Sei tu!?

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Sei un bastardo, sai? Ti scrivo tutti i giorni da una settimana, e tu non ti degni nemmeno di rispondere. Vedo che leggi i miei messaggi. Perché non rispondi? È dannatamente frustrante. Ogni volta che posso mi collego alla chat per vedere se mi rispondi. Ed ogni volta ti lascio un nuovo messaggio. Hai solo giocato con me? Ogni mattina, dopo che i miei figli e mio marito sono usciti di casa, mi posiziono davanti allo specchio e mi do piacere come mi hai detto tu. Ti penso. Ti penso continuamente. E tu visualizzi e non rispondi. Almeno non fino ad oggi.

Salgo come sempre sul sito. Apro la chat. Sei online. Giuro, questa è l’ultima volta che provo a scriverti. Sei tu che lo fai, sorprendendomi.

         RdC: Vedo che sono stato sempre nei tuoi pensieri!

         RM: Io… potevi rispondere.

         RdC: Potevo, ma come avresti capito quello che vuoi?

         RM: Cosa intendi?

         RdC: Tu vuoi me!

Cazzo, ha ragione. Ma non posso certo dirglielo.

         RM: Non ti sembra di essere un po’ troppo sicuro di te?

         RdC: Sbaglio?

Non so che rispondere. Non si sbaglia, ma non ho la minima intenzione di dargli la soddisfazione. Non dopo che mi ha tenuta in sospeso per un’intera settimana.

Passano i minuti e non trovo un modo per rispondere.

         RdC: Beh, se non ti va di parlare allora…

         RM: No, aspetta. Non … non ti sbagli!

         RdC: Non resta che incontrarsi allora!

         RM: Di persona? Io non ho mai fatto incontri e …

         RdC: Lunedì passa alle 11 al Bar della stazione e chiedi alla commessa bionda di me. Da oggi disabiliterò il mio account qui. Se davvero mi vuoi, vieni da me.

Non mi lasci rispondere e ti disconnetti. È una forzatura bella e buona. Ma…

Passo tutto il weekend a pensare a cosa devo fare. Il dubbio mi attanaglia. Sento tutta l’inquietudine di questa storia. So che incontrarsi comporta anche fare sesso con te, e la cosa non mi dispiacerebbe, ma dall’altro canto non ho mai tradito veramente mio marito. Sarebbe la prima volta. Lo desidero, ma è giusto?

Arriva lunedì.

Mi preparo per uscire. È una bella giornata primaverile, fa abbastanza caldo. Mi metto una camicetta bianca e una gonna ocra. Indosso la biancheria abbinata, pizzo nero e un paio di scarpe con il tacco. Non mi hai dato indicazione su come vestirmi.

Mi reco dalla cameriera bionda che sta preparando i caffè al bar della stazione.

         «Mi scusi…».

         «Mi dica.».

         «Un’informazione. Un mio conoscente mi ha detto di chiedere a lei. Si fa chiamare Re di Cuori.».

         «Lei è RedMommy, giusto?».

Resto in silenzio, sorpresa dal fatto che ha rivelato il mio nick.

         «Sì.».

         «Non si preoccupi. Nessuno oltre a me sa il suo nomignolo. Si sieda al tavolino nell’angolo in fondo alla sala. Dove c’è quel ragazzo coi capelli neri.».

Il cuore mi batte all’impazzata. 

         «Re di Cuori?».

Si gira e resto di sasso.

         «Sei tu!?».

         «Sorpresa?».

Non riesco a crederci. Lo conosco. Lui è il giovane fotografo belloccio che fa il filo alla mia amica Rachele.

         «Siediti!».

Mi accomodo al tavolo, palesando la mia incredulità.

         «Prendi qualcosa?».

         «Un succo alla pera.».

Ordina alla cameriera.

         «Era tutto programmato? C’è anche Rachele? Lei sa di RedMommy?».

