“Tutte le belle ragazze schizzano un po’”

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Categorie: Etero, Tradimento
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      In realtà, dopo più di ventiquattro ore passate a letto a fare sesso con le due ragazze, Tommaso aveva voglia di qualunque cosa che non comprendesse l’introduzione del suo pene in qualche cavità femminile. E, doveva ammettere, nonostante fosse il suo cavallo di battaglia, pure la sua lingua aveva bisogno di un po’ di riposo.

      Nonostante ciò, quel “qualunque cosa” voleva farlo con Linda. Peccato fosse la stesura di una relazione sulla teoria di Lorentz per scienze. Lei gli aveva chiesto cosa sapesse di Lorentz, e lui le aveva chiesto se parlasse dell’etologo o degli orologi, assicurandosi una risata della bionda. Fu felice che pensasse fosse una battuta.

      Il ragazzo aveva dato alla studentessa il suo computer portatile in prestito, che in pochi istanti aveva caricato il suo account e avuto accesso ai file che aveva salvato nel cloud. Nel giro di cinque minuti aveva cominciato a digitare velocemente, controllando di tanto in tanto su internet informazioni e diagrammi vari.

      Lui, dopo qualche secondo, si accorse di essere attratto dall’impegno che la ragazza metteva nel fare i compiti, come i suoi occhi azzurri riflettevano lo schermo del computer e il movimento delle labbra che si contorcevano al ritmo delle sue cogitazioni. Ragazzi, quanto avrebbe voluto baciarle, in quel momento, assaporare il gusto delle sue idee, abbracciarla e gustare la sua pelle giovane, fresca…

      Cazzo, quanto avrebbe voluto scendere sotto il tavolo, toglierle i pantaloni e le mutande, leccare i petali del suo bocciolo di rosa… Magari mentre era in videochat con i suoi compagni, farla venire davanti a tutti, mostrare a quei pezzi di merda quant’era meravigliosa quando un orgasmo le illuminava il volto da dea…

      «Ehi, mi stai mangiando con gli occhi», commentò Linda, e la cosa non sembrava darle fastidio.

      Tommaso si ricompose. «Ehm, sì. Perdonami».

      Lei sorrise. Si spostò una ciocca di sole dietro un orecchio. Tornò a digitare, sebbene le sue labbra avessero smesso di muoversi, congelate in un’espressione di serenità.

      Il ragazzo rimase qualche altro minuto, muovendosi sulla sedia. Avrebbe voluto attaccare discorso, conoscere meglio Linda, ma non voleva disturbarla. Quando, finalmente deciso, fece per alzarsi e fare un po’ di pulizia, fu lei a parlare.

      Il sorriso era scomparso dal suo viso, e anche gli occhi avevano perso quell’aurea di soddisfazione che li aveva animati negli ultimi momenti. Anzi, il suo volto esprimeva quasi paura. Paura di fare un errore, comprese il ragazzo.

      «Tommaso…» disse lei, ma poi si fermò. Sembrava dovesse trovare la forza di volontà di mettere la mano in un nido di ragni ma ne fosse terrorizzata. Si guardarono per un lungo istante, lui che capiva che lei stava per dire qualcosa che avrebbe cambiato la loro amicizia.

      Lui mise una mano su quella di Linda, e come se il calore del contatto avesse fatto scattare in lei, confessò: «Tommaso, mi piaci. Mi piaci molto…» Gli occhi di lei si bagnarono d’emozione. «Tommy, ti amo».

      Lui non rispose, continuando a contemplare il luccichio delle sue iridi. Quante donne avevano pianto per lui? Che ricordasse, nessuna. Ma Linda? Lei ammetteva di amarlo, e lui provava la stessa cosa verso la ragazza, con un’intensità che forse non aveva mai provato.

      Lui non rispose, ma usò comunque le labbra per dirle quanto sentiva per lei, e lei comprese alla perfezione ogni singola parola non detta, ogni emozione che il ragazzo aveva sperimentato quando erano a letto insieme, il tentennamento che aveva avuto quando si erano incontrati, la resistenza che aveva simulato quando Tania aveva spiegato cosa avrebbero fatto.

      Quando il loro bacio terminò e si staccarono, dagli occhi di Linda ruscellavano tutte le emozioni che, per anni, erano rimaste sopite nel suo cuore, tutta la frustrazione di essere rimasta sola così a lungo, tutto l’amore che avrebbe voluto dare e desiderato ricevere. Singhiozzò, abbracciando ancora Tommaso e stringendosi al suo petto, bagnando la sua maglietta con le sue lacrime.

      Lui la strinse a sé, baciandole i capelli biondi e accarezzando le ciocche. «Anch’io ti amo, Linda. Sei una ragazza meravigliosa».

      Lei rimase qualche secondo in silenzio. Dal suono che emetteva dalla gola il ragazzo comprese che stava piangendo. Le ci volle qualche istante prima di riuscire a parlare. «Ma Tania… tu sei con lei».

