Un incontro

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Categorie: Etero, Tradimento
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“Ciao”

“Ciao, quindi sei tu?

“Esatto, e tu sei… ?”

“Già sono io, piacere”

Così comincia il nostro incontro, in una via del paese, davanti al bar prescelto nel giorno stesso. 

Sapevamo come eravamo fatti, qualche foto ce l’eravamo già scambiata nei giorni precedenti, ma ora vederti era tutta un’altra cosa. Fino ad allora era stato tutto un sogno, una parentesi della vita. Io insoddisfatto della mia vita sessuale, ma innamorato della mia fidanzata, tu in cerca di uno svago dalla tua vita, tutti e due in cerca di un abbraccio caldo e sensuale. 

Ci siamo conosciuti in una chat di incontri poco raccomandabile e molto finta. Tempo due battute e mi hai dato il tuo numero.

“Solita fregatura” ho pensato. Nulla di più facile, d’altronde e invece mi sono stupito, dall’altra parte una persona vera, con i suoi pensieri e i suoi bisogni. 

Siamo andati diretti al punto. Avevamo bisogno del “buon sesso” mi sono detto. Subito? No, purtroppo ci era impossibile. 

“Quando?”

“Giovedì sono lì”

“Ottimo vediamoci”. È così è stato. Eravamo già aggiornati, sapevamo come sarebbe andata a finire. Non avendo un luogo ci siamo organizzati per andare in un posto appartato in macchina, come due adolescenti in cerca di un avventura piccante, e in fondo due adolescenti lo eravamo un po’. Insomma io fidanzato e anche felicemente, che organizzavo il tutto per questo unico momento, mettendo a rischio la mia relazione. Non so come mi sarei sentito dopo, l’avrei ancora guardata negli occhi? Sarei ancora stato capace di starle affianco? Non lo so, ma in quel momento nulla mi scalfiva. 

Più e più volte mi sono detto che ti avrei scritto per dirti che per me finiva lì, volenteroso di riprendere in mano il filo della mia relazione a livello sessuale. Di dirti che tutto era stato una bellissima parentesi, un momento di svago dalla mia vita “vera”.

Eppure eccomi lì, a sorriderti ed eccitato per quello che sarebbe accaduto da lì a qualche momento. 

Ordiniamo due bicchieri di vino, in fondo era quello che ci eravamo detti che avremmo fatto per rilassarci e quello era il momento. Poi altri due, ci raccontiamo un po’ di noi stessi. Non troppo quel giusto per aprirci e togliere un attimo di imbarazzo dalla situazione, ma senza svelarci troppo, in fondo è l’alone di mistero che ci ha portati qui. 

“Andiamo?”.

“Certo”.

Sento il cuore prendere a battere forte, sono come in una bolla, nulla di quello che mi sta succedendo è reale. Mi muovo cosciente di tutto senza esserne veramente in controllo. Sono un automa cosciente. Probabilmente mi sto proteggendo. 

Saldiamo il conto. Fianco a fianco ci muoviamo verso la mia macchina. 

Partiamo, in macchina la tensione è molto alta, non parliamo. Vedo che mi guardi, resto concentrato sulla strada, le uniche parole che proferisci sono per indicarmi la strada.

“Svolta a destra, poi subito a sinistra” 

“Ecco entra lì” 

“Vai avanti, poi puoi fermarti lì”

Ecco ci siamo. Spengo la macchina. 

“Eccoci, quindi lo facciamo sul serio?” ti chiedo non sapendo bene quale risposta aspettarmi o volere. Mi sorridi timidamente. “Già a quanto pare…” 

Per stemperare la tensione ti dico che ho bisogno un po’ di aria. Esco e tu poco dopo. Guardiamo il panorama, proprio bello come mi avevi detto. Da qui si vede la città, le luci nel buio offrono un vista strana a quello che è sotto di noi, riconosco alcune zone, sto immaginando la strada fatta fin qui curva dopo curva.

“Voglio essere chiaro, per me questa è un’avventura, nulla di più, una trasgressione e sono felice di viverla con te, ma non vorrei che…” 

Non mi dai il tempo di finire. 

Sei tu a fare la prima mossa, dove io sono titubante, tu sei decisa. Vuoi quel momento, vuoi me, vuoi il mio piacere. 

Mi prendi per un braccio e con decisione mi spingi contro la macchina, io non riesco a muovermi, non voglio muovermi. Mi tieni per i polsi e premi il tuo corpo contro il mio. Mi baci il collo, mi lasci andare e comincio ad accarezzarti, le mani vanno ovunque. Sui tuoi fianchi, sulla tua schiena, tocco i tuoi glutei con una mano e con l’altra ti accarezzo il collo. Mi prendi il labbro inferiore e me lo mordicchi tirandolo a te, mi guardi e sorridi. Riprendi a baciarmi il collo, poi il petto e scendi pian piano fino ad essere in ginocchio davanti a me. Con foga mi slacci la cintura e poi i pantaloni, mi baci il membro già duro sotto i boxer e poi me lo accarezzi, fino a liberarlo da quella prigione di stoffa. Lo guardi, lo accarezzi dolcemente, assaporando ogni istante. 

“Wow, non mentivi” mi dici. Poi lo baci sulla punta. Un bacio veloce, continui a carezzarlo su e giù lungo l’asta, decidi di leccarlo, dalla base verso l’alto e poi ancora e ancora. Finalmente apri la bocca e lo prendi. Sento il caldo della tua bocca, l’umidità che avvolge parte della mia asta. Cominci ad andare avanti e in dietro, la testa segue la mano, avanti e indietro, avanti e indietro. 

Nell’aria si sentono solo i miei gemiti di piacere estatico e i sordi rumori del tuo attento ed efficace lavoro. 

Sento il piacere crescere, tutto il mio essere si concentra sempre di più su di te. Comincio a tremare, il mondo si fa offuscato, onde di piacere cominciano a percorrermi il corpo. Una dopo l’altra sempre più vicine tra di loro e a intensità maggiore. Era da tempo che non provavo un’esperienza simile, un’estasi di piacere dove non esiste più nulla tranne quello.

Sento il mio corpo, cerco di avvertirti.

“Oddio, sto per… staccati, se vuoi…”. 

Con una mano tento debolmente di allontanarti. Non riesco a finire la frase, ne sortisco nessun effetto col mio gesto. Continui col tuo incessante lavoro e cominci ad accarezzarmi e a massaggiarmi anche la base del pene, giù fino ai testicoli. Sento che i tuoi gesti si fanno più veloci. Il risucchio più forte. Vuoi il mio piacere e stai facendo di tutto per assaporarlo.

Questa cosa mi fa eccitare al massimo.

Un lungo sospiro segna la fine dell’attesa e l’inizio del breve ma potente godimento. 

Uno, due, tre fiotti caldi ti invadono, resti attaccata a goderti il mio piacere e emetti qualche mugugno del tuo.

Finalmente ti stacchi, mi guardi dal basso, passi la lingua ancora qualche volta sull’asta e sulla punta a raccogliere le ultime gocce del mio piacere. Soddisfatta di sollevi da terra.

Io tremo ancora dal piacere, la mia mente è offuscata da tutto quanto vissuto.

Una volta ripreso, mi dai un bacio in fronte, come promesso, e con un leggera risata mi dici: “Ora tocca a te”.

Ti sorrido: “Puoi contarci”.

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