Di colpo la mia lingua si sblocca ed escono domande a raffica.

         «Lei non sa nulla. E no, non era programmato.».

         «Allora come?».

         «Una coincidenza. Bella e buona.».

         «Ma non sembri sorpreso di vedermi.».

         «Ti ho visto arrivare. RedMommy e capelli rossi. Dovevi essere per forza tu, Sofia.».

         «Dovrei andarmene. Non posso fare questo a Rachele.».

         «Sì, dovresti. Ma solo se è quello che vuoi.».

         «Cosa intendi…».

         «Intendo dire che non devi nulla a Rachele. Io e lei non stiamo insieme. Non so cosa ti abbia detto lei, ma ci stiamo solo conoscendo e poi lei è sposata e ha ribadito che ama suo marito. Quindi non vedo dove stia il problema.».

         «Io…».

         «Questo è l’indirizzo del mio studio. È a cinque minuti a piedi da qui. Ti aspetto, se lo desideri.».

Mi passa il bigliettino e se ne va.

Devo scegliere. Il bivio è questo. Penso a mio marito, alla mia famiglia e a Rachele, per loro questo non sarebbe giusto. Poi penso a me, ai miei desideri e al mio appagamento come donna, per me sarebbe giusto. Passo dieci minuti a fissare il succo di pera cercando di prendere una decisione. Penso a me davanti allo specchio e a quella libertà di provare piacere senza sensi di colpa.

Apri la porta. Entro in silenzio. Mi fai strada in una stanza del tuo studio. C’è un divano e sulla parete di fronte un enorme foto di due corpi nudi e abbracciati. La fisso.

         «Io…».

Mi fai segno ti stare in silenzio.

Ti porti dietro di me.

         «Mi prenderò cura io di te, d’ora in poi.».

Me lo sussurri all’orecchio e sento un brivido che mi sale lunga la schiena.

Mi slacci i bottoni della camicetta e me la sfili lentamente. Sento il tocco del tessuto che scivola lunga la mia pelle e la lascia nuda a te. Fai lo stesso con la gonna che cade inevitabilmente a terra sul tappeto che sta sotto i nostri piedi.

         «Mi affido a te, mio Re!».

Divento paonazza. E questa da dove mi è uscita!?!? Sembra una di quelle frasi da film porno, eppure è quello che mi è uscito spontaneo. È quello che voglio. È il tipo di rapporto di cui ho bisogno. Non siamo pari. Io sono una mamma, una suddita. Tu sei il Re di Cuori. Tu hai il potere. Tu mi guiderai. Io, voglio servirti.

Ho anche paura però. Perché non ti conosco, non intimamente. Devo fidarmi che tu non mi faccia del male. È con questo misto di timore ed eccitazione che mi levo le mutandine al tuo comando. Mi sdraio sul divano e allargo le gambe. La mia fica è depilata e già bagnata. Ho un sussurro quando sento le tue labbra appoggiarsi sul mio sesso e la tua lingua farsi strada attraverso di esso. Un piacere delicato che mi lascia stranita, mi aspettavo qualcosa di più rude. Ti lascio fare perché è veramente qualcosa di molto piacevole e di insolito per me. Non ricordo più nemmeno l’ultima volta che mio marito me l’ha leccata. Alzo il bacino in modo da spingere il mio sesso contro la tua bocca. Sento il tuo respiro sul mio monte di venere e la tua lingua sempre più in profondità dentro di me. Appoggio le mie mani sulla tua nuca e spingo la tua testa contro la mia fica. Ti alzi lo sguardo. Mi fulmini. “Comando io, non tu!” dice il tuo sguardo. E a tradimento mi mordi il clitoride. Una fitta dolorosa mi scuote e capisco subito che sto godendo io, ma sono tua e decidi tu come io debba godere. Il dolore passa velocemente sostituito dal piacere e dall’orgasmo che sento montare lentamente.

         «Sto per venire, Re.».