      Tommaso ci aveva pensato la prima notte che Linda aveva passato con loro, quando lui aveva lasciato il letto alle due ragazze e si era ritirato sul divano, più per pensare che per lasciare comode loro. Ci aveva riflettuto a lungo, fino all’alba, e solo allora si era addormentato, più insicuro di prima.

      «In realtà io e Tania non siamo davvero fidanzati» le confessò, stringendola al petto. Mentre la bionda tirava su con il naso, lui si sedette e la guardò. Quando era giovane Linda, quanto era inesperta. Quanto voleva proteggerla dal mondo e amarla ogni volta che avesse potuto.

      Da una tasca la ragazza estrasse un fazzoletto e si tamponò l’angolo degli occhi. «No? Io credevo…»

      Tommaso scosse la testa e le raccontò che un anno prima, quando si era lasciato con Sara, diventata nell’anno precedente talmente gelosa da essere diventato impossibile continuare a stare con lei, lui era caduto in depressione: evitava gli amici, si chiudeva in casa, non usciva se non per andare a lavorare e fare la lezione settimanale di krav maga. Anche la spesa la faceva durante il ritorno dalla fabbrica. Un sabato sera gli amici, stanchi di vederlo a terra, lo avevano obbligato a seguirlo ad una festa. Lui non aveva voluto, ma era stato quasi caricato di peso in auto e, una volta giunto lì, l’avevano fatto conoscere ad alcune ragazze. Una di queste era Tania. Lui la conosceva di fama, se così si poteva dire, e, per quanto fosse attraente, non la riteneva il suo tipo. – L’avevo sempre ritenuta troppo… – Tommaso si interruppe, cercando una parola adatta. Non voleva essere offensivo nei confronti della ragazza con cui aveva convissuto e fatto l’amore nell’ultimo anno, ma il concetto era comunque quello.

      «Libertina?» propose Linda, comprendendo, e apprezzando, lo sforzo del ragazzo.

      Lui fece una smorfia, facendo capire che il termine era giusto a metà. «Sì. Non che mi faccia un problema ad andare con una ragazza che ne ha visti più di un andrologo in pensione, non m’importa se lo trova piccolo o cose simili, ma dopo tre anni con Sara volevo un rapporto duraturo e non una semplice avventura di una notte. Ma Tania sa essere convincente, te lo assicuro, e sono tornato a casa con lei con una gran voglia di aprirle le gambe. In più si diceva fosse brava con i pompini, e quella notte ho scoperto che cosa significasse quella voce».

      «Immagino che tu l’abbia pagata con la stessa moneta» disse Linda. Tommaso ebbe l’impressione che nella sua voce, già rotta dal pianto che era appena cessato, ci fosse una profonda nota di gelosia.

      «Mi sembrava il minimo» ammise lui, sollevando i palmi delle mani. «Erano tre settimane che mi sentivo a terra, e arriva lei, mi rimorchia e mi scopa come Sara non si era mai nemmeno immaginata. La mattina dopo eravamo addormentati uno nelle braccia dell’altra, e il pomeriggio abbiamo ancora fatto sesso. Quella sera, quando abbiamo cenato, Tania mi ha chiesto se potessimo metterci insieme. Non un fidanzamento, più una… una coppia di scopamici, come si usa dire oggi. Lei ha smesso di volare da un fiore all’altro, diciamo, e io avevo una partner sessuale che non era affatto male».

      «Quindi non c’è amore tra di voi?»

      Tommaso rimase in silenzio per qualche istante. Era una domanda che si era posto la notte del divano, ed era giunto alla conclusione che no, non c’era amore. Passione, sì. Rispetto, anche. Ma amore… non esattamente. Certo, da allora lui non aveva più cercato una donna diversa da Tania, e quando quest’ultima le aveva proposto di fare sesso anche con Linda a lui era sembrato davvero di tradire la sua partner. E anche lei aveva smesso di cercare nuovi amanti, quindi sentiva il dovere di rispettare una sorta di monogamia nonostante non ci fossero i presupposti perché esistesse.

      A questo andava aggiunto per onestà che la stessa Tania aveva ammesso, un mese dopo il loro primo rapporto sessuale, dopo che lui le aveva insegnato a squirtare e lei aveva avuto il suo primo orgasmo con spruzzo, mentre era scomposta sul letto bagnato, le membra che ancora le si muovevano convulse di tanto in tanto, che quella sera, alla festa, lui non gli era interessato: troppo tranquillo, troppo noiosetto. Erano state alcune sue amiche a convincerla a fare sesso con lui, visto che alcune di loro, negli anni precedenti, erano state sue soddisfatte partner, e i suoi amici l’avevano pregata di farselo per tirarlo su di morale. Le avevano anche proposto dei soldi per farla decidere. “Fanculo, mi ero detta, tanto uno in più o uno in meno… Beh, sono contenta di averti portato a letto, Tom.”, aveva detto, alla fine. Lui ci era rimasto un po’ male, ma aveva fatto finta di niente: in fondo, era giovane, ed una partner sessuale davvero brava pensava di meritarsela anche lui. All’amore vero e proprio ci avrebbe pensato in futuro.

