Mentre mi riposavo però, decide comunque di non darmi tregua.

Quando Davide era distratto, mi spruzza un po’ d’acqua sulle mutandine, proprio sul pacco.

Rimango stupito dal gesto, non capendone il motivo, ma ancora prima che potessi chiederglielo esclama:

G: «Anto dai, aha. Se avevi così paura di sfidarmi bastava dirlo, invece di fartela addosso.»

Mi guardai le mutande, ed effettivamente non poteva sembrare altro.

A: «Scherzi vero? Me l’hai appena spruzzata tu addosso.»

Davide però scoppia a ridere non ascoltando nemmeno la mia tesi.

GIULIA:

Non avrei mai immaginato che mi sarei divertita così tanto, avrei dovuto invitarlo prima lo sfigato.

È palesemente imbarazzato, mi guarda con rabbia mentre si copre le mutandine fradice che gli ho appena bagnato.

Si alza di scatto e va verso la linea di campo per l’ultimo esercizio. Era completamente determinato, si trattava dell’occasione perfetta per dargli il colpo di grazia, sapevo perfettamente cosa fare.

Prima di seguirlo afferro un ferretto dagli attrezzi lì vicini, facendo attenzione che fosse abbastanza resistente.

Entro nel campo, portandomi i blocchi di partenza.

G: «La partenza la proviamo con questi, come si fa nelle gare ufficiali. »

Anto non mi rispose, era davvero troppo concentrato per fare caso a questi dettagli, che tanto dettagli non erano….

Posiziono entrambi i blocchi per terra, facendo vedere all’incapace come si sarebbe dovuto mettere.

Mentre gli aggiustavo la posizione, senza farmi vedere, aggancio il ferretto ad un lembo delle sue mutandine, e l’altra estremità ad un buco dell’attrezzo.

Il piano era perfetto: appena sarebbe partito l’unico straccio che aveva si sarebbe strappato, lasciandolo del tutto scoperto.

Mi metto in posizione anch’io e Davide fischia il via.

Nello stresso istante sento un forte ” craacckkk”, ma proseguo lo stesso la corsa per non destare sospetti.

Arrivata alla fine mi giro e vedo Anto per terra mentre si copre i genitali scusandosi con Davide. Mi avvicino fingendo di essere sorpresa.

A: «Non so come sia successo, si sono strappate dal nulla. Non volevo uscirlo.»

D: «Emh tranquillo aha, non vedo in realtà tutta questa differenza con quello e la figa di Giulia.»

Decido di accentuare il colpo.

G: «Ti sembra così piccolo il mio clitoride? Aha.»

D: «Mm dovrei vederlo, per decidere…»

Avevamo entrambi una gran voglia di scopare, e dopo un intenso allenamento ci voleva proprio.

G: «Anto metti apposto tutti i palloni e riordinata palestra.»

A: «Perché io? Almeno datemi una mano.»

G: «Zitto, la prossima volta impari a rimanere nudo in campo.»

Io e Davide lo lasciamo solo in campo, non vedevo l’ora di fare la troia e di prendere il suo cazzone.

ANTONIO:

Mi affretto a recuperare tutti i palloni che abbiamo utilizzato, li controllo, gonfiando quelli che sono diventati più sgonfi. Infine li ripongo tutti nei contenitori e smonto la rete.

Giulia era riuscita di nuovo ad usarmi, dopo che per l’ennesima volta mi aveva umiliato. Sembra che più cerco di batterla e più lei riesce ad avere la meglio.

Proprio mentre riflettevo controllo che il campo sia tutto in ordine e vado verso gli spogliatoi.

La porta dei maschi era chiusa a chiave, busso ma non ricevo risposte. Anche quello delle ragazze era chiuso.

Mi avvicino alla porta di prima e facendo attenzione sento dei brevi gemiti in lontananza, seguiti da frequenti colpetti del tipo pelle-pelle. Si stavano chiaramente divertendo, peccato che lo spogliatoio fosse anche il mio.

Però l’idea che Giulia stesse scopando proprio lì dentro mi eccitava un sacco. Così tanto che senza volerlo inizio a segarmi, cercando di sentire il più possibile i gemiti di quella troietta.

Dopo nemmeno un minuto concludo venendomi in mano, non riuscendo a contenere un orgasmo.

Alzo gli occhi e noto che la porta si era aperta, non avevo sentito che avessero finito.

Dietro lo stipite Davide mi guardava quasi divertito, mentre lasciava in bella mostra il suo mostruoso arnese.

Non sapevo come sprofondare nella vergogna, mi ero appena segato pensando a loro due che scopavano. Prima che potessi scusarmi interviene lui.

D: «Non siamo gli unici ad esserci divertiti eh.»

A: «Non volevo…»

D: «Tranquillo, non puoi fare di certo altro con il tuo cazzetto, se non segarti sugli altri, aha.»

Effettivamente non c’era niente da dire il suo era 4-5 volte il mio, Giulia era davvero fortunata.

A: «Ti prego non raccontarlo a Giulia…»

Ed è proprio lei a sbucare da dietro al suo ragazzo, con un sorrisetto che trasmetteva pura soddisfazione. Non badava al fatto che stesse uscendo dallo spogliatoio coprendosi solo con un asciugamano, considerando che oltre al suo ragazzo ci fossi io.

Dopo che Giulia uscì, entrai io e mi sedetti sulla panchina potendomi finalmente riposare.

Davide continuava a vantarsi della propria prestazione, sottolineando quanto fosse fantastico scopare con Giulia. Lo credevo, eccome se gli credevo, una figa così ti capita solo una volta davanti, pensa in ginocchio a succhiarti.

Mentre fantasticavo su cosa fosse appena successo in quella stanza Davide finisce di vestirsi ed esce salutandomi.

Mi alzo e vado in doccia. Apro l’acqua e inizio a rilassarmi. Pensare a Davide e Giulia che scopavano proprio in questo punto mi eccitava un sacco, provocando un erezione.

Ero arrivato al punto di invidiare pure le mattonelle del muro, per aver visto Giulia in tutto il suo splendore.

Però proprio mentre cercavo di non segarmi, sento qualcosa cadermi sulla testa. Sento che perdeva un sacco di liquido, così spengo subito l’acqua e controllo.

Quello che mi era appena caduto sulla testa era un preservativo ed anche bello grande. Inutile dire che apparteneva a Davide e a Giulia, spero solo che non lo avessero lasciato lì di proposito, in modo che li invidiassi…

A quel punto realizzo che il liquido che avevo in testa era proprio sborra. Apro l’acqua e cerco di pulirmi il più possibile, faceva davvero schifo.

Avevo ormai perso tutta l’eccitazione, e mentre andavo verso il cestino per buttarlo la porta si apre.

GIULIA:

Una scopata indimenticabile. Era proprio quello che ci voleva dopo un allenamento intenso. Io e Davide non eravamo mai riusciti a venire 3 volte nella stessa occasione.

Però non ero ancora contenta, oggi volevo qualcosa di più. Sarà che con noi c’era anche Anto, e che il modo con cui ci guardava, quando siamo usciti, faceva solo venir voglia di usarlo.

Mi vesto velocemente e vado nello spogliatoio dei maschi. Apro la porta e lo trovo nudo con un preservativo in mano.

G: «Ah scusaci, ce lo siamo dimenticati lì.»

A: «Beh, potevate pensarci, almeno non mi finiva in testa…»

G: «Aha, forse te lo meriti dopo che ci hai praticamente spiati mentre lo facevamo.»

Diventa subito rosso, capendo che Davide non aveva mantenuto la promessa.

Mi sfilo le scarpe e mi metto comoda sulla panca, avevo proprio voglia.

A: «Potevate evitare lo stesso, non è che mi piaccia lo sperma del tuo ragazzo.»

Prese il preservativo e lo buttò nel cestino. Stavolta era davvero arrabbiato, dopo tutte le occasioni in cui l’ho umiliato.

Si siede anche lui, in modo arrogante, sensa rivolgermi la parola. Per attirare la sua attenzione mi sfilo un calzino e lo butto per terra senza farmi vedere.

G: «Anto mi è caduto per sbaglio, raccoglimelo dai. »

A: «Fallo tu, non ho voglia.»

Sentendo la risposta mi alzo e lo raccolgo io, solo che prima di tornare a sedere afferro il suo telefono dalla borsa.

A: «Dai ferma ridammello…»

G: «No voglio divertirmi un po’.»

A: «Ma se non sai nemmeno la password….»

G: «Questo lo dici tu. »

Provai qualche password a caso ovviamente fallendo. Dopo qualche tentativo il dispositivo mi diede un indizio.

G: «L’indizio dice “Qualcosa che adori”. Proviamo “La mia padrona Giulia”.»

La password era errata ma qualcosa sul sul viso mi dice che c’ero andata abbastanza vicino.

G: «Mm riproviamo, “Le foto di Giulia”.»

A: «Ferma così lo blocchi…»

G: «Pensi davvero che te lo ridia? Ti conviene dirmela lo sai.»

A queste parole si bloccò non rispondendo, continuava però a fissarmi i piedi che tenevo appoggiati alla sua borsa per rilassarmi.

G: «Aha ho capito. Proviamo “I piedi di Giulia”.»

Il telefono finalmente si sbloccò.

G: «Che demente, solo tu puoi essere così ossessionato dai miei piedi.»

A: «Dai però adesso ridammelo su…»

G: «Facciamo così, vai a riprendere il preservativo che hai buttato e mettilo qui accanto a me.»

Anto da bravo schiavetto eseguì subito, si avvicinò tendendo la mano. Gli diedi il telefono, nonostante non se lo aspettasse di certo.

Vidi però che provò subito a sbloccarlo, ovviamente fallendo.

A: «Ehy, l’hai cambiata.»

G: «Eh già, ricorda che qualsiasi cosa prima di essere tua è mia schiavo.»

A: «Ma è il mio telefono come faccio senza.»

G: «Credi che mi interessi? Sarà tuo quando avrò controllato tutte le mie foto su cui ti seghi.»

A: «Giulia ti prego dai.»

G: «mm facciamo così, la password te la dirò dopo, intanto prova a sbloccarlo con l’impronta.»

A: «Hai cambiato anche quella…»

G: «Già, devi indovinare quale dito ho usato.»

Anto mi prese la mano cercando di provare tutte le impronte.

G: «Come al solito non hai capito un cazzo…»

Mi alzai stufa, iniziando a camminare scalza per tutto lo spogliatoio. Mi sporcai tutti i piedi, tornai a sedere e presi il preservativo, passandomelo su entrambe le piante. E per finire ci sputai sopra.

I miei piedi erano un vero schifo, tutti sporchi di sperma, saliva e della sporcizia del pavimento. Li appoggiai sulla sua borsa, fregandomene di sporcarla.

G: «Avanti, prima di cercare l’impronta dovrai pulirli.»

A: «Ma… Non credi che non sia il caso.»

Gli afferrai la testa per i capelli e la spinsi verso i piedini, da bravo schiavetto non oppose resistenza.

Iniziò a leccarli tutti senza opporre resistenza. Li puliva del tutto passando con la lingua in mezzo alle dita.

Ogni tanto quando si fermava per rispondere fiato, e per non cercare di vomitare, glieli avvicinavo di nuovo.

Alla fine finito il lavoretto ero rinata, ci voleva proprio. Con l’alluce sbloccò il telefono tutto soddisfatto.

A: «Adesso mi diresti anche la password…»

Nel mentre rinfilai i calzini e misi le scarpe.

G: «Mm dipende, voglio darti anch’io un indovinello.»

A: «In che senso, non è bastato tutto questo….»

G: «No che non è bastato. Anzi è solo l’inizio.»

A: «Giulia dai non puoi farmi questo…»

Mi alzai dirigendomi verso il mio di spogliatoio.

Lo sfigato non riusciva a trattenere la curiosità, così mi seguì, nonostante fosse nudo.

A: «Giulia ti prego dai…»

Mi fermai di colpo, e dalla borsa tirai fuori un dildo.

A: «Che c’entra quello….»

G: «Zitto e girati.»

Dopo un po’ di esitazione chiuse la porta e finalmente si girò.

Lo spinsi al muro tenendolo fermo, mentre con l’altra mano con un colpo secco lo infilai dentro.

Il dildo sarà stato di 16-17 cm, che per me non erano nulla, ma ad Anto non andavano giù….

A: «Daii ferma ahii.»

O lasciai andare e cadde a terra tutto dolorante. Finora solo una metà era riuscita ad entrare.

G: « Se vuoi la password devi farlo entrare tutto…»

Anto non riusciva a credere a quella richiesta, ma dopo un po’ che continuava a soffrire si decise ad infilarlo tutto.

Si mise a sedere appoggiandosi sulla base del cazzo di plastica.

G: «Mm si, guarda che brava troia che sei. Forza tutto dentro…»

Nonostante stesse per iniziare a piangere, ad un tratto si lascia andare, toccando finalmente con il culo per terra. Il movimento fu ovviamente accompagnato da un urlo di dolore.

G: «Ahah bravo. Ora puoi toglierlo dai, mi sono divertita abbastanza per oggi.»

Mentre cercava di riprendersi dal dolore, con molta delicatezza lo fece uscire, cagandolo per terra.

G: «Da adesso è tuo, io quello schifo non lo tocco. Però voglio che lo indossi tutte le volte che ti seghi, è chiaro schiavo?»

A: «S-sii padrona…»

G: «Bene così, e portalo domani a scuola. Ah la password è “Sono uno schiavo”. »

Uscì dalla palestra lasciando quel verme sdraiato a terra dolorante.

Inetto.

Nella raccolta:

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Un commento

  1. Valerio
    21/07/2023
    11:29

    Buongiorno aspetto con ansia il prossimo capitolo

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