Non dici nulla e aumenti il ritmo. Sento la mia patatina contrarsi e il piacere prendere possesso di me.

Lui mi fissa mentre i miei umori invadono la sua bocca.

Si stacca da me senza dire nulla. Si alza e si spoglia. Ammiro il suo fisico. È in forma. La mia attenzione si sposta inevitabilmente alla sua attrezzatura di tutto rispetto. È nuda davanti a me. Si siede sul divano e allarga le gambe.

         «Hai già capito vero?».

Annuisco.

         «Come te la cavi con i pompini?».

         «Devo essere onesta, a mio marito hanno sempre fatto schifo e quindi… l’ultimo l’ho fatto al mio ex ragazzo prima di sposarmi. Spero di essere all’altezza.».

         «Allora starà a me valutarlo. Ora inizia!».

Mi avvento su quel manganello duro che ti svetta in mezzo alle gambe. Lecco l’asta dal basso verso la cappella. Lo gusto. Lo faccio per tre o quattro volte e poi lo prendo in bocca. Prima solo la cappella e poi anche quasi tutta l’asta.

         «Fare pompini è come andare in bici, si impara una volta e resta per sempre. Sei brava. Serve solo più allenamento.».

Non credo a me stessa. Posso davvero sentirmi gratificata per un complimento su come succhio un cazzo?! Eppure, mi sento felice per essere una brava pompinara.

Mentre sono immersa nei miei pensieri, sento la tua mano che mi prende per la nuca e con un colpo secco mi pianti il cazzo in gola. Faccio resistenza, ma tu mi tiri a te. La mia faccia è contro il tuo basso ventre. Sento i conati che rigettano il tuo bel membro. Trattengo il respiro. La vista si appanna.

         «No! Respira con il naso!».

Allontani la mia testa, tirandomi per i capelli. Ho la bocca spalanca. Prendo aria. Sento il cuore che batte a mille.

         «Se trattieni il respiro fa a finire che mi svieni.».

Annuisco.

Si allontana da me. Approfitto della pausa per riprendere fiato.

Poco dopo torna con una macchina fotografica in mano. Si ferma davanti a me.

         «Succhiamelo fino a farmi venire!».

Inizio a prenderlo in bocca e lo spingo dentro di me sempre più velocemente.

Lui non mi tocca. Mi fa delle foto mentre mi gusto il suo cazzo duro. Vedo la sua bocca che sorride mentre scatta. Aumento sempre di più il ritmo e finalmente non resiste più. Sento la sua asta contrarsi dentro la mia bocca e il suo nettare bianco schizza forte e caldo dentro la mia bocca.

         «Non ingoiare!».

Lo tengo in bocca.

         «Fammi vedere cosa hai in bocca!».

Apro la bocca e mostro il suo seme all’interno. Scatta un’altra foto.

         «Bevilo tutto!».

Finalmente posso ingoiare il suo sperma caldo.

Sono appagata. Sudata e stanca, ma felice. Ho goduto e ho fatto godere.

Si siede sul divano ancora nudo.

         «Vieni qui accanto a me.».

Mi fa accomodare e mi mostra le foto che mi ha scattato.

         «Guarda come sei mentre succhi un cazzo.».

Mi osservo e la prima cosa che mi viene in mente è: “Che sembro una gran troia”. Lui però vede qualcosa di diverso.

         «Sei felice! Guarda gli occhi. Vedi come sono sereni e contenti?».

Non l’avevo notato. Però ripensandoci…

         «Se ci penso bene è così che mi sentivo. Sono stata contenta quando mi hai fatto i complimenti per il pompino. Non avevo sensi di colpa. C’ero solo io e il mio Re. Nient’altro.».

         «Vai a sistemarti di là, che la prossima volta andremo ancora oltre. Suddita.».

Sorridi e mi baci.

Nella raccolta:

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Scritto da:

Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

Un commento

  1. 23/05/2023
    23:37

    Wow!

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