      E l’amore, a quanto pareva, era seduto davanti a lui, aveva gli occhi azzurri bagnati dalle lacrime e stava imparando da Tania a fare degli ottimi pompini.

      «E la lasceresti per me?» chiese lei, speranzosa.

      “Lo farei?”, si domandò lui. “Lascerei una donna che rispetto e che sa farmi sborrare come nessun’altra nella mia vita per una ragazzina che amo ma che, fino a tre giorni fa, sapeva a malapena descrivere un cazzo?”

      «Sì» disse lui.

      Gli occhi di lei brillarono.

      «Ma non subito» aggiunse, smorzando l’entusiasmo di Linda.

      «Cosa…» balbettò la ragazza.

      Lui prese le mani di lei, perdendosi nei suoi occhi. «Ti ricordi per cosa sei qui, giusto?»

      Linda lo fissò, confusa, sbattendo le palpebre. Sebbene cinque minuti prima stesse redigendo una relazione su un matematico, od un fisico, in quel momento sembrava incapace di intendere qualsiasi cosa.

      «La gara» le ricordò lui. «Sei qui per imparare da Tania a fare ottimi pompini e avere più rispetto a scuola» disse, ed ebbe bisogno di un grande sforzo di volontà perché non salisse al suo viso il disgusto che provò nell’immaginare quella dolce e splendida ragazza, inginocchiata davanti ad uno stronzo che probabilmente l’aveva sempre presa in giro, intenta a dargli piacere con la sua bocca, con attorno il resto degli studenti dell’istituto scolastico che la guardava, commentando e magari sparandosi le seghe.

      Linda sembrò ricordare all’improvviso quali fatti l’avevano portata dentro quella casa, a fare sesso con una giovane coppia, dopo essere stata scovata da Tania davanti ad un sexy shop. «Ma Tommy… a me non importa più nulla di quella gara. Io voglio te, e se gli altri non mi apprezzano non me ne frega un cazzo. Io voglio solo il tuo amore» disse, con un filo di voce.

      «Sono contento che lo pensi» ammise lui, avvicinando le sue mani e baciandole. «È una cosa così degradante».

      Lei fu d’accordo. Poi sembrò tornare la ragazza intelligente di prima quando propose: «Facciamo così, Tommy. Non diciamo nulla a Tania di noi, e io continuo a imparare da lei. In fondo, sei così bravo a letto con la lingua, non mi sembra giusto che tu debba lasciare una come lei che sa farti impazzire quando ti scopa per una come me che è praticamente quasi ancora vergine. Non le diremo nemmeno che ho intenzione di mandare al diavolo la gara, così continuerà ad insegnarmi». Si interruppe un attimo, aspettando un segno di approvazione di Tommaso, che dopo qualche istante giunse. Poi riprese: «Ovviamente ho capito che insegnarmi a fare pompini è solo una scusa per avere un terzo nella vostra relazione».

      «Allora non sono l’unico che lo pensa».

      Lei sorrise. «Certo, la cosa non mi dispiace: mi ha fatto conoscere te, e fare sesso davanti alla tua “fidanzata” è incredibilmente eccitante. E la ragazza sa dove mettere le mani quando mi tocca. Immagino che diventerò una esibizionista, o una bisessuale» aggiunse. «E, devo ammettere, mi piace leccargliela e darle piacere».

      «Quando staremo insieme, la inviteremo ogni tanto ai nostri incontri d’amore» disse lui con un sorriso, convinto che Linda stesse scherzando.

      Lei sollevò gli occhi verso i suoi. «E insegnerai anche a me a spruzzare? Ci riuscirei anch’io?» chiese, come se avesse avuto cinque anni e stesse domandando ai suoi genitori se potesse stare in piedi tutta la notte per vedere arrivare Babbo Natale.

      Tommaso sorrise. «“Tutte le belle ragazze schizzano un po’”, scrisse Wodehouse, – citò, ironico – e tu sei talmente bella che dovrò indossare un impermeabile. Sarò felice di donarti degli orgasmi così intensi. La cosa, te lo devo confessare, però, non è così immediata: dovrai esercitarti e le prime volte sarà molto strano».

      «Strano tipo andare a comprare un fallo di gomma perché ci si è iscritta ad una gara di pompini ma non si ha mai succhiato un cazzo in vita propria, essere adescata davanti a sexy shop da una ragazza e poi scoprire l’amore nel suo trombamico?»

      Lui sollevò un sopracciglio. «Adesso che mi ci fai pensare, mi sembra incomprensibile che non squirtino tutte le donne ogni volta che fanno sesso».

Continua…

Nella raccolta:

Una storia di amore, rivalsa e pompini.

Scritto da:

Sedicente autore di racconti erotico, in realtà erotomane con la passione della scrittura creativa. Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, i miei contatti sono: 📧 william.kasanova@hotmail.com 📱 https://t.me/WilliamKasanova

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