LA CHAT - Episodio 2
Anna ricontatta Alphamaster e vergognandosi di se stessa inizia il suo percorso come sub
La
mattina successiva quando mio marito se ne andò al lavoro accesi di
nuovo il pc. Sul desktop c'era il "Nuovo documento di testo"
contenente la mail dello sconosciuto. Avevo dormito poco, la mia fica
mi aveva tenuto sveglia, dicendomi che era vogliosa di un nuovo
ditalino come quello della mattina, ma non la avevo potuta
accontentare con Luigi accanto a me. Avevo provato una timida offerta
al momento di andare a letto, ma lui aveva risposto di essere
stanchissimo, e di non avere voglia.
"Va
bene" pensai guardando quell'indirizzo email. "Cominciamo a
vedere se questo sito esiste davvero" e digitai la parte finale
dell'indirizzo. Esisteva, era un sito di email anonime e gratuite che
dichiarava essere anche "criptate". Mi infilai la mano
sinistra negli slip (oggi mi ero premurata di togliermi i pantaloni
della tuta, non volevo cambiarne una al giorno) ma la mia fichetta
reagiva svogliatamente. Voleva lo sconosciuto per godere. Pensai alla
mia mail con nome e poi il cognome @gmail.com", e non potevo
certo usarla. Sarei uscita dall'anonimato, e non volevo. Poi rimasi
con le mani sospese sopra la tastiera... ma che accidenti stavo
facendo? Volevo davvero rispondere al tizio misterioso e pieno di
boria? Beh, mi risposi da sola, non è stato borioso. E' stato
educato quanto uno che risponde per mera cortesia a qualcuno che non
gli interessa e probabilmente gli sta rompendo le palle. Ecco, lo
stavo pure difendendo... Beh, non potevo certamente spiattellagli
nome e cognome. Con un giro su Facebook avrebbe trovato il resto,
probabilmente. Ma se volevo saperne di più potevo giocare come lui,
e farmi una mail anonima.
"annoianna"
incredibilmente era occupato, ma aggiungendoci l'anno di nascita 1976
ero riuscita a farmi una email. Avevo messo una password che mio
marito non avrebbe potuto mai indovinare, ed in qualche minuto ero
proprietaria di una email anonima e che non avrebbe ricondotto a me.
Ero di nuovo nella mia comfort zone dove la mia identità era al
sicuro, ed avrei potuto tirarmi indietro in qualsiasi momento. E così
mandai una mail a quell' indirizzo misterioso. L'oggetto e il testo
erano abbastanza tiepidi, ma comunque era quello che mi aveva chiesto
di fare, contattarlo via mail. E la mia micia ritornò a svegliarsi.
Oddio, che stavo facendo? Mi sentivo stupida ed imbarazzata, ma ormai
era partita.
La
risposta arrivò in pochi minuti. "Mettiti in slip e reggiseno,
scrivi su un foglio ALPHAMASTER, tienilo con una mano sulla pancia
lasciando visibile la biancheria, e fatti un selfie allo specchio
inquadrando dal collo in giù e mandamelo"
Diventai
rossa come non ero mai stata in vita mia, l'imbarazzo mi causava
enormi vampate di caldo. Ma soprattutto, stavo inzuppando le
mutandine, ed anche quello mi faceva sentire una merda. Ma la figa
inzuppata stava reclamando attenzioni. Stavo per chiudere il PC e nel
contempo stavo già infilandomi una mano nelle mutande, quando arrivò
una seconda risposta: "e non toccarti la fica, schiava. Potrai
solo dopo aver fatto la foto ed averla mandata"
Tolsi
di scatto la mano dagli slip. CAZZO! Come aveva fatto? Mi vedeva?
Aveva acceso in qualche modo la webcam? No, porca puttana, non era
neanche attaccata. La finestra aveva la tapparella giù, quindi non
mi stava spiando. Quello stronzo semplicemente aveva capito con una
chat e poche domande più di quanto avessi capito di me io
stessa.
Non
sarei stata al gioco, no. Avevo caldo, avevo voglia di toccarmi. Gli
slip rosa quasi da bambina erano zuppi. "Va bene, voglio vedere
dove vuoi arrivare" cercai di giustificarmi mentendo a me
stessa. In realtà non vedevo l'ora di fare quella foto. Anonima,
senza faccia, ed avrei usato come sfondo un muro bianco, quindi del
tutto sicura, nessuno avrebbe potuto collegare la troia eccitata
nella foto a me. Feci il foglio, e mi feci la foto. Avevo le
mutandine zuppe, e nella foto si vedeva, ma non mi importava. Mi
vergognavo, volevo morire, mi sentivo puttana, ed ero eccitatissima.
Mandai la foto, e poi partii con la mia agognata masturbazione. Mi
tolsi gli slip, e mi toccai. Ogni minimo contatto era una scossa
elettrica a diecimila volt. Nonostante le sensazioni fossero le più
forti mai provate volevo di più. Da toccarmi il clitoride passai ad
infilarmi un dito dentro, poi due, poi tre. Esplosi in un orgasmo
devastante, pensando alla troia della foto. Vergognandomi come una
ladra, sentendomi umiliata dal fatto che mi fosse piaciuto così
tanto.
Quando
tornai in me guardai lo schermo del PC. Era arrivata una nuova
risposta dal Master. Laconica. "Vieni in chat. Ora." Mi
collegai al sito, rimisi "Annoianna" come nick, e lui era
li. Mi contattò subito. "Ti sei masturbata dopo la foto?".
Gli dissi di si, e gli chiesi come faceva a saperlo. Mi rispose
semplicemente che lui conosceva bene il tipo di donna che ero, e
questo per qualche motivo moltiplicò la mia vergogna. Ero davvero
"quel" tipo di donna?
Mi
scrisse che mi accettava come sottomessa, e volle sapere come mi
sentivo mentre facevo la foto, e come mi ero sentita fisicamente e
mentalmente mentre mi masturbavo dopo. Glielo dissi, fui sincera. Non
nascosi il mio imbarazzo e la mia vergogna, ma neanche la mia
lussuria. Lui mi chiese quanto erano bagnate le mie mutandine. Non
"se" erano bagnate, ma "quanto". Gli risposi che
erano inzuppate, e lui mi disse di toglierle e stare senza. Di
nuovo... qualcosa che non mi aspettavo. La vergogna mi strozzava il
fiato, ma la figa mi pulsava, quasi dolorosamente, e mi continuava ad
inondare. Io cominciai a chiedermi se ero pazza mentre quasi in preda
alla febbre per la vergogna mi alzavo e le toglievo. Forse ero
anormale... una sorta di pervertita? O forse ero solo una troia che
finalmente riconosceva di esserlo? Non lo sapevo, ma mi sentivo nuda
molto più che se ci fossero stati occhi a vedermi. Gli confermai di
essere nuda dalla vita in giù, e lui ricominciò con le sue domande.
Mi chiese se progettavo di uscire, quella mattina e io confermai
perché in effetti dovevo andare al supermercato.
Le
sue domande cominciarono ad essere di nuovo insistenti ed
imbarazzanti, e stuzzicare la parte troia di me con la quale
apparentemente dovevo trovare un equilibrio. "Come intendi
vestirti?" Risposi che non lo sapevo, probabilmente jeans, delle
ballerine ed una maglietta, visto che eravamo a fine Settembre e
faceva ancora parecchio caldo. Mi rispose di no, che avrei indossato
cosa voleva lui. Cominciò a far domande su cosa avevo disponibile
nel mio guardaroba, ed alla fine selezionò una mise molto più
elegante. Non mi propose di vestirmi da troia come temevo, anzi. Era
un insieme di gonna e maglietta che stava parecchio bene insieme, e
delle scarpe con il tacco basso più femminili delle ballerine che
avevo in mente. Poi però mi sganciò la bomba: "Devi mettere un
reggiseno che non attiri troppo l'attenzione, ma comunque abbastanza
carino, ma non devi mettere le mutande". Io mi congelai. "Come,
scusa?" ... come se avessi potuto fraintendere qualcosa di
detto, e non leggere a chiare lettere una cosa scritta. Lui non
apprezzava che gli si chiedesse di ripetere, così rispose in modo
insolitamente duro: "Come? Con il culo da troia e la fica
grondante nudi, che cazzo pensavi?" E poi aggiunse che voleva
una foto di me vestita che stavo per uscire, una seconda con la gonna
tirata su a far vedere il culo, una terza di fronte a far vedere la
fica, una quarta fuori scattata con gli stessi abiti, ed una quinta
scattata nel bagno del supermercato, di nuovo con la gonna tirata su
fino alla vita a mostrare il culo. Leggere che parlava di me in
questi termini mi faceva avvampare, avrei voluto morire, o ucciderlo.
Lo odiavo, perché sapeva che l'idea mi faceva vergognare come una
ladra sorpresa a rubare, e mi odiavo perché mi piaceva. Feci per
rispondere che neanche morta lo avrei fatto, e di nuovo la chat dette
errore. Era uscito, senza lasciarmi il diritto di replica.
La
mia fica aveva bisogno di carta igienica, o avrei colato su tutto il
pavimento. Andai in bagno, e mi asciugai. Solo il contatto della
carta mi toglieva il respiro, era come se la mia fica fosse spellata
da tanto era sensibile. Di nuovo mi masturbai, furiosamente. Le dita
non mi bastavano più ma non sapevo cosa infilarmi dentro, e
continuai ad infilarmi quattro dita, cercando di allargarmela e di
sentire dentro come ero fatta. Come se non avessi mai sentito il mio
interno (ed in parte era così). Gli umori colavano sulla mano, sulle
cosce, sul pavimento addirittura. Alla fine ero esausta e respiravo
come dopo due ore di spinning a manetta. Mi ricomposi, mi lavai e
iniziai a prepararmi per uscire. Tiri fuori i jeans che avevo
previsto, ma non mi attiravano più. I capi che aveva scelto lui
erano relativamente anonimi, ma di sicuro di maggior gusto. Aveva
abbinato un bianco, un blu ed un azzurro molto adatti a quel fine
estate, e mi piacevano. Mi vestii di tutto punto, ma infilandomi
anche delle mutandine pulite, e feci per uscire. Sulla porta mi
fermai. Ero vogliosa di nuovo di eccitarmi, ma non volevo, non potevo
fare quello che mi aveva chiesto. Stetti a ciondolare davanti alla
porta chiusa almeno 10 minuti, poi con uno scatto rabbioso,
disprezzandomi, tolsi gli slip e li misi nella borsa. E tirai fuori
il telefono per farmi quelle cazzo di foto.
Per contattare l'autore: [email protected